Juan Perea Gomez, coltivatore di frutti tropicali nella regione di Malaga (Spagna), è preoccupato dalle conseguenze della crisi climatica sulla sua attività (Foto Graziana Solano)
Juan Perea Gomez, coltivatore di frutti tropicali nella regione di Malaga (Spagna), è preoccupato dalle conseguenze della crisi climatica sulla sua attività (Foto Graziana Solano)

Malaga, capitale europea dei frutti tropicali, muore di siccità

La provincia di Malaga, nel sud della Spagna, è la maggiore produttrice di avocado e mango di tutta Europa. Ma tra siccità estrema, temperature record e uso incontrollato delle risorse d'acqua, oggi rischia il collasso idrico mentre gli agricoltori locali temono solo il peggio

Graziana Solano

Graziana SolanoGiornalista freelance

4 agosto 2023

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“L'acqua è finita. Pensavo di essere libero, ma la terra non ti rende libero. Io sono solo uno schiavo della terra, schiavo di chi mi sta ogni giorno col fiato sul collo”. Juan Perea Gomez, agricoltore di 61 anni, fuma una sigaretta e pensa a come la siccità ha cambiato la sua attività, la coltivazione di mango. “L'unica libertà che mi resta oggi è questa”, confessa facendo cenno alla battigia, dove il Mediterraneo tocca la costa di Almayate, piccolo villaggio della provincia di Malaga, nel sud della Spagna, dove è nato e cresciuto. Figlio di un piccolo agricoltore, lavora nei campi da quando era bambino e da quaranta anni coltiva questi frutti esotici: “Sono stato tra i primi a piantare mango qui nell'Axarquía. Andava tutto bene, poi tutto è cambiato”.

Malaga, in Andalusia, è oggi la provincia che produce la maggiore quantità di avocado e mango di tutta Europa. Una delle sue nove comarcas, l’Axarquía, piccola regione montuosa stesa nella parte più orientale della provincia, è il centro di un mercato che nel giro di cinquant’anni ha cambiato progressivamente i paesaggi, trasformando quest’area da terra di scarsa resa a paradiso fertile per i frutti tropicali. Un miracolo economico e occupazionale entrato in crisi in qualche decennio. Già a maggio le risorse idriche locali erano arrivate al loro minimo storico.

Per la Spagna il 2023 è e sarà di fatto un anno faticoso. Dopo aver dichiarato emergenza climatica tre anni fa, quest’anno si è ritrovata a vivere il mese di aprile più caldo della storia del paese, una siccità estrema e una crisi idrica senza precedenti che sta colpendo gran parte delle campagne. Mentre il governo centrale e la Giunta di Andalusia hanno approvato piani di emergenza per un totale di oltre due miliardi di euro, per gli ecologisti e le organizzazioni agricole si sta agendo troppo tardi o persino in direzione contraria.

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“Anche se la coltivazione del mango richiede meno acqua si tratta comunque di una quantità insostenibile per le risorse della regione. Tutto è accaduto senza alcun controllo sulla quantità di alberi piantati, di acqua utilizzata e sui metodi applicati per ottenerla”Rafael Yus Ramos - Presidente del Gabinete de estudios de la naturaleza de la Axarquia

“Ho cominciato come tutti qui, coltivando pomodori, patate, canne da zucchero, ma nessuno riusciva a vivere di questo – racconta Perea, mentre sta seduto al chiringuito El Hornillero, il bar sulla spiaggia che ha lasciato in gestione alla figlia –. A un certo punto tutti hanno abbandonato i loro campi, se ne sono andati a lavorare altrove. Si moriva di fame, il campo non rendeva. Solo in pochi abbiamo resistito, per amore della nostra terra”. Visto il clima favorevole, Perea e alcuni altri hanno pensato che coltivare mango e avocado sarebbe stata la loro fortuna. E così è stato. Nella provincia di Malaga c’è chi, come Perea, grazie alla coltivazione di frutti tropicali ha potuto sfamare la propria famiglia, comprare la prima lavatrice, una macchina, pagare gli studi ai figli. Avere una vita dignitosa.

Poi è arrivata la crisi finanziaria del 2008 e “alcuni hanno cominciato a notare che in Europa la domanda dell'avocado non smetteva di crescere. Lo volevano per le alte cucine, lo volevano perché i nutrizionisti dicevano che faceva bene”, spiega Perea. Quello dei frutti tropicali diventa quindi il nuovo mercato sicuro su cui investire, ma anche su cui speculare.

