Cingolani incontra Xr, ma lo sciopero continua

Gli attivisti di Extinction rebellion in sciopero della fame riescono a parlare col ministro della Transizione ecologica, ma chiedono un incontro pubblico che coinvolga anche il premier Draghi. "Cingolani ha assicurato che il governo ha come priorità una transizione equa sul fronte ambientale e sociale", informa il dicastero, ma gli attivisti chiedono assemblee cittadine con potere deliberativo

Ylenia Sina

Ylenia SinaGiornalista

17 febbraio 2022

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Al nono giorno di sciopero della fame, l’incontro tra gli attivisti di Extinction Rebellion e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, c’è stato. La protesta non violenta, però, proseguirà. “Le ragioni rimangono invariate: il ministro si è detto disponibile a partecipare a un confronto pubblico, ma che spetta al premier Mario Draghi decidere se e quando potrà avvenire. Fino a che non otterremo quello che chiediamo, o fino alla nostra ospedalizzazione, proseguiremo lo sciopero della fame a oltranza”, spiega Laura Zorzini, 26 anni, seduta a terra fuori dall’ingresso della sede del ministero che sorge lungo la via Cristoforo Colombo, a Roma. Laura è una dei tre attivisti della campagna "Ultima Generazione - Assemblee cittadine ora!", avviata a dicembre dal movimento ambientalista per chiedere un incontro pubblico con il presidente del Consiglio Draghi e con i ministri Cingolani, Stefano Patuanelli (Politiche agricole), Mara Carfagna (per il Sud), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Andrea Orlando (Lavoro e politiche sociali). Un incontro durante il quale il governo dovrebbe illustrare “i provvedimenti urgenti e necessari che sta attuando, o non attuando, per fronteggiare la crisi eco-climatica” con l’obiettivo di informare la popolazione “sulla gravità della situazione”. Gli attivisti chiedono anche l’istituzione di un’assemblea cittadina con potere deliberativo in merito alle politiche necessarie alla transizione ecologica.

L’incontro con Cingolani è arrivato dopo più di una settimana, durante la quale gli attivisti hanno manifestato sedendosi a terra con cartelli e striscione davanti all’ingresso del ministero o nelle principali piazze di Roma, venendo ripetutamente sgomberati dalle forze dell’ordine e portati in questura. Come condizione per il confronto, Cingolani aveva chiesto le scuse per l’azione del 2 febbraio, quando alcuni muri esterni e corridoi e porte interne del ministero erano stati imbrattati di vernice rossa e gialla. Nonostante gli attivisti abbiano rispedito per giorni questa richiesta al mittente, considerata “paternalistica”, il dispiacere manifestato nei confronti dei dipendenti che si sono spaventati il giorno del blitz è stato un passo avanti sufficiente per aprire il confronto.

Quando ci sarà una data, Cingolani non si sottrarrà al confronto così come già accaduto con altri movimenti per il clima

L’incontro si è svolto intorno alle 13.30 di mercoledì 16 febbraio, a porte chiuse e senza cellulari. Dal ministero hanno confermato la disponibilità di Cingolani a un incontro pubblico, ma non a fissare i termini dell’appuntamento in quanto gli attivisti chiedono un coinvolgimento di Draghi e quindi spetta al premier definirlo. Quando ci sarà una data – questa la posizione che arriva dal ministero della Transizione ecologica – Cingolani non si sottrarrà al confronto così come già accaduto con altri movimenti per il clima. Scrive in una nota il ministero: "Cingolani ha assicurato ai ragazzi che il governo italiano ha come priorità quella di una transizione equa sul fronte ambientale e sociale, come dimostrano anche gli impegni assunti in ambito internazionale, e ha ribadito di essere al lavoro in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Il ministro ha dato ai giovani la disponibilità per un ulteriore incontro in futuro, ma sempre sulla base di un dialogo civile e non violento", hanno scritto riferendosi a quanto accaduto il 1 e il 2 febbraio. Il ministro, conclude la nota, "ha auspicato un confronto basato su dati riconosciuti dalla comunità scientifica, fermo restando che è il parlamento il luogo in cui siedono i rappresentanti dei cittadini, viene portato avanti il dibattito democratico e si decide a maggioranza". 
Gli attivisti non sono soddisfatti e hanno ritenuto la decisione di Cingolani "uno scaricabarile". Lo sciopero è stato quindi confermato a oltranza.

