Aggiornato il giorno 19 gennaio 2024
[Aggiornamento del 19 gennaio 2024: La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva, giovedì 18 gennaio 2024, il disegno di legge promosso dal governo per inasprire le sanzioni contro i cosiddetti "ecovandali", con multe più salate e il rischio di finire in carcere per chi imbratta, deturpa o danneggia opere d'arte, monumenti e palazzi. Leggi di più]
Fino ad un anno di carcere per chi imbratta opere d’arte, monumenti o edifici pubblici. La proposta, depositata lo scorso novembre dal senatore della Lega Claudio Borghi è stata incardinata in questi giorni nella commissione Giustizia di Palazzo Madama. Sempre negli ultimi giorni è arrivata anche la proposta del deputato di Fratelli d’Italia Marco Lisei che prevederebbe, in questo caso, addirittura fino a tre anni di carcere. Il consiglio dei ministri di martedì 11 aprile valuterà invece l'introduzione di multe salatissime, da 20mila a 60mila per chi "rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici", più lievi (da 10mila a 40mila) per chi "deturpa o imbratta".
Con ogni evidenza – anche per stessa ammissione dei presentatori delle due proposte parlamentari – queste modifiche normative vogliono andare a colpire direttamente gli attivisti per il clima, in particolare quelli di Ultima Generazione, che da tempo cercano di attirare l’attenzione sul drammatico effetto dei cambiamenti climatici gettando vernice (o altre sostanze) su opere d’arte o edifici. Le ultime due azioni, quelle su Palazzo Vecchio a Firenze e sulla Barcaccia, la fontana che si trova in piazza di Spagna a Roma.
Così la polizia criminalizza gli attivisti del clima
Di fronte a questi fatti generalmente la condanna è stata unanime e, da tempo, i partiti di governo e alcuni ministri hanno chiesto che venissero introdotte pene che punissero, anche con il carcere, questi giovani attivisti. Ancora una volta, era stato così anche per il decreto anti-rave, si percorre la via penale per rispondere a un fenomeno che richiederebbe, invece, altri tipi di approccio. Anche perché, ad oggi, vale la pena sottolinearlo, nessuno dei monumenti, delle opere, o degli edifici attaccati, ha subito danni permanenti e, dopo piccole operazioni di manutenzione (abbiamo visto probabilmente tutti il sindaco di Firenze Dario Nardella impegnato in prima persona in una di queste), tutto è stato correttamente ripristinato. Nel caso dei quadri, ad evitare ogni possibile danneggiamento, ci sono state le teche di vetro che proteggono i dipinti da qualsiasi tipo di inconveniente.
Del resto, se non fosse stato così, gli attivisti per il clima sarebbero già stati perseguiti. Gli articoli 518-duodecies e 635 del codice penale, che rispettivamente la proposta Borghi e quella Lisei intendono modificare (ampliandoli), prevedono già infatti pene severe, da due a cinque anni il primo, da sei mesi a tre anni il secondo. In tal senso queste proposte sono una pericolosa escalation che punisce non il danno in quanto tale (anche perché, come abbiamo appena detto, di danni fino ad oggi non ce ne sono stati), ma la stessa forma di lotta che – giusta o sbagliata che sia – è stata scelta. Un’escalation aggravata in particolare dal secondo comma della proposta Borghi, ovvero l’arresto in flagranza. Una misura enorme e sproporzionata per un comportamento che non ha alcun tipo di pericolosità sociale e che avrebbero solo il merito di criminalizzare dei ragazzi, andare ad ingolfare i tribunali di ulteriori processi e potenzialmente le carceri che, ormai da tempo, vivono una situazioni endemica di sovraffollamento (oggi superiore al 110%), sottolineata negli ultimi giorni anche da due distinti rapporti del Comitato per la prevenzione della portura (Cpt) del Consiglio d’Europa e della commissione Libe del Parlamento europeo. Così come sproporzionato appare l’utilizzo del Daspo, previsto nel disegno di legge Lisei, per allontanare dalle città gli attivisti che prendono parte a queste azioni.
