10 marzo 2021
L’ingresso dell’Albania in Europa passa anche attraverso una pasticceria. Una pasticceria particolare, una pasticceria “sociale” e col nome italiano: KeBuono. Si trova a Fier, nel sud della nazione, ed è la prima esperienza di riutilizzo sociale di un bene confiscato alla criminalità albanese. La gestisce Anisa Xaka che, dopo aver studiato in Italia, è diventata responsabile per le attività sociali e formative dell’organizzazione Engim Internazionale in questa città: “Qui sono la coordinatrice dei volontari del servizio civile universale, e mi occupo della pasticceria sociale KeBuono”.
L’Albania ha adottato – in modo avanguardistico rispetto ad altri Stati europei – la pratica del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, a cui ha affiancato la cooperazione transfrontaliera con le forze di polizia europee e strumenti come il sequestro e la confisca dei beni acquisiti illecitamente. Lo ha fatto perché il contrasto a corruzione e criminalità rappresenta un elemento importante per la sua adesione all’Unione europea. D’altronde lo Stato balcanico è uno snodo importante per i traffici di droga, come ha dimostrato anche la recente operazione coordinata da Europol, Los blancos, che ha colpito il clan albanese Kompania bello, che gestiva direttamente un traffico internazionale di cocaina: spedizione dal Sud America, smercio e riciclaggio dei ricavi in Europa.
Pochi giorni fa l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrel, ha dichiarato che “l’Unione europea attende con impazienza di tenere il prima possibile la prima conferenza intergovernativa per l'avvio dei negoziati di adesione dell'Albania”. Inoltre durante l’11esimo Consiglio di stabilizzazione e associazione Ue-Albania del 1° marzo scorso, Bruxelles ha elogiato “la determinazione dell'Albania nel perseguire il suo programma di riforme" chieste dall'Ue, sottolineando i progressi coi "nuovi enti specializzati per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata". Come, appunto, i nuovi strumenti adottati.
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Circa 40 donne e giovani hanno frequentato il corso di formazione ottenendo un certificato riconosciuto dal Ministero del lavoroAnisa Xaka - Responsabile KeBuono
L’esperienza della pasticceria KeBuono nasce nel febbraio del 2016 attraverso l’implementazione del progetto Confiscated assets used for social experimentations (Cause) promosso dall’organizzazione Partners Albania, e sostenuto dall’Unione europea, che ha visto la partnership con Project Ahead e Comitato Don Peppe Diana: “È un’iniziativa molto coraggiosa – racconta Xaka –, la prima nel suo genere in Albania e nell’Est Europa, per il sostegno e la promozione dell’impresa sociale e la lotta al crimine organizzato. Grazie a questo programma, il 25 ottobre 2018 la pasticceria è stata inaugurata ufficialmente dopo lavori strutturali importanti. Da più di due anni in questo spazio accogliente si svolgono corsi di pasticceria. Sono circa 40 finora le donne e i giovani che hanno frequentato il corso di formazione professionale, grazie anche alla collaborazione col centro di formazione Qendra Sociale Murialdo. Al termine hanno ricevuto un certificato riconosciuto dal Ministero del lavoro”. Le donne appartenenti alle fasce più deboli vengono avviate al lavoro attraverso delle borse lavoro in una pasticceria o in un forno della città, vengono organizzate attività creative e ricreative con bambini e giovani del quartiere e attività di sensibilizzazione nelle scuole su tematiche come la violenza di genere e i diritti.
“Il bene confiscato di Fier che ospita la pasticceria KeBuono in passato ha funzionato come discoteca e night club; parlano chiaro anche le foto scattate poco prima della ristrutturazione: all’entrata c’era un muro di mattoni rossi e una porta che non lasciavano intravvedere l’interno del locale. Una volta entrati dentro, il buio e l’abbandono di quasi dieci anni sono gli elementi che più risaltano in un ambiente estremamente polveroso.”
Fier è una cittadina di circa 120mila abitanti che si trova vicino al più grande giacimento petrolifero dell’Albania. È caratterizzata da una scarsa qualità dei servizi, dall’assenza di un polo universitario, oltre che da un tasso di disoccupazione elevato. Dalla città molte persone migrano verso Tirana, Durazzo e soprattutto verso paesi esteri. Pochi i giovani che decidono di investire in questa regione mentre sono moltissimi coloro che sono alla ricerca di opportunità fuori dal Paese.
Questo aspetto è emerso anche all’interno della pasticceria, come racconta Xaka: “In alcuni casi le giovani sono state spinte a frequentare il corso di formazione professionale per pasticcere per poter, in seguito, sfruttare la certificazione all’estero. La pandemia ha momentaneamente sospeso questa tendenza e, per molti versi, aggravato i problemi sociali del territorio. Sono in aumento, negli ultimi mesi, i casi di vendetta e regolamento di conti tra organizzazioni criminali”.
