16 dicembre 2021
C'è un limite che sembra insormontabile anche per chi è abituato a saltare più in alto, a superarsi di volta in volta. Great Nnachi, nata a Torino nel 2004, quattro volte campionessa nazionale di salto con l'asta a livello giovanile, è una promessa dell'atletica italiana. Ma c'è un problema: sebbene sia nata e cresciuta in Italia, senza un forma (anche temperata) di ius soli, lei non ha la cittadinanza italiana e non gode di tutti i diritti dei suoi coetanei. Il presidente Sergio Mattarella, però, nel 2019 le ha assegnato un riconoscimento, quello di Alfiere della Repubblica, onorificenza che lei ha ritirato al Quirinale il 14 dicembre 2021. Motivazione? "Per le sue qualità di atleta, affinate pur tra difficoltà, e per la disponibilità che mostra nell’aiutare i compagni e nel collaborare alla formazione e all’allenamento dei più piccoli".
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"È un fenomeno. È una ragazza con delle qualità fuori dal comune"Luciano Gemello - Allenatore di atletica
"Le mie origini sono nigeriane. Mia madre e mio padre sono nati in Nigeria, però mia madre 25 anni fa è venuta qua e quindi io sono nata qua", racconta a lavialibera. Ha perso il papà quando lei aveva cinque anni e crescendo ha iniziato a dare una mano alla madre per accudire il fratello più piccolo di quattro anni, Mega Anthony, che gioca nelle giovanili della Juventus.
Lei si è avvicinata all'atletica per caso, con la scuola, quando il suo talento viene notato da Luciano Gemello che la porta a entrare nel Cus Torino. "È un fenomeno. È una ragazza con delle qualità fuori dal comune", racconta lui. I risultati si vedono presto e sono sorprendenti. Nell'agosto 2019 salta 3,80 metri e batte il record della categoria cadetti e qui sorge il primo problema: siccome non ha la cittadinanza italiana, non può essere considerato il nuovo record italiano di categoria. Per sanare questa situazione è intervenuto il consiglio della Federazione italiana di Atletica leggera (Fidal), aggiornando il proprio regolamento e consentendo così anche ad atleti stranieri ma residenti in Italia, tesserati per una società italiana e che frequentino scuole italiane, di veder riconosciuta la propria prestazione al pari degli altri atleti del nostro Paese.
"Ci dispiace un po’ non poter essere considerati come i nostri amici italiani perché abbiamo fatto tutte le loro stesse cose. Siamo come loro e ci sembra strano che una cittadinanza ci divida così"Great Nnachi - Campionessa di atletica
Questo ostacolo, però, resta quando ambisce a competere nelle gare internazionali: "Ho fatto il (risultato) minimo per i campionati europei e anche per i mondiali, però purtroppo quest’anno non ci sono potuto andare perché non ho la cittadinanza italiana – racconta la giovane –. Non posso fare né gli europei, né i mondiali, nient’altro che non siano i campionati italiani". "Lei oggi è riconosciuta dalla Iaaf (la federazione internazionale dell'atletica, ndr) come atleta italiana ma l’Italia non la riconosce come italiana e quindi il grandissimo problema è che non può gareggiare rappresentando il suo paese, quello di nascita, quello in cui ha vissuto, il suo vero paese. Non può vestire la maglia della nazionale italiana. Quindi è relegata a fare le gare qui". E questo, per lei, significa non poter dare il massimo: per come funziona la sua disciplina, Great Nnachi inizia a gareggiare quando le sue avversarie hanno raggiunto la loro altezza massima, quindi le basta un salto fatto bene per vincere.
La carriera di molti giovani atleti di origine straniera dipende dalla cittadinanza
Il suo allenatore, con gli anni, è diventato per lei un secondo padre e la sostiene: "Ho provato a fare un po’ di tutto, poi ho scritto direttamente al presidente della Repubblica. Tutti mi prendevano in giro: 'Figurati se Mattarella sta ad ascoltare te'. Ho scritto una
lettera in cui spiegavo che chiedevo se in qualche modo si potesse avere la cittadinanza italiana per Great per un motivo molto semplice, perché Great è italiana. Le ha dato, per meriti, un'onorificenza molto importante, quella di Alfiere della repubblica, una onorificenza
molto bella che Great si porterà per tutta la vita, ma che non le sblocca questa situazione annosa che è quella di riuscire a gareggiare".
"Adesso è un po’ più grande, riesce a capire di più. A 17 anni è molto più consapevole di quello che stiamo facendo, però prima è stato davvero molto molto difficile spiegarle e farle capire che c’erano delle regole per le quali lei non poteva gareggiare con le sue
compagne. È stato molto difficile", conclude Gemello. In Italia sono molti i giovani di origine straniera che, sebbene nati o cresciuti in Italia, sono senza cittadinanza. Lo sport è un ambito in cui le differenze emergono con chiarezza. "Ci dispiace un po’ non poter essere considerati come i nostri amici italiani perché abbiamo fatto tutte le loro stesse cose. Siamo come loro e ci sembra strano che una cittadinanza ci divida così", conclude Great.
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