Sindaci italiani durante un incontro alla Camera dei deputati il 13 novembre 2017 (Camera dei deputati/Flickr)
Sindaci italiani durante un incontro alla Camera dei deputati il 13 novembre 2017 (Camera dei deputati/Flickr)

Una minaccia al giorno: 10 anni di Amministratori sotto tiro

Dal 2011 Avviso pubblico monitora gli episodi di intimidazioni a sindaci, amministratori, funzionari o dipendenti pubblici. Crescono gli avvertimenti via social, ma anche le aggressioni. Il fenomeno è sempre più diffuso al Nord

Giulia Migneco

Giulia MignecoResponsabile Ufficio stampa e comunicazione di Avviso Pubblico

14 ottobre 2021

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Sono sempre di più le intimidazioni che sindaci, amministratori locali, funzionari e dipendenti pubblici sono costretti a subire. Minacce tra le più diverse: si aggiungono quelle via social network, in crescita (dal 3 per cento del 2016 al 20 dello scorso anno), ma la maggior parte avviene nel “mondo reale”, con atti vandalici, incendi e danneggiamenti contro abitazioni o auto, oppure con aggressioni fisiche. Avvengono ovunque, al Sud come al Nord. Anzi, la fetta di casi registrati nell’Italia settentrionale è sempre più consistente, dal 20 per cento nel 2013 al 42,5 nel 2020. Sembra emergere inoltre una correlazione tra scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose e avvertimenti.

A 10 anni dal primo rapporto Amministratori sotto tiro, realizzato da Avviso Pubblico nel 2010, il quadro purtroppo è peggiorato. Se sommiamo i casi di minacce e aggressioni di questo lungo periodo superiamo le 4mila intimidazioni, in media più di una al giorno. Si tratta soltanto di alcuni dei trend di cui si parlerà in occasione della presentazione on-line della decima edizione del rapporto, il 4 novembre, alla presenza del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese.

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Dieci anni di ricerca e osservazione

“Non può esistere mafia senza rapporti con la politica, ma esiste una politica senza rapporti con la mafia”. Nacque pensando a questo assunto l’idea di redigere il rapporto di Avviso Pubblico Amministratori sotto tiro. Intimidazioni mafiose e buona politica, meditando sulle tante donne e i tanti uomini che quotidianamente si mettono in gioco per contribuire a governare le proprie comunità con trasparenza e legalità, non lasciandosi condizionare dal mafioso o dal potente di turno. L’obiettivo era dar conto da una parte dell’esistenza di una buona politica e dall’altra far emergere un problema: quello della sicurezza, personale e famigliare, di tanti amministratori locali che – operando con disciplina, onore e imparzialità, come previsto dalla Costituzione – ostacolano il malaffare e finiscono spesso per sentirsi soli. Questo è il fronte più esposto, quello dove chi rappresenta le istituzioni – sindaco, amministratore o funzionario pubblico – deve ogni giorno dare risposte a domande e a bisogni sociali diffusi, ma anche fronteggiare interessi economico-imprenditoriali guardando in faccia i propri interlocutori.

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Avviso pubblico voleva documentare e far conoscere quello che accade ogni anno al nostro Paese, raccontare la parte “pulita, onesta, buona, competente”

L’esperienza storica del nostro Paese ci dimostra che esistono casi di sovrapposizione tra interessi privati e pubblici, di saccheggio del territorio, di dissipazione delle risorse finanziarie e corruzione, di condizionamento esterno o addirittura criminale dell’attività politica e di governo. Per questo Avviso pubblico voleva documentare e far conoscere quello che accade ogni anno al nostro Paese, raccontare la parte “pulita, onesta, buona, competente” mettendo in risalto storie, nomi, luoghi e le tante intimidazioni che centinaia di uomini e donne della pubblica amministrazione subiscono perché impegnati a garantire il buon governo, la legalità, la giustizia sociale, spesso senza ricevere grandi remunerazioni.