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Secondo uno studio dell'Emcdda del 2019, le organizzazioni criminali che operano nella città di Fier sono tra le più evolute e più capaci di resistere meglio al cambiamento in ambito politico
La presenza di criminalità organizzata è un problema serio in Albania. Un rapporto del 2016, condotto dalla Open Society Foundation for Albania, afferma che dal 2008 in poi i gruppi criminali albanesi sono diventati sempre più importanti nelle reti internazionali, in particolare nel traffico di cannabis. Negli anni, questi gruppi hanno spesso utilizzato attività commerciali legali per nascondere il traffico di cocaina e altri stupefacenti.
Secondo uno studio dello European monitoring centre for drugs and drug addiction (Emcdda) del 2019, le organizzazioni criminali che operano nella città di Fier sono tra le più evolute e capaci di resistere al cambiamento in ambito politico. Inoltre aree sviluppate come Tirana, Durazzo e Fier hanno un tasso di attività criminale più alto e una maggiore concentrazione di autori di reati (droga, traffico di armi leggere ed esplosivi, giri di prostituzione, traffico interno, estorsioni, ecc.) a causa della confluenza di capitali e dei movimenti demografici. In questo terreno, spesso sono coinvolti in attività minori anche donne e giovani, che a volte per carenza di opportunità finiscono per essere assorbiti in questo universo di attività sommerse e illegali.
“Per questa ragione – sottolinea di nuovo Xaka – diventa sempre più importante poter inviare messaggi di speranza alla comunità locale attraverso quello che facciamo insieme quotidianamente in questa pasticceria”. La pasticceria sociale KeBuono è dotata di un laboratorio professionale e all’avanguardia che rende non solo possibile la produzione di ogni tipo di dolce venduto al dettaglio, ma garantisce anche un’adeguata formazione professionale alle donne iscritte al corso di pasticceria. Oltre alle attività formative si svolgono anche attività di sensibilizzazione, aggregative, creative e ricreative che coinvolgono i giovani del quartiere, ad esempio il cinema comunitario e i laboratori con i più piccoli. “Le donne della città sempre di più associano la pasticceria a un luogo accogliente a cui fare riferimento anche in caso di bisogno e KeBuono, collaborando a stretto contatto anche con le istituzioni. Fa un po’ da ‘ponte’ per i bisogni della comunità. Insomma, quello che una volta era un luogo che ospitava un’attività poco trasparente, sta diventando sempre più un simbolo di accoglienza e di riscatto per la comunità locale”.
"Neanche la pandemia può fermare questo progetto di riscatto sociale: il riutilizzo dei beni confiscati in Albania è sempre più una best practice da esportare in tutti i Balcani”
Insieme a KeBuono in Albania dal 2018 ci sono ad oggi altri due esempi di beni riutilizzati con uno scopo sociale: Kinfolk Coffee Library e Social Crafting Garage. Il primo, a Durazzo, in precedenza era un night club e ora è un bar-libreria dove è possibile leggere, studiare e partecipare a corsi su differenti temi culturali. In questo luogo sono coinvolti direttamente nella gestione alcuni ragazzi del servizio di messa alla prova. Il secondo progetto, a Saranda, mira a coinvolgere donne vittime di violenza e della tratta in attività artigianali attraverso l’utilizzo di pietre per la creazione di mosaici artistici poi venduti per aiutare la sostenibilità stessa del progetto.
“L’idea del progetto di riutilizzo sociale dei beni confiscati era assolutamente innovativa in Albania e lo è tuttora, in realtà. Le istituzioni hanno compreso l’importanza di queste imprese sociali e questa è una delle chiavi più importanti affinché possa funzionare, perché abbiamo bisogno del loro sostegno – sostiene la responsabile di KeBuono –. A Fier lavoriamo a stretto contatto con l’ufficio sociale del comune, con il servizio di messa alla prova, con il provveditorato agli studi e con altre organizzazioni della società civile in modo da rendere questa esperienza fruibile dal più ampio pubblico possibile e sostenibile a lungo periodo”.
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E se il riutilizzo dei beni confiscati per fini pubblici e sociali ha dato i suoi frutti in questo territorio è sicuramente merito anche dell’Agenzia albanese per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati (Aapsk): “L’agenzia ha sempre affermato che è stato grazie allo scambio di esperienze e di buone pratiche con l’Italia che hanno riflettuto sui benefici e l’impatto che può avere sulla comunità locale il riutilizzo dei beni confiscati”.
KeBuono è un punto di partenza. “Per noi è molto importante poter parlare di questa esperienza perché crediamo che il suo impatto sia sempre più forte sulla comunità – conclude Xaka –. A breve Engim, grazie al nuovo progetto ‘Rise-Alb’ con il sostegno di Libera, i finanziamenti dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la collaborazione dell’Agenzia albanese per i beni sequestrati e confiscati, pubblicherà un altro bando per avviare due imprese sociali in altrettanti beni confiscati in Albania. Neanche la pandemia può fermare questo progetto di riscatto sociale: il riutilizzo dei beni confiscati in Albania è sempre più una best practice da esportare in tutti i Balcani”.
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