Il presidio organizzato davanti al tribunale di Torino, dove è in corso il processo Eternit bis. Foto di D. Mattiello
Il presidio organizzato davanti al tribunale di Torino, dove è in corso il processo Eternit bis. Foto di D. Mattiello

Bonificare i territori inquinati: la campagna Ecogiustizia parte da Casale e dall'amianto

Libera è tra le associazioni che aderiscono all'iniziativa di Legambiente, per riaccendere i riflettori sulle zone del Paese che da anni aspettano una bonifica e dove il rischio di ammalarsi è elevato. Fra gli obiettivi, ottenere piani di riconversione e riqualificazione dei siti contaminati

Redazione <br> lavialibera

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27 novembre 2024

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Oggi in Italia sei milioni di persone vivono in aree inquinate, zone insalubri dove il rischio di contrarre un tumore è più elevato. Territori che andrebbero bonificati con urgenza per assicurare ai residenti il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, ma che invece risultano abbandonati al loro destino, ignorati da politica e istituzioni.

In Italia sei milioni di cittadini vivono in aree inquinate: a più di una persona su dieci è negato il diritto alla salute

Per smuovere le coscienze e riaccendere i riflettori su una questione che non può essere rimandata, Legambiente ha promosso insieme a Libera, Azione cattolica, Acli, Agesci e Arci, la campagna “Ecogiustizia Subito - In nome del popolo inquinato”, un percorso di sei tappe (Casale Monferrato, Taranto, Marghera, Augusta, Priolo e Melilli, Brescia e Napoli), che prevede flash mob e assemblee cittadine, con la partecipazione di associazioni e comitati locali, finalizzate alla sottoscrizione dell Patto di comunità per l’ecogiustizia, un documento che raccoglie i principi, le richieste e gli impegni della campagna.

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Fra gli altri obiettivi, applicare il principio secondo cui “chi inquina paga”, ottenere tempi certi per le bonifiche e piani di riconversione e riqualificazione dei siti produttivi contaminati.

Ecogiustizia: morti da amianto

Il percorso ha inizio oggi, 27 novembre 2024, da Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, sede dal 1907 al 1987 dello stabilimento Eternit, specializzato nella lavorazione di prodotti in amianto, materiale utilizzato in edilizia, resistente e leggero ma anche cancerogeno. Le fibre di asbesto (altro nome per indicare l’amianto), una volta disperse nell’ambiente e inalate, possono causare una serie di patologie, la più grave delle quali è il mesotelioma, un tumore maligno della pleura ad oggi inguaribile.

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Secondo i dati raccolti dall’Afeva – l’Associazione dei familiari delle vittime di amianto – dal 1990 al 2018, soltanto a Casale, sono morte di mesotelioma almeno 1.254 persone, tra ex lavoratori e cittadini, ma il numero sale a 3mila se si considerano i decessi registrati nelle altre città italiane in cui erano presenti stabilimenti Eternit, oggi tutti chiusi.

Secondo i dati raccolti dall’Associazione familiari vittime dell’amianto, dal 1990 al 2018 soltanto a Casale, sono morte di mesotelioma almeno 1.254 persone, tra ex lavoratori e cittadini

Tra processi, sentenze e condanne mai espiate, le attività di messa in sicurezza dello stabilimento Eternit di Casale sono iniziate nel 2000 e si sono concluse nel 2006, unico caso in Italia di bonifica e demolizione di un vasto insediamento di fabbricazione del cemento-amianto portato a termine. Se la bonifica dello stabilimento rappresenta una vittoria per il territorio, lo stesso non si può dire del processo penale che ormai da anni coinvolge le città che ospitavano gli stabilimenti di Eternit e quindi, oltre a Casale, Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).

Processo Eternit: Schmidheiny condannato a 12 anni

L’imputato principale è sempre lo stesso, il magnate svizzero e ultimo proprietario di Eternit Stephen Schmidheiny, accusato di omicidio colposo. Proprio in questi giorni davanti alla corte d’assise d’appello di Torino si sta svolgendo il secondo atto del processo Eternit bis – che fa seguito a quello di primo grado conclusosi nel giugno 2023 a Novara (il tribunale competente per Casale, visto che Vercelli non ha la corte d’assise) con la condanna a 12 anni di reclusione per Schmidheiny – con i magistrati Gianfranco Colace e Sara Panelli che nei giorni scorsi hanno chiesto per il magnate, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, la condanna all'ergastolo.

Secondo la procura generale, l’imprenditore era "consapevole della pericolosità dell'amianto e ha accettato che le sue azioni o omissioni portassero alle morti degli abitanti di Casale e dei lavoratori dell'Eternit". In attesa del verdetto, la fiducia tra i familiari delle vittime è ormai ai minimi storici. Schmidheiny è già stato condannato in altri processi, ma tra prescrizione e annullamenti non ha mai scontato un giorno di carcere. Addirittura per le morti provocate a Rubiera, sede di uno stabilimento Eternit, la procura di Reggio Emilia ha chiesto e ottenuto l’archiviazione.

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Ecogiustizia: inquinamento trasversale

Oggi in Italia sono in attesa di bonifica 42 Siti di interesse nazionale (Sin) – che occupano una superficie di circa 170mila ettari a terra e 78mila ettari a mare – e 36.814 Siti di interesse regionale (Sir), per un totale di 43.398 ettari perimetrati. Il problema è trasversale e riguarda l’intero Paese: dalla ormai celebre Terra dei Fuochi in Campania al sito Caffaro di Brescia, dove è stata accertata una contaminazione diffusa da metalli pesanti e policlorobifenili.

Sono in attesa di bonifica 42 Siti di interesse nazionale (Sin) – che occupano una superficie di circa 170mila ettari a terra e 78mila ettari a mare – e 36.814 Siti di interesse regionale (Sir), per un totale di 43.398 ettari perimetrati.

E ancora, Porto Marghera (Ve), l’ex Ilva di Taranto, l’area compresa tra Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa in Sicilia, dove raffinerie e stabilimenti petrolchimici hanno trasformato e inquinato il territorio. Le prossime tappe del percorso sono Taranto (15 gennaio); Marghera (22 gennaio); Augusta, Priolo e Melilli (12 febbraio);  Brescia (12 marzo) e Napoli (3 aprile). Il 6 febbraio a Roma è invece previsto il lancio del dossier e un’azione dimostrativa sotto la sede del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

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