Torino, 27 febbraio. Il cantante Fedez, al Circolo dei lettori, risponde alla domanda di uno studente delle scuole superiori di Torino nel corso di un incontro sulla salute mentale (Alessandro Di Marco/Ansa)
Torino, 27 febbraio. Il cantante Fedez, al Circolo dei lettori, risponde alla domanda di uno studente delle scuole superiori di Torino nel corso di un incontro sulla salute mentale (Alessandro Di Marco/Ansa)

Fedez ai giovani: "Non credete a chi dice che la depressione non esiste"

Il cantante e influencer Fedez ha raccontato ad alcune classi delle superiori di Torino la sua esperienza con la depressione: "In questo paese non c'è una cultura della salute mentale. Spero di innescare una miccia"

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

27 febbraio 2024

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“In questo paese non c'è una cultura della salute mentale. Se ne parla talmente poco che anche chi ha i mezzi può incappare nei problemi. Immaginiamo chi non li ha”. Per questo il cantante e influencer Fedez, al secolo Federico Lucia, afferma: “Spero In qualche modo di far comprendere quanto sia importante. Più se ne parla, meglio è. Se può innescare una miccia, perché no!?”. Davanti a quasi duecento adolescenti, studenti e studentesse arrivati martedì mattina al Circolo dei lettori di Torino, Fedez ha parlato di salute mentale partendo dalla sua esperienza personale di malattia, depressione, terapia e cura. “Se già la sanità pubblica non gode di ‘buona salute’, la salute mentale non è completamente presa in considerazione”, afferma. Nonostante le difficoltà coniugali con Chiara Ferragni, il cantante non dà buca all’appuntamento col festival “Tu mi hai capito?”, promosso da Acmos, associazione che promuove il protagonismo dei giovani, insieme ad altre realtà impegnate sul tema. Un tema sempre più rilevante, considerando l'aumento di accessi ai pronti soccorsi per "ideazione suicidaria", depressione o disturbi della condotta alimentare certificati dalla Società di pediatria italiana nel 2021.

Suicidi, allarme: è seconda causa di morte tra i giovani

La malattia di Fedez e i problemi con gli psicofarmaci

27 febbraio 2024. Al Circolo dei lettori Fedez incontra alcuni giovani delle superiori di Torino nell'ambito del festival "Tu mi hai capito?" (A.Giambartolomei)
27 febbraio 2024. Al Circolo dei lettori Fedez incontra alcuni giovani delle superiori di Torino nell'ambito del festival "Tu mi hai capito?" (A.Giambartolomei)
“Quella che ho avuto io è una depressione farmacoresistente. E talmente acuta che i farmaci non bastano. Non è una cosa che si può affrontare da soli"

Di fronte a questi adolescenti, l’influencer si apre, ripercorre la sua depressione e i sette anni di terapia: “Ho affrontato un tumore al pancreas molto raro e ho dovuto letteralmente fare i conti con la morte”, racconta ricordando il momento più difficile della sua vita. Come dirà poco dopo, rispondendo alla domanda di un ragazzo, “più della morte mi faceva paura il pensiero che, se fossi morto così giovane, i miei figli non mi avrebbero ricordato”.

Al cancro, allora, si aggiunge anche la depressione. Per affrontarla si era rivolto a una specialista, ma l’esperienza non è stata del tutto positiva. “Nonostante io abbia i mezzi e sia un privilegiato in questo paese, ho avuto l'esperienza peggiore con gli psicofarmaci. A un certo prendevo sette psicofarmaci tutti insieme”. Li elenca (“antipsicotici, litio, aripiprazolo, serotoninergici…”) e ricorda gli effetti collaterali: “Ogni volta che prendevo uno psicofarmaco mi dava una reazione avversa e questo dottore per curare la reazione avversa mi prescriveva un altro psicofarmaco”. Un mix dannoso. “Ero arrivato a non comprendere che stavo male fino al punto che un antidepressivo che prendevo aveva un fantastico effetto collaterale di creare balbuzie, cosa che è ancora rimasta e ci sto lavorando”.

Dopo è arrivata la decisione di smettere, ma senza diminuire il dosaggio progressivamente: “Dovetti smettere di prendere i farmaci di botto, senza scalare, e quando smetti così hai un effetto rebound. Avevo crampi alle gambe, sono stato dieci giorni a letto senza alzarmi, non distinguevo i sogni dalle realtà. Un’esperienza orribile. Quando mi sono disintossicato da tutto quello che prendevo, il mio cervello richiedeva un farmaco come supporto e tutto è sfociato in una depressione ancora più acuta di prima”. Per questo ritiene sia importante parlare di salute mentale.

