31 ottobre 2024
Gli abusi edilizi nelle aree a rischio sismico e idrogeologico non sono più tollerabili. È questo il messaggio che lanciano procura di Napoli e Regione Campania con la firma del Protocollo d’intesa per "il coordinamento delle opere di demolizione dei manufatti abusivi". Un accordo – sottoscritto lo scorso 12 settembre anche dai Comuni di Bacoli, Barano d’Ischia, Forio d’Ischia, Ischia, Pozzuoli e Quarto – che, oltre a essere un segnale culturale, mette a disposizione 2,3 milioni di euro per abbattere costruzioni abusive in situazioni di pubblica incolumità e rischio idrogeologico. Demolizioni per le quali il tribunale di Napoli ha già emesso sentenza di condanna e obbligo di demolizione: 15 manufatti nell’area dei Campi Flegrei e otto ad Ischia. Ne abbiamo parlato con Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, che punta alla tolleranza zero verso l’abusivismo edilizio.
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Procuratore Gratteri, quali obiettivi vi siete posti con la firma del protocollo?
L’obiettivo è velocizzare le demolizioni perché, quando il privato non vuole demolire, spesso i comuni che devono anticipare le spese ci dicono che non hanno i soldi. In questo caso la Regione Campania si è resa disponibile ad anticipare le risorse necessarie per effettuare le demolizioni.
"Le case che sono in zona rossa e ad alta intensità sismica vanno assolutamente demolite. Il nostro obiettivo è ovviamente tolleranza zero, bisogna però stabilire una gradualità delle emergenze"
Il protocollo interviene in casi in cui è accertato un rischio sismico o idrogeologico. Pensa che servano strumenti speciali anche per situazioni dove non ci sono questi rischi ma comunque l’illegalità è diffusa?
Ci siamo posti delle priorità. Non ci sarà mai il terremoto, ma se un giorno dovesse esserci e se a cadere fossero proprio le case che potevano già essere demolite, vorrebbe dire che c’è stata un’omissione. Non solo: penseremmo anche di non esserci prodigati abbastanza. Per questo le case che sono in zona rossa e ad alta intensità sismica vanno assolutamente demolite. Il nostro obiettivo è ovviamente tolleranza zero, bisogna però stabilire una gradualità delle emergenze. Aree in cui basta una bomba d’acqua per creare una frana, o un terremoto per avere delle vittime, sono emergenze sulle quali intervenire. Poi pian piano si lavorerà nelle aree per le quali c’è meno emergenza. Ovviamente se avessimo uomini, mezzi e risorse demoliremmo tutto ciò che è abusivo. Ma bisogna partire dalle priorità.
Cosa sono i crimini ambientali?
In Campania, secondo l’Istat, ogni 100 case legali se ne fanno 50 abusive. In Calabria la quota sale a 54. Perché?
Ci sono poche risorse, soprattutto per i controlli. Immagino che in un territorio, in piccoli paesi con poche migliaia di abitanti, se uno costruisce un palazzo a tre piani i vigili urbani, gli uomini dell’ufficio tecnico e le forze dell’ordine vedono che c’è quella costruzione, vedono che fuori non c’è un cartello e quindi se non si interviene sostanzialmente c’è un’omissione. Purtroppo, queste cose accadono anche perché penso ci sia una sorta di assuefazione a questo tipo di reato.
“Se annuncio un condono è ovvio che la gente continua a coltivare l’idea che prima o poi uno sconto arriverà”
Annunciare nuovi condoni rafforza più la condotta degli abusivi o indebolisce l’opera di contrasto all’illegalità?
È tutto diseducativo. Se io annuncio un condono, è ovvio che la gente continua a coltivare l’idea che prima o poi uno sconto ci sarà per tutti. Sull’ambiente, sull’inquinamento, non si può derogare. Una volta fatte le regole dai tecnici, e una volta che queste regole sono state normate dal legislatore, bisogna applicarle, creando degli automatismi anche di carattere amministrativo. Se si sta costruendo una casa in zona sismica bisognerebbe avere l’automatismo, il potere di ordinare la demolizione, senza bisogno di un processo penale. Può essere anche disgiunto dall’ordine di demolizione: nel momento in cui un ufficio tecnico vede che la costruzione è abusiva, è inutile aspettare dieci anni di processo. Si demolisce perché documentalmente risulta, ad esempio, costruito su suolo sismico o addirittura su suolo demaniale. In questo modo si potrebbe velocizzare la procedura.
In Italia viene eseguito soltanto il 32,9 per cento delle ordinanze di abbattimento e nelle regioni più colpite dal fenomeno si scende al 15 per cento, anche perché in molti casi i comuni non intervengono per ragioni di consenso. Come cambiare rotta?
Come regola generale, bisogna non rendere conveniente costruire abusivamente e creare delle sanzioni per chi ha omesso il controllo. Se agissimo sul piano culturale, ci vorrebbero cinquant’anni per avere dei risultati ma non possiamo aspettare cinquant’anni. Quindi, intanto creiamo delle sanzioni, creiamo degli automatismi e diminuiamo il potere discrezionale dell’uomo.
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Le illegalità nel ciclo del cemento riguardano anche le attività estrattive. Le associazioni criminali sono presenti in questo settore?
Certamente nell’edilizia c’è un’alta presenza mafiosa, soprattutto nella produzione di calcestruzzi o nell’estrazione. Però è anche vero che si esagera. In Calabria, ad esempio, non si riesce a ottenere l’autorizzazione per estrarre ghiaia dalle fiumare, con il letto dei fiumi che arriva al livello dei terreni limitrofi. Sarebbe invece opportuno autorizzare l’estrazione dalle fiumare, proprio per abbassare il letto ed evitare così le inondazioni.
Cosa pensa quando sente parlare di abusivismo di necessità?
Tutto ciò che è abusivo va demolito. Però ci vuole buon senso e gradualità. È ovvio che l’ultima casa da demolire è quella del muratore che la domenica chiude un abbaino per fare una stanza per i propri figli. Ma è altrettanto ovvio che mi preoccupo prima delle zone sismiche o delle zone franose e poi di chi costruisce palazzi o case intere senza nessuna autorizzazione.
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