Nel giro degli ultimi quindici anni è scoppiata quella che gli esperti locali chiamano la burbuja, la bolla dei frutti tropicali, un’immensa distesa di campi d’avocado e mango che starebbe trascinando la zona al collasso idrico. Rafael Yus Ramos, presidente del Gabinete de estudios de la naturaleza de la Axarquía (Gena-ecologistas) conosce bene la storia di come tutto ha avuto inizio, ma anche del seguito che ha avuto fino a oggi. Nel 1986 con l’approvazione del primo e unico piano di irrigazione di tutta la regione, nasce l’Embalse de la Viñuela, il lago artificiale più importante di tutta l’Axarquía malagueña, la principale risorsa idrica da cui oggi dipende l’intera area, sia per l’uso umano, sia per quello agricolo.

Tutto procede bene, la regione cresce economicamente e insieme a lei la superficie di avocado, finché nel 2008 “diversi investitori, anche con l’aiuto di prestiti bancari, intravedono nel mercato europeo una grossa opportunità per fare soldi”, spiega Yus. Si iniziano così a piantare ettari ed ettari di avocado da esportare in tutta Europa, con oggi in testa la Francia (44%), i Paesi Bassi (19%) e la Germania (9%).

Nel frattempo nascono anche le grandi imprese locali di frutti tropicali, che da una parte hanno portato ricchezza e dall’altra hanno contribuito alla crisi idrica. Si stima infatti che servano circa 70 litri di acqua per far crescere un singolo avocado, 14 volte quelli che occorrono per un pomodoro, e in Andalusia non cade di certo la stessa quantità di pioggia che cade nei paesi originari dei frutti tropicali. “Anche se la coltivazione del mango richiede meno acqua – continua Yus – si tratta comunque di una quantità insostenibile per le risorse della regione. Tutto è accaduto senza alcun controllo sulla quantità di alberi piantati, di acqua utilizzata e sui metodi applicati per ottenerla”, sottolinea l’ecologista, mentre ricorda l’analisi satellitare del 2017 tramite cui Gena aveva scoperto come il limite originario posto alla superficie coltivabile era già stato superato di gran lunga, fatto davanti al quale la Giunta dell’Andalusia si è sempre voltata dall’altra parte.

Oggi in Europa la quasi totalità delle esportazioni di avocado dalla Spagna appartiene di fatto all’Andalusia (84%, qui i dati) dove più della metà della superficie coltivata si concentra nella provincia di Malaga con oltre 7500 ettari, seguita da Granada (oltre 2700). La coltivazione del mango occupa invece più di 5mila ettari in tutta l’Andalusia, di cui il 90 per cento nella provincia malagueña (i dati qui). In totale nella provincia di Malaga sono circa 12mila gli ettari coltivati di frutti tropicali, ma il piano idrologico originario ne prevedeva al massimo 8mila ettari. Le scarse precipitazioni e il caldo record dell’ultimo periodo di certo poi non aiutano a migliorare una situazione già critica.

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Il bacino idrico artificiale chiamato Embalse de la Viñuela è stato molto importante per le coltivazioni di frutti tropicali che hanno rilanciato l'economia nel Sud della Spagna, ma soffre la crisi idrica (Foto Graziana Solano)
Il bacino idrico artificiale chiamato Embalse de la Viñuela è stato molto importante per le coltivazioni di frutti tropicali che hanno rilanciato l'economia nel Sud della Spagna, ma soffre la crisi idrica (Foto Graziana Solano)
"Se prima spendevo ventimila euro all’anno e ne guadagnavo settanta, ora ne spendo diecimila e non ne ricavo niente”Juan Perea Gomez - Coltivatore di mango

Già a maggio tutti parlavano della mancanza di acqua in provincia di Malaga. L’Embalse de la Viñuela, il bacino artificiale a trenta minuti di macchina a nord di Almayate,si presenta come uno specchio d’acqua di 170 ettometri cubi ridotto a meno del 10 percento della sua capacità totale, dove gran parte del suolo sommerso è oggi una passerella su cui camminare su cui è persino cresciuta nuova vegetazione. Già nel 2022 è stato dichiarato morto, mentre quest’anno ha toccato un livello mai raggiunto nei suoi trentasette anni di vita.

