Cpr di Torino. Credits: Agora, periodico del Consiglio comunale di Torino
Cpr di Torino. Credits: Agora, periodico del Consiglio comunale di Torino

Abuso di farmaci, quando i migranti sono sedati e abbandonati

Cresce l'abuso in strada dei farmaci Rivotril e Lyrica, soprattutto tra gruppi poveri di origine africana. Chi li riceveva in quantità in carcere o nei Cpr ora li cerca sul mercato nero

Nicholas Medone

Nicholas MedoneRicercatore e membro ITARdD APS, rete italiana riduzione del danno

1 luglio 2024

Da farmaco benevolo a droga distruttrice: una narrazione semplificatoria ma consolidata che da qualche tempo riguarda anche Rivotril Lyrica, i due farmaci più venduti in strada, soprattutto tra migranti africani. Molecole di origine farmaceutica di facile accesso anche al di fuori dei circuiti legali, che si aggiungono ad altre più diffuse tra gli italiani, come gli oppioidi per la terapia sostitutiva (metadone e buprenorfina), le benzodiazepine (Xanax e Tavor) o gli oppioidi semisintetici come il Depalgos, un combinazione tra ossicodone e paracetamolo. 

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In Italia l’uso di Lyrica e Rivotril si è diffuso soprattutto tra persone che soffrono vari gradi di marginalizzazione e hanno esperienze di detenzione penale o amministrativa. Li assume lo spacciatore di cocaina che vende le buste girando in monopattino, la persona senza documenti che lavora in nero e vive in un alloggio di fortuna, l’ex minorenne non accompagnato, il fumatore di crack. "Osserviamo una predilezione da parte delle popolazioni nordafricane per questi due farmaci, conosciuti già nei paesi d’origine o spesso anche durante la migrazione, che vengono ricercati poi anche in Italia", afferma Maria Teresa Ninni, educatrice a Torino e tra le prime in Italia a parlare di riduzione del danno.

Una volta fuori dalle strutture le persone non hanno più avuto accesso al farmaco e molte hanno virato verso il mercato nero, lontane dall’orbita dei servizi

Anche il settore sanitario italiano ha delle responsabilità: carceri, Ser.d (Servizio per le dipendenze patologiche), comunità terapeutiche e Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio) hanno somministrato Rivotril e Lyrica come sostanze prive di rischi, con un’iniziale sottovalutazione delle conseguenze. Una volta fuori dalle strutture le persone non hanno più avuto accesso al farmaco e molte hanno virato verso il mercato nero, lontane dall’orbita dei servizi. 

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