Fuori dalla Fuoriconferenza, il 26 novembre 2021 a Genova
Fuori dalla Fuoriconferenza, il 26 novembre 2021 a Genova

Droghe, la conferenza nazionale rischia di essere un'inutile vetrina

La Fuoriconferenza teme che l'evento organizzato dal governo mantenga intatti molti tabù. "C'è un grande escluso: la legalizzazione della cannabis – ha dichiarato Ciotti –. Chiediamo la decriminalizzazione del consumo, la depenalizzazione dei reati più lievi, la revisione dell'intera normativa"

Redazione <br> lavialibera

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26 novembre 2021

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GENOVA - C’è il rischio forte che la legge sugli stupefacenti, alla fine, non cambi e che molti temi restino tabù. Il timore emerge dalla Fuoriconferenza “Stop war on drugs” di venerdì 26 novembre a Palazzo San Giorgio, a Genova, autoconvocata da una rete di associazioni alla vigilia della conferenza nazionale sulle droghe. Da dodici anni il governo non organizzava questo appuntamento che fa dialogare esperti di vario tipo e le ultime due conferenze organizzate, quella del 2005 a Palermo e quella del 2009 a Trieste, sono state “boicottate” da molto associazioni: “Le abbiamo disertate perché erano un insulto – ha ripercorso Susanna Ronconi, di Forum Droghe –. La prima preparava il varo della Fini-Giovanardi, la seconda il matrimonio sciagurato tra criminalizazione e patologizzazione”.

Susanna Ronconi
Susanna Ronconi

Per questo motivo “ci è sembrata coraggiosa come scelta quella di fare la conferenza in questo momento, ma rischia di essere un’occasione tendenzialmente persa rispetto a quanto dice la legge”, cioè “individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa”, ha detto Ronconi: “Per come è stata articolata, questa parte non c’è, al di là delle intenzioni della ministra”, Fabiana Dadone, che ha voluto rilanciare gli incontri. “Non convocare la conferenza nazionale per 12 anni è stato un atto criminale – ha dichiarato Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera –. Chi non l’ha fatto si porti sulla coscienza i morti e le fragilità”.

Per il ministro Dadone la Conferenza nazionale sulle droghe è una "occasione di riflessione indispensabile"

I due punti critici

Secondo la rappresentante del Forum Droghe, “per come sono state proposte le sette aree tematiche di lavoro (dei lavori preparatori alla conferenza, che verranno discussi nel week-end, ndr), ci è sembrato di trovare dei temi molto vecchi, come ad esempio identificare le politiche sulle droghe con le dipendenze. La legge vigente impatta sulla vita di milioni di persone che consumano sostanze in modo vario, gestendosi”, quindi senza esserne dipendenti. Il pensiero va alle sanzioni amministrative che gravano su chi viene trovato con quantità minime di droga, come la sospensione della patente o il permesso di soggiorno per gli stranieri.

Da sinistra, Domenico Chionetti della Comunità  di San Benedetto al Porto, con Luigi Ciotti del Gruppo Abele e Libera
Da sinistra, Domenico Chionetti della Comunità  di San Benedetto al Porto, con Luigi Ciotti del Gruppo Abele e Libera

Poi ci sono le conseguenze più gravi. “Questa legge non ha contribuito alla diminuzione del consumo, ma ha fatto aumentare processi e carcerazioni di tante persone; fallisce nel perseguire gli obiettivi sulla salute”, ha sintetizzato Ciotti. Per questo dopo 31 anni, la legge andrebbe rivista, ma la politica schiva il tema: “Gli unici interventi sono quelli extraparlamentari, come la sentenza Torreggiani della Corte europea dei diritti dell’uomo sul sovraffollamento delle carceri, o la sentenza della Corte costituzionale del 2014 che ha dichiarato illegittime alcune parti della legge Fini-Giovanardi”, quella che – in estrema sintesi – equiparava droghe leggere e pesanti.

Nonostante gli aspetti critici della conferenza nazionale sulle droghe, però, “molti esponenti della rete hanno partecipato ai tavoli tecnici – ha aggiunto Ronconi –. Personalmente penso che abbiamo fatto bene: all’inizio la riduzione del danno  (in breve, le pratiche finalizzate a ridurre i rischi per la salute, ndr) non c’era, come nelle conferenze del 2005 e del 2009. Sarebbe stato incredibile non parlarne”. E così si aspetta, vigili, l’appuntamento del weekend: “Come rete daremo una valutazione finale dopo i documenti e le dichiarazioni conclusive della ministra”.

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Il tabù della cannabis

Restano dei tabù. “C’è un altro grande escluso di cui tutto il mondo sta parlando: la legalizzazione della cannabis – ha posto al centro del dibattito Luigi Ciotti –. Non si può non discuterne e, in modo furbesco, metterlo da parte”. Dal fondatore del Gruppo Abele è arrivato uno sprone: “Chiediamo la decriminalizzazione del consumo, la depenalizzazione dei reati più lievi. Chiediamo che sia rivista l’intera normativa del 309/90 (il testo unico sulla droga, ndr) e che siano potenziate, qualificate e concesse le misure alternative al carcere”.

Il documento di analisi e proposte del Gruppo Abele per la VI Conferenza nazionale sulle dipendenze 

Franco Corleone ha ribadito la necessità di riformare il testo unico, in particolare nell’articolo 73 sul possesso di lievi entità: “Le forze dell’ordine prima arrestano e poi, durante il processo, si vedrà se è lieve entità. Nel frattempo le carceri si riempiono”. Corleone ha ricordato la proposta di legge di Riccardo Magi, deputato di +Europa (presente all’incontro): “Dopo la presentazione, un esponente della Lega ha presentato una controproposta per rendere la lieve entità più grave della normale fattispecie e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese aveva addirittura promesso la presentazione di un decreto legge per recepirlo”.

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“Certe proposte fanno fatica ad andare avanti e questo va detto non tanto per scoraggiarci – ha detto il politico nel corso del suo intervento –. C’è uno scollamento". Uno scollamento che la conferenza nazionale dovrà essere in grado di ridurre.

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