Adolescenti drogati di psicofarmaci e indifferenza

"Non credete a chi vi fa i discorsi motivazionali, a chi dice che la depressione non esiste, è solo una condizione mentale"

“Dopo la depressione sei cambiato?”, domanda una studentessa dal pubblico? “Quella che ho avuto io è una depressione farmacoresistente. E talmente acuta che i farmaci non bastano. È molto difficile comprendere che tutto passa in qualche modo e per questo motivo non è una cosa che si può affrontare da soli. Non credete a chi vi fa i discorsi motivazionali, a chi dice che la depressione non esiste, è solo una condizione mentale, lavora su te stesso, diventa un gladiatore. Quando hai la depressione hai bisogno di aiuto e se un dottore ve lo dice hai anche bisogno di farmaci. Il consiglio che vi do è di non abbandonare la terapia. Quando stavo meglio l'abbandonavo e poi ero una macchina allo sbando”.

“Come affronti la gestione dello stress e dell'ansia considerando la tua vita pubblica?”, domanda un’altra. “Faccio tanta terapia – afferma – e ho trovato la mia molecola. Dopo due gironi infernali ho trovato la mia molecola. E devo lavorare moltissimo su me stesso. Ho la grande fortuna di avere i soldi per affrontare cure che lo Stato dovrebbe garantire a tutti, e ho anche il tempo da dedicare a me stesso, che è un altro privilegio”. “La musica ti ha aiutato a superare i momenei difficili?”, chiede una ragazza. “Sì e no – risponde lui –. Mi ha tolto anche tanto. Nella musica metto tutto me stesso, anche i miei traumi. Non è sana, è anche un po’ tossica. Mi ha aiutato tanto da giovane, ma mi ha consumato”. 

“Qualcuno dice che per risalire bisogna toccare il fondo. Cosa rispondi?”, chiede infine un’altra giovane. “Meglio di no perché toccare il fondo è una merda”.

Giovani, tra mondo virtuale e aggregazione sociale

“Ho l’impressione che questa generazione sia servita un po’ come cavia rispetto a tantissimi mezzi, strumenti, media e piattaforme che abbiamo utilizzato senza conoscerne le conseguenze"

“Ho l’impressione che questa generazione sia servita un po’ come cavia rispetto a tantissimi mezzi, strumenti, media e piattaforme che abbiamo utilizzato senza conoscerne le conseguenze – spiega l’influencer davanti a giovani –. Andrebbero studiati i social network e le ripercussioni psicologiche, psichiatrice, sociali e culturali”. Sa di essere di una generazione diversa da quella di chi lo sta ascoltando e cerca di porsi sul loro piano: “Dico una cosa un po’ da anziano. Sono venuto a contatto con una realtà, Gta Rp (un videogioco, ndr), un mondo virtuale con soldi virtuali in cui puoi avere una vita parallela virtuale. Ho conosciuto ragazzi che hanno, nel videogioco, un lavoro fisso per avere soldi e fare una vita più interessante nel videogioco piuttosto che nella loro vita reale. È creepy come cosa, complessa”. 

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Come cantante e influencer, star dei social, su domanda della moderatrice dell’incontro, Fedez spiega che il mondo dorato dei social non è come appare: “Ho sempre raccontato la mia vita, il bello e il cattivo tempo. Non penso di aver raccontato che la fama e i soldi siano splendidi. Non penso di essere testimonial di questo, anzi testimonio che il denaro e la fama risolvono un problema, ma non tutti. So che sembrerò retorico…”. Parte un applauso. 

Fedez non ritiene sia una colpa degli adolescenti se stanno incollati al telefonino. “Non è colpa loro se nessuno offre un’alternativa”, afferma. Per questo adesso con la Fondazione Fedez, vuole sostenere un centro di aggregazione giovanile: “Quest'anno vorrei dedicarmi a questa realtà che si chiama Matemù”, annuncia. “Venendo a mancare luoghi di aggregazione il destino di questi ragazzi sarà stare come lui (dice riferendosi a un giovane seduto davanti a lui, ndr) davanti a un telefono o a uno schermo e non dare un’alternativa è un peccato. Matemù dà un’alternativa in questo senso: offre corsi di musica gratuiti, corsi di rap gratuiti. è un centro di aggregazione che non solo aiuta i ragazzi dei centri di accoglienza, ma vuole anche ragazzi italiani di tutte le classi sociali, provenienti da diversi ambienti e contesti, per creare una coesione. Il mio sogno sarebbe aprire tanti di questi centri in tutta Italia”. 

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"Tu mi hai capito?"

Fedez e la sua fondazione hanno partecipato a questo incontro con dieci classi delle scuole superiori torinesi nell'ambito della rassegna "Tu mi hai capito?", seconda edizione di un festival diffuso sulla salute mentale dei giovani lanciato nel 2023 da Acmos mettendo insieme più di quindici realtà torinesi che si occupano del tema. "La sua esperienza e il suo rapporto verso le persone mi hanno suscitato interesse, per noi ragazzi è utile", dice Madiap, studentessa 16enne che frequenta la Piazza dei mestieri, una scuola di avviamento professionale. Lei e i compagni, come le altre classi, si sono preparati all'incontro e hanno ideato delle domande. "Abbiamo fatto una ricerca sulla salute mentale e la depressione", spiega Martina, una compagna di classe: "Non capita tutti i giorni – aggiunge Gabriele, 15 anni – di incontrare una persona famosa che ti dà consigli per la vita".

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