Montagne. Foto: Pixabay
Montagne. Foto: Pixabay

Siccità, gli invasi non sono la soluzione

A causa della crisi climatica, le montagne trattengono sempre meno acqua. Più che misure tampone, serve fermare le emissioni di gas serra

Antonello Pasini

Antonello PasiniFisico climatologo del Cnr

28 aprile 2023

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In Italia si parla costantemente di siccità, soprattutto al Nord e in pianura Padana. In effetti la situazione che si è venuta a creare negli ultimi due anni è estremamente critica, con impatti pesanti su territori, ecosistemi e sulle attività produttive, prima fra tutte l’agricoltura.

Nella narrazione di questa emergenza, però, si omette il quadro più generale che sottende al fenomeno dal quale non si può prescindere, se non si vuole che in futuro le nostre azioni risultino inefficaci.

In arrivo super sanzioni per gli ambientalisti 

Premesso che le risorse idriche per la pianura padana vengono più dal contributo della neve che da quello della pioggia, la situazione attuale è ben esemplificata dalla figura a pagina 52, che mostra l’equivalente in acqua stoccato nella neve delle montagne, che contribuiscono a riempire il fiume Po tramite i suoi affluenti. La figura mostra un’anomalia fortissima nell’ultimo biennio, che non può essere considerata una semplice fluttuazione rispetto alla normalità, ma è l’accentuarsi di una tendenza già vista in precedenza: ci sono stati più anni siccitosi negli ultimi 15 rispetto ai 50 precedenti.

È ovvio che per contrastare questa situazione occorre adattarsi, ma attenzione: l’adattamento – ad esempio con la costruzione degli invasi – ha dei limiti e può influire negativamente su altri fenomeni, ad esempio l’intrusione del cuneo salino – l’ingresso dell’acqua di mare verso l’entroterra – alla foce del Po.

Mezzi bellici, carburanti e distruzioni peggiorano la crisi climatica, che a sua volta può innescare ulteriori conflitti o aggravare quelli in corso

Con il riscaldamento globale sul versante italiano delle Alpi nevicherà meno e a quote più alte. I ghiacciai, destinati a ritirarsi, non sono in equilibrio con la temperatura media attuale, ma stanno ancora rispondendo al riscaldamento degli ultimi decenni. Di conseguenza, anche se la temperatura media rimanesse invariata, perderebbero il 30 per cento circa della loro superficie e del loro volume. Un fatto inevitabile: non resta che adattarci a questa situazione.

Qualora, invece, si avverasse lo scenario business as usual – ossia continuando a inquinare – i ghiacciai perderebbero il 90 per cento di superficie e volume e in quel caso adattarsi sarebbe impossibile. Dobbiamo dunque evitare gli scenari peggiori con la mitigazione, riducendo e infine fermando le emissioni di gas serra. La soluzione del problema sta nel guardare al quadro generale, non nell’ometterlo.

Da lavialibera n°20

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