Per la provincia di Malaga, ritenuta capitale europea nella produzione di avocado e mango, soddisfare un mercato in continua crescita non sarebbe stato possibile con i soli bacini idrici esistenti. E così ne sono stati creati alcuni illegali. Lo conferma la recente operazione della Guardia civile nell’Axarquía malagueña avvenuta a metà maggio: su 299 pozzi ispezionati, più di 250 erano illeciti. Quattro anni fa la Guardia civile locale aveva ricevuto una denuncia per uso fraudolento di acqua da parte di agricoltori locali. Negli anni successivi, di denunce ne sono arrivate altre: in totale si stimano oltre 26 milioni di metri cubi di acqua ricavata illecitamente e circa 10 milioni di euro di danni al Servicio de dominio público hidráulico, senza contare i danni ai coltivatori rimasti con pozzi secchi e campi inariditi.

Percorrere la strada che porta al lago della Viñuela significa attraversare terreni simili a quelli che si incrociano lungo il tratto della Costa del Sol, che da Almayate porta a Triana (de Velez), cittadina dalle casette bianche con le porte e finestre blu oltremare, a poco più di 15 chilometri a nord di Almayate. Molti dei campi sono già secchi, alcuni hanno il fogliame nerastro bruciato dal sole, ad altri è stato sfoltito per far sì che necessitino di meno acqua.

A Triana sono stati piantati i primi mango della zona “e tra i primi a farlo c’ero anch’io”, racconta Perea mentre imbocca la linea d’asfalto che porta ai suoi due ettari di terra. Al campo ormai va ogni due o tre giorni, “ché tanto lavoro da fare non ce n’è. Ho sempre avuto due persone che lavoravano con me, ma ho dovuto mandarli via – racconta –. Se prima spendevo ventimila euro all’anno e ne guadagnavo settanta, ora ne spendo diecimila e non ne ricavo niente”.

Perea dei pozzi illegali non vuole neanche starne a parlare: “Se ci sono e aumentano è solo colpa della politica che non fa il suo lavoro. Guarda qui”, dice aprendo il pozzo di cui dispone come ogni agricoltore autorizzato. È vuoto. “Ma io da solo non faccio niente. Noi del settore primario dovremmo unirci, senza nessun intermediario, ma hanno tutti paura – continua –. Pensano che io non abbia niente da perdere. Sono tutte sciocchezze”.

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In attesa di una risposta dalla politica

"Già dall’anno scorso il prezzo del mango è crollato perché adesso non riesce neanche a raggiungere la sua dimensione naturale. La prossima stagione sarà disastrosa"Maria Angeles Lozano Fernandez - Membro della Coag, organizzazione di agricoltori

Intanto, secondo il presidente di Gena, la politica starebbe andando in direzione contraria. “Durante la campagna elettorale sono venuti qui a dire ‘vi daremo più acqua, vi aiuteremo’, ma questo non farà altro che peggiorare una situazione già al limite. Qui alcuni stanno già piantando nuovi alberi perché pensano che presto arriverà più acqua”.

L’ultimo e terzo decreto contro la siccità approvato a fine aprile da Juan Manuel Moreno, presidente della Giunta dell’Andalusia, stanzia 163 milioni di euro per la costruzione di nuove infrastrutture idriche e in aiuti al settore primario. Secondo molti, però, il problema sarebbe la gestione e il controllo sull’uso dell’acqua che in alcuni casi avrebbe significato anche la rivendita illegale. “E allora a cosa serve dare più acqua se tra anni si tornerà al punto di partenza?”, si chiede Yus.

Secondo María Ángeles Lozano Fernández, membro della Coordinadora de organizaciones de agricultores y ganaderos (Coag), la più antica organizzazione spagnola che difende i diritti degli agricoltori e allevatori, è un provvedimento utile ma arrivato tardi. “Io qui a Malaga rappresento gli agricoltori di frutti tropicali, io stessa ho un campo di avocado e mango nell’Axarquía, ma già dall’anno scorso il prezzo del mango è crollato perché adesso non riesce neanche a raggiungere la sua dimensione naturale. La prossima stagione sarà disastrosa, anche per l’avocado”.

Il presidente andaluso Moreno ad aprile ha annunciato possibili restrizioni di acqua a partire da settembre che colpirebbero anche il settore agricolo. Davanti alle accuse del settore primario, si è difeso puntando il dito contro il primo ministro Pedro Sanchez che “delle risorse idriche dell’Andalusia avrebbe avuto competenza sul 67 percento”, come ha detto di recente accusandolo di essersi disinteressato a un problema che la regione vive da anni, ben prima della crisi climatica. Tuttavia, le opere già approvate dalla Giunta regionale con i due decreti precedenti, con una mobilitazione di 300 milioni di euro totali, sarebbero ancora incomplete. 

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