La mappa e le storie degli amministratori sotto tiro

Il punto della situazione

Nei 10 anni di monitoraggio e di studio del fenomeno degli amministratori sotto tiro, Avviso pubblico ha registrato una serie di trend, tra cui:

  • raddoppio dell’incidenza dei casi al Centro-Nord: se nel 2013 l’incidenza sui casi totali era pari al 20 per cento, sette anni dopo ha raggiunto il 42,5 per cento;

  • intimidazioni più multiformi e diversificate: il tipo di minaccia storicamente più utilizzata – l’incendio di auto, case o altre proprietà – è calato mentre sono aumentate le aggressioni fisiche;

  • aumento di minacce e aggressioni anche al personale: gli amministratori locali – sindaci in primis – sono stati ogni anno i più bersagliati, ma è aumentato, in assoluto e in percentuale, il numero di minacce e aggressioni al personale della pubblica amministrazione, cioè dirigenti, dipendenti, personale delle società partecipate o agenti della polizia locale;

  • le campagne elettorali sono il periodo con più minacce e intimidazioni: i mesi che precedono le elezioni amministrative fanno costantemente registrare un picco di casi e sono il periodo più “caldo” per gli amministratori sotto tiro;

  • incremento dell’aggressività dei cittadini: una cattiveria crescente, che ha raggiunto il suo picco nel 2020, anche a causa della pandemia;

  • fenomeno in emersione: i casi di intimidazione erano 212 nel 2011 mentre negli ultimi cinque anni – dal 2016 ad oggi – superano i 400 casi di minaccia;

  • crescita della percezione del fenomeno: nel 2011 il fenomeno degli amministratori sotto tiro era sottovalutato sia a livello istituzionale, sia mediatico. Dieci anni di impegno hanno prodotto, tra le altre cose, una maggiore attenzione mediatica, una legge ad hoc e l’istituzione di un osservatorio specifico sotto l’egida del ministero dell’Interno.

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Tra i principali trend osservati emerge come le minacce via Internet nel corso del tempo siano diventate sempre più frequenti – siamo passati da un’incidenza sui casi totali di appena il 3 per cento nel 2016 a quasi il 20 per cento registrato lo scorso anno – ma, a differenza di quanto si possa immaginare, ancora oggi rappresentano un quinto del totale delle intimidazioni utilizzate. Le categorie preponderanti continuano ad essere quelle classiche: le aggressionie gli incendi che arrivano a raggiungere il36 per cento di casi nel 2020. Seguono minacce verbali e telefonate minatorie (12 per cento), lettere, biglietti e messaggi intimidatori (10), danneggiamenti (9), scritte offensive e minacciose (7), utilizzo di ordigni ed esplosivi (4), invio di proiettili (2), spari contro abitazioni ed automobili (1). Continua inoltre ad aumentare in maniera considerevole la frequenza delle intimidazioni al Centro-Nord con il 42,5 per cento del totale (198 casi censiti nel 2020), in crescita del 3,5 per cento rispetto al 2019.

Infine un dato al quale va prestata particolare attenzione è la correlazione tra intimidazioni agli amministratori locali e Comuni sciolti per mafia. In questi anni, in particolare dal 2016, Avviso pubblico ha iniziato ad analizzare in maniera più approfondita questi casi. Da questa esamina emergono due dati interessanti:

  1. Quasi il 15 per cento degli atti intimidatori censiti nel 2020 si sono verificati in 41 Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa;
  2. Considerando che, al 31 agosto 2021, i Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 sono stati complessivamente 266, quello che emerge è che negli ultimi cinque anni si sono verificati episodi di minacce nel 45 per cento di questi territori, nei confronti di funzionari pubblici chiamati a ricostruire la legalità.

Su questo va ricordato come il quinquennio 2016-2020 abbia visto decretare lo scioglimento di ben 84 enti locali, tra Comuni, municipalità e aziende sanitarie provinciali. Per riscontrare un numero così alto di scioglimenti, in un medesimo arco temporale, bisogna tornare ai primi anni di applicazione della legge (periodo 1991-1995), quando furono complessivamente 80.

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