1 maggio 2024
La violenza uccide e separa. L’orgoglio, il rancore e la vendetta scavano gli animi. La sete di verità e di giustizia, alla fine, spinge oltre. È il percorso dei protagonisti di Patria, romanzo dello scrittore spagnolo Fernando Aramburu, e degli altri suoi racconti contenuti in Dopo le fiamme, tutte opere edite da Guanda. Nato nel 1959 a San Sebastian, nei Paesi baschi, Aramburu ha vissuto una parte della stagione terroristica dell’Euskadi Ta Askatasuna (Eta), formazione indipendentista responsabile di 864 morti e oltre tremila feriti. Nei suoi scritti, le vicende personali dei carnefici e delle vittime, soprattutto le ultime, si intrecciano alla grande Storia.
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In Patria, protagoniste sono due donne appartenenti a famiglie diverse, prima unite, poi separate dagli eventi: c’è Bittori, moglie di Txato, imprenditore ucciso dall’Eta, e c’è Mirén, madre di un militante incarcerato. In questa intervista a lavialibera, Aramburu ripercorre il suo lavoro e, da spagnolo di cultura basca residente in Germania, riflette sull’Europa segnata dai sovranismi.
“In Spagna c’è voluto tempo per fondare le associazioni di vittime. Prima, la loro solitudine era assoluta”
Aramburu, come è nato Patria?
L’idea di scriverlo mi ha accompagnato a lungo sotto forma di immagini ed episodi slegati che sono rimasti bloccati nei miei pensieri. Trovare il tono e la forma letteraria per scrivere in modo fluido quanto avevo in mente è stato più difficile di immaginare una storia coerente. Quando la voglia di realizzare il progetto è stata più forte dei dubbi, ho accettato l'incarico e ho passato tre anni incollato alla scrivania.
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