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“Il ministro mi ha definito una ragazzina con manie di gigantismo ipertrofico perché ho osato indicare delle priorità nella sua agenda"Laura Zorzini - Attivista di Extinction Rebellion

Laura commenta così: “Il ministro mi ha definito una ragazzina con manie di gigantismo ipertrofico perché ho osato indicare delle priorità nella sua agenda. Ho trovato davanti a me una persona molto nervosa, molto arrabbiata, forse anche con se stessa, molto in crisi, segno che di fatto lo sciopero che portiamo avanti risulti estremamente scomodo”. Le condizioni di salute di Laura sono le più critiche tra i tre gli scioperanti, per via di sei patologie rare che ha sviluppato in seguito a una meningite. Una “disabilità invisibile” che le causa un dolore cronico. Domenica scorsa è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma in codice giallo perché la sua pressione era troppo bassa. Laura, però, è decisa a continuare. “Il mio corpo racconta cosa significa la sofferenza che le persone dovranno provare a causa del collasso climatico se non verranno prese misure adeguate”, dice invitando a non identificare la campagna Ultima generazione solo con la sua persona.

“L’attenzione mediatica verso il nostro sciopero mi ha fatto pensare a quante persone nei prossimi anni resteranno senza cibo"Beatrice - Attivista in sciopero della fame

Laura è in sciopero della fame insieme a Peter, 36 anni, e Beatrice, 28. Anche loro da nove giorni bevono solo acqua, tisane, vitamine e sali minerali, anche se il loro corpo è più forte e sta reagendo meglio. Al centro c’è l’allarme per le conseguenze dei cambiamenti climatici. “L’attenzione mediatica verso il nostro sciopero mi ha fatto pensare a quante persone nei prossimi anni resteranno senza cibo o con un solo pasto al giorno. Spero che quel che sta succedendo al mio corpo faccia riflettere su questo messaggio”, spiega Beatrice.

Con il passare dei giorni, è cresciuta la solidarietà nei confronti della protesta. Il percorso è stato affiancato dalla campagna Giudizio Universale, che ha visto una serie di realtà ambientaliste e singoli cittadini fare causa allo Stato per l’impegno insufficiente in tema di riduzione delle emissioni clima-alteranti, dal Comitato politici per caso e da Invisibili in movimento. Tra coloro che si sono presentati al sit in ci sono Angelo Bonelli portavoce di Europa Verde insieme al deputato Cristian Romaniello che ha affermato: “Ci vuole tanta consapevolezza per cercare di unirsi e spero che attraverso i mezzi messi a disposizione dalla democrazia si arrivi, con riforme rapide, a raggiungere gli obiettivi”. Il gruppo parlamentare Facciamo Eco ha invece presentato un’interrogazione alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, per “chiarimenti in merito ai comportamenti delle forze dell’ordine nella limitazione dell’esercizio pacifico della libertà di riunione e di manifestazione verso Extinction Rebellion”. In particolare, tutti gli attivisti che da dicembre hanno protestato con blocchi stradali sono stati raggiunti da fogli di via con obbligo di allontanamento da Roma, hanno ricevuto denunce e sono stati portati in questura a ogni nuova azione. Sono pronti a fronteggiarne altre. “Non ci fermeremo – conferma Peter –. Vogliamo discutere in maniera pubblica e vogliamo che si capisca la gravità della crisi”. 

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