Giovani ambientalisti perseguitati. Chi li ascolta?
Il giurista Luigi Ferrajoli teorizza il diritto penale minimo: il sistema penale dovrebbe perseguire i reati che offendono i beni e i valori giuridici a cui la Costituzione dà maggior valore, non singoli fenomeni sociali
Il giurista Luigi Ferrajoli, nella sua teorizzazione sul diritto penale minimo, sottolineava come proprio il sistema penale dovesse essere utilizzato solo per perseguire i reati che offendono i beni e i valori giuridici a cui la Costituzione attribuisce maggior valore, e con pene mai sproporzionate rispetto ai beni e ai valori offesi, allo scopo di ridurre la compressione dei diritti nella società. Nei primi mesi di questo governo stiamo invece assistendo a un approccio opposto. Si stanno creando nuovi reati ad hoc, frutto di manifestazioni che possono essere più o meno estemporanee, con pene in molti casi sproporzionate. Il sistema penale, tuttavia, al di là della riflessione di Ferrajoli, dovrebbe avere una propria coerenza e ratio, delle finalità specifiche, non inseguire i singoli fenomeni sociali che di volta in volta possono presentarsi. Il rischio, denunciato da molti studiosi, è altrimenti una sua incontrollata espansione.
Oggi, come abbiamo visto, esistono già norme per perseguire chi distrugge un’opera o un bene artistico prezioso. Ampliare l’impatto penale anche a delle ragazze e ragazzi che protestano, senza violenza e senza creare danni a cose o persone, è una forzatura che in qualche modo spaventa, proprio per l’uso che si fa dello strumento penale.
"I musei si considerano spazi di ispirazione e di riflessione sul nostro essere e hanno quindi il potenziale per influenzare positivamente le nostre azioni future rendendo più visibili i fenomeni sociali. In questo senso, ci dichiariamo solidali con gli obiettivi del movimento per il clima”Hans-Peter Wipplinger - Direttore del Leopold Museum di Vienna
Nel novembre scorso, alcuni attivisti di Ultima Generazione sono entrati al Leopold Museum di Vienna e hanno gettato vernice sul vetro che protegge Morte e vita, quadro del pittore austriaco Gustav Klimt. Dopo l’azione i vertici del museo hanno deciso di inaugurare l’esibizione A Few Degrees More. A little shift with drammatic effects (Solo qualche grado in più. Un piccolo spostamento dagli effetti drammatici). Fino al 26 giugno i visitatori troveranno 15 opere di Klimt, Corbet, Schiele, raffiguranti dei paesaggi, inclinate di tanti gradi quanto potrebbero aumentare le temperature nei luoghi dipinti. Accanto ad ogni quadro un cartello che spiega come i cambiamenti climatici impatteranno sui luoghi che gli artisti hanno ritratto.
“In quanto istituzione educativa che trasmette idee, il confronto con i problemi più urgenti della nostra società è un compito centrale del Museo Leopold” ha detto Hans-Peter Wipplinger, il direttore del Leopold. “I musei svolgono di per sé un ruolo sostenibile nella società, conservando il patrimonio culturale per le generazioni future e insegnandolo. Si considerano spazi di ispirazione e di riflessione sul nostro essere e hanno quindi il potenziale per influenzare positivamente le nostre azioni future rendendo più visibili i fenomeni sociali. In questo senso, ci dichiariamo solidali con gli obiettivi del movimento per il clima”.
Un esempio di come, al di là dell’utilizzo dello strumento penale, esistano modi in cui le istituzioni possano dialogare con gli attivisti per il clima. In Italia, se passasse questa proposta di legge, per aver sporcato un vetro che protegge un quadro, dei ragazzi rischierebbero una pena fino a un anno.
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