25 novembre 2022
In Italia il dibattito sulle droghe continua a oscillare tra rimozione e ipocrisia. Rimozione del perché giovani e meno giovani usano droghe dalla notte dei tempi. Ipocrisia di un mondo adulto che, con il pretesto di proteggere i ragazzi, criminalizza alcuni luoghi del consumo, come i rave, senza conoscerli né provare a capirli, mentre fa finta di non vedere che oggi le sostanze più usate tra i 15 e i 19 anni, dopo alcol, tabacco e cannabis, sono gli psicofarmaci.
Prodotti non prescritti dal medico, ma molto più consumati di cocaina, allucinogeni e ketamina. Nel 2021, in 28mila li hanno usati almeno dieci o più volte in un mese. Oltre la metà di studenti e studentesse che hanno risposto allo studio Espad Italia ha raccontato di prenderli per "stare meglio con sé stessi", ma anche per dormire, dimagrire, migliorare l’umore o essere più bravi a scuola. In una frase: per meritare di essere amati e sentirsi all’altezza della società e delle aspettative che questa impone. Mezzo Tavor e l’interrogazione si affronta senza ansia.
Anche chi usa sostanze illegali ha raccontato a lavialibera di farlo per stare meglio e sentirsi "distaccato, anestetizzato, alienato, ma scaldato e riempito" per qualche ora. Con alcune differenze, perché gli psicofarmaci sono legali e quindi più facili da rintracciare (oltre il 40 per cento degli intervistati li recupera in casa), e creano meno allarme. Sebbene i rischi dell’abuso di ansiolitici e antidepressivi siano uguali a quelli delle altre sostanze psicoattive (effetti collaterali, disturbi nel comportamento, dipendenza), le famiglie sono più disposte a tollerare, soprattutto quando a usarli sono anche i genitori.
Politiche antidroga, attenzione alla nuove sostanze
I rischi dell’abuso di ansiolitici e antidepressivi sono uguali a quelli delle altre sostanze, ma le famiglie tollerano di più
Basterebbe riflettere più a lungo sulle risposte degli adolescenti per capire che la vera questione sta a monte di ogni tipo di consumo. Che la ricerca dello stare bene non può ridursi a una gara. E che l’enfasi sulla performance – ribadita anche dalla recente decisione di ribattezzare il ministero dell’Istruzione in ministero dell’Istruzione e del merito – può avere conseguenze sulla salute persino peggiori e più ampie rispetto alla tolleranza verso qualche festa. Costruire e alimentare una società in cui vale solo il principio del più forte, secondo una logica che premia il più adatto a competere, non può che accrescere il senso di impotenza e la ricerca di surrogati o potenziatori di felicità.
Guardare a come stanno i ragazzi e gli adulti aiuterebbe a fare un passo avanti nella comprensione dell’uso di droghe e ad affrontarlo in modo coerente. Aggiornare le politiche servirebbe a garantire un aiuto più diffuso e attento a chi ne ha bisogno, ad andare oltre la medicalizzazione delle dipendenze, a potenziare i servizi e a confrontarsi con la realtà dei nuovi consumi. Invece, si insiste soprattutto nella repressione, continuando a guardare il dito e non la luna, per non ammettere che le droghe peggiori offerte ai ragazzi sono la paura di guardarsi dentro e l’indifferenza.
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