La ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, ha convocato la conferenza nazionale sulle droghe dopo 12 anni di stallo (Foto Angelo Carconi/Ansa)
La ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, ha convocato la conferenza nazionale sulle droghe dopo 12 anni di stallo (Foto Angelo Carconi/Ansa)

Per la ministra Dadone la Conferenza nazionale sulle droghe è una "occasione di riflessione indispensabile"

Il 27 e il 28 novembre l'evento che manca da 12 anni: "Doveroso aprire un dialogo basato sulla scienza e sulla statistica". Sette i macro-temi su cui 123 esperti presenteranno proposte al parlamento

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18 novembre 2021

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Dopo dodici anni di stallo, il prossimo week-end (27 e 28 novembre) a Genova ci sarà la Conferenza nazionale sulle dipendenze, un incontro tra esperti del settore che i governi italiani avrebbero dovuto convocare ogni tre anni. "Un’occasione di riflessione indispensabile per rimettere al centro la legislazione antidroga e il settore delle dipendenze, soprattutto i bisogni delle persone”, ha detto mercoledì mattina, davanti alla Commissione Affari sociali della Camera, Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili con la delega alle politiche di prevenzione, monitoraggio e contrasto alle droghe. Alla vigilia, il 26 novembre, molte organizzazioni si sono date appuntamento a un "Fuori-convegno" per poter discutere i temi rimasti fuori dal dibattito più istituzionale. 

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“A distanza di 31 anni è indubbio che siano avvenuti innumerevoli cambiamenti sia nel settore nel mondo delle illegalità, del narcotraffico e delle organizzazioni, ma anche innumerevoli cambiamenti nel settore dei servizi pubblici e del privato sociale”Fabiana Dadone - Ministra delle Politiche giovanili

Il testo unico sugli stupefacenti, datato 1990, prevede che “ogni tre anni” l’esecutivo convochi “una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza”. Non dovrebbe essere un incontro fine a se stesso perché “le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa”, dice la legge. “A distanza di 31 anni è indubbio che siano avvenuti innumerevoli cambiamenti sia nel settore nel mondo delle illegalità, del narcotraffico e delle organizzazioni, ma anche innumerevoli cambiamenti nel settore dei servizi pubblici e del privato sociale”, ha ricordato la ministra. C’è quindi bisogno di aggiornare norme e sistemi. “Penso che i problemi, nel nostro Paese, vengono troppo spesso accantonati sull’onda di altre emergenze e spesso si risponde alle stimolazioni delle associazioni e degli operatori del settore con soluzioni facili e senza poi riuscire ad affrontare in maniera complessa un fenomeno che deve essere visto sotto molti punti di vista – ha aggiunto Dadone davanti ai deputati –. Negli anni abbiamo assistito a molta propaganda a discapito purtroppo delle persone”.

Le richieste delle organizzazioni e delle associazioni

Da molti anni le realtà del settore chiedevano ai governi di convocare una nuova conferenza (l’ultima è stata fatta a Trieste nel 2009). Nel marzo 2020, dopo anni di silenzi da parte delle istituzioni, molte organizzazioni del terzo settore avevano programmato una conferenza autoconvocata, poi annullata causa Covid. In sintesi, la loro intenzione era denunciare come la politica e lo Stato non solo avessero ridotto gli stanziamenti a sostegno del trattamento delle dipendenze e delle persone che usano droghe, ma anche la creazione di norme più nocive che benefiche.

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Il percorso di preparazione

123 esperti hanno partecipato ai sette tavoli tematici per preparare la conferenza finale da cui usciranno critiche e proposte da inviare al parlamento

Nei mesi scorsi, dopo l’insediamento del governo Draghi, la ministra M5s ha rilanciato l’evento per favorire la ricerca di soluzioni per i problemi di un settore trascurato da tempo. “Confronto, coordinamento e partecipazione, nazionale e internazionale, sono state le pietre miliari del nostro percorso, iniziato diversi mesi fa. Molteplici protagonisti e voci talvolta contrapposte dipendenze: abbiamo lavorato all’insegna della partecipazione, della trasparenza, dell’inclusività e di un approccio evidence-based, basato sull’osservazione empirica e quindi sulla forza dei dati”, ha spiegato Dadone ai giornalisti.

Alla conferenza di fine novembre si arriva attraverso un percorso partecipativo. Dai primi di ottobre 123 esperti, rappresentanti delle istituzioni, società scientifica e civile, servizi per le dipendenze sia pubblici, sia privati, nelle loro varie anime, hanno discusso sette macrotemi (col coordinamento di sette esperti dell’ambito specifico) per poter elaborare delle critiche e proposte che verranno discusse nella due giorni conclusivi di questo percorso. Uno, il primo affrontato, riguarda la giustizia penale, prendendo in considerazione le misure alternative al carcere e le prestazioni sanitarie per i detenuti, dei quali una gran parte è in cella per reati connessi alle droghe e ha problemi di tossicodipendenza. Il secondo tema riguarda l’efficacia dell’azione di prevenzione e presa in carico precoce delle dipendenze patologiche e il terzo l’evoluzione delle dipendenze e le innovazione del sistema dei Ser.D. e delle comunità terapeutiche, seguito poi da appuntamenti sulla riduzione del danno, sul reinserimento socio-riabilitativo e occupazionale, sulla cannabis a uso medico e sulla ricerca scientifica nell’ambito delle dipendenze. “Secondo me è doveroso aprire un dialogo e un confronto basato non soltanto sulle prese di posizione personali, ma sulla scienza e sulla statistica – ha aggiunto Dadone –. Per questo auspico che il confronto sull’annoso problema delle dipendenze e della criminalità venga affrontato scevra da una presa di posizione precostituita”.

Cannabis a uso ricreativo, la grande assente

Nell'elenco dei temi si nota un'assenza importante. Manca un dibattito sulla cannabis a uso ricreativo, tema forse troppo divisivo: non rischia soltanto di innescare gli attacchi della destra, ma anche spaccature tra chi è favorevole a una legalizzazione e chi sostiene la depenalizzazione. Ci si aspetta che anche la conferenza di fine novembre e le sue conclusioni possano, una volta arrivate in parlamento, suscitare reazioni contrastanti tra le parti politiche che già ieri mattina, durante l'audizione in commissione, hanno lamentato uno scarso coinvolgimento nei lavori preparatori: "Il parlamento è il destinatario dei lavori della Conferenza nazionale sulle droghe", ha ricordato Riccardo Magi, deputato di +Europa. All'interno dello stesso governo, inoltre, anche la ministra Dadone rischia di rimanere isolata nella sua volontà di discutere e aggiornare il sistema.

Alla vigilia dell'evento istituzionale, il venerdì 25 al Palazzo San Giorgio di Genova, alcune organizzazioni come la Comunità di San Benedetto al Porto, fondata da don Andrea Gallo, Gruppo Abele, Libera, Antigone, Centro nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca), Forum Droghe, ItanRdd, ItanPud e altre ancora, si ritroveranno alla "Fuori Conferenza", chiamata “Stop war on drug: Facciamo la pace con le droghe e con chi le usa”, per approfondire temi come la riduzione del danno, il coinvolgimento dei consumatori nelle decisioni sui servizi o ancora il referendum sulla cannabis.

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