9 ottobre 2023
Due alberghi confiscati a Cosa nostra in Sicilia da trasformare in residenze universitarie. Immobili con cui dare un alloggio a basso costo a studentesse e studenti. Era la proposta fatta dall’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (Ersu) di Palermo in primavera, quando si diffondevano le prime proteste in tenda contro il caro-affitti e la mancanza di alloggi. A distanza di mesi, tuttavia, quella proposta sembra essersi arenata: un albergo nel capoluogo non può essere affidato all’ente pubblico, mentre l’altro – in provincia di Trapani – è stato destinato al ministero dell’Interno, che vuole farne un centro di accoglienza di migranti. Nessuna risposta ufficiale è arrivata all'ente.
Il 4 maggio scorso l’Ersu aveva inviato alla Regione Sicilia, direzione Demanio, la richiesta per utilizzare due immobili sottratti al patrimonio mafioso, l’hotel San Paolo Palace a Palermo e l’hotel Torre Xiare a Valderice, alle porte di Trapani. L’obiettivo del presidente dell’Ersu Palermo, Michele D’Amico, era “portare il tema dell’housing universitario siciliano verso la sua soluzione, consentendo all’intero sistema formativo dell’Isola di aumentare il proprio rating in termini di servizi agli studenti, con la totale garanzia del diritto allo studio a tutti gli studenti meritevoli e bisognosi”.
Sono iscritti all’Università di Palermo 41.154 persone. Di queste 26.880 sono residenti nella provincia e non è escluso che alcune debbano affrontare lunghi tragitti per raggiungere le aule, mentre 14.274 iscritti arrivano da altre province, soprattutto quelle siciliane. Insomma, ci sarebbe bisogno di alloggi universitari e l’offerta disponibile finora è scarsa: l’Ersu mette a disposizione 775 posti nelle sue residenze a cui si aggiungo 112 letti nei collegi cittadini.
Dalle case tolte ai mafiosi agli alloggi per studenti. La ricerca de lavialibera
Quando la notizia comincia a circolare, il consiglio di amministrazione della Sea Beach Immobiliare, che gestisce l’albergo palermitano confiscato nel 2000 a un prestanome dei fratelli Graviano, ha cercato di rassicurare operatori turistici, personale e sindacati: “La programmazione alberghiera e congressuale prosegue proficuamente. Nessuna comunicazione di tale ipotesi di destinazione del complesso alberghiero, peraltro già avviata anni addietro e mai realizzata, è stata comunicata dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc)”.
A sostenere questa ragione c'è anche la vice-sindaca di Palermo, Carolina Varchi (FdI): “Mi sorprende che qualcuno possa considerare il San Paolo Palace solo come immobile da poter destinare a piacimento a qualsiasi funzione”. Secondo lei l’albergo, dopo a fine settembre i politici di Fratelli d’Italia si sono dati appuntamento per festeggiare l’anniversario delle vittoria alle elezioni, “produce economia sana, posti di lavoro veri”, come dire: se fosse una residenza universitaria, l’economia non sarebbe sana e i posti di lavoro sarebbero finti.
L’Ersu replica e aspetta notizie. Nel frattempo, trova un sostegno nell’Associazione degli enti territoriali per il diritto allo studio (Andisu), per voce dell’allora presidente Alessio Pontillo: “Auspichiamo che si avvii un’efficace azione coordinata, con ministero, regioni, Agenzia del Demanio e Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, per destinare all’utilizzo pubblico di residenzialità studentesca universitaria tutti quegli immobili confiscati disponibili sul territorio nazionale e che, con anche un forte valore simbolico ed educativo, possono essere convertiti in studentati grazie all’utilizzo delle risorse già disponibili del Pnrr”. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede 960 milioni di euro per realizzare 60mila alloggi in più rispetto a quelli esistenti, all’incirca 40mila.
Passata l’estate, nessuna risposta arriva all’Ersu. Interpellati da lavialibera, sia gli uffici della Regione Sicilia sia l’Agenzia affermano che sull’utilizzo dell’albergo palermitano non si può fare nulla: non è l’immobile a esser stato confiscato, ma la società che lo gestisce, sotto amministrazione controllata per mantenere l’attività e l’occupazione. Niente da fare.
A Valderice, invece, emerge l’interesse del ministero dell’Interno per fare dell’hotel confiscato un centro di prima accoglienza per immigrati, idea contrastata dall’amministrazione locale che vorrebbe invece portare avanti il piano dell’Ersu. Il 14 luglio insieme hanno chiesto all’Anbsc un nuovo incontro per la gestione dell’albergo sottratto a Cosa nostra. Il sindaco, Francesco Stabile, e il presidente del Consiglio comunale, Camillo Iovino, incoraggiavano una soluzione “per consentire, anche al nostro territorio, una diversa chance di sviluppo, legata alla presenza dei giovani universitari, allo stesso tempo salvaguardando il bene storico-artistico dal rischio di eventuali condizioni che non lo renderebbero più fruibile, trasformandolo in un luogo di accoglienza per immigrati (Cpa), quando già nel nostro comprensorio esistono già diverse strutture di questo tipo”. Tuttavia, secondo quanto è possibile apprendere da fonti istituzionali, l’albergo è stato già destinato al ministero dell’Interno.
L'utilizzo sociale dei beni confiscati, una storia di oltre 25 anni
L’iniziativa lanciata dall’Ersu Palermo ha sì trovato un ostacolo, ma non è peregrina. La città e i suoi dintorni hanno molti immobili confiscati a Cosa nostra su cui potrebbe essere fatta una valutazione. In città ci sono ben 231 appartamenti sottratti ai patrimoni criminali, 31 abitazioni indipendenti, undici ville e un addirittura un collegio/convitto. Chissà, magari con qualche buon progetto e i fondi del Pnrr potrebbero sorgere nuove opportunità per i fuorisede a Palermo.
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