Aggiornato il giorno 7 giugno 2023
Il magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, ultimo proprietario di Eternit, lo stabilimento che fino ai primi anni Novanta ha prodotto cemento amianto – materiale rintenuto altamente tossico – è stato condannato a 12 anni di reclusione dalla Corte d'assise di Novara per omicidio colposo. I fatti si riferiscono ai decessi avvenuti nell'ex stabilimento di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. Lo scorso febbraio i pubblici ministeri avevano chiesto per Schmidheiny, unico imputato, la pena dell'ergastolo con isolamento diurno, senza la concessione di alcuna attenuante.
“Oggi è una giorno agrodolce perché, purtroppo, essendo stato il reato di omicidio derubricato da doloso a colposo, per molte delle vittime è scattata la prescrizione”, commenta Bruno Pesce, referente dell’associazione familiari vittime di amianto Afeva di Casale Monferrato, che poi aggiunge: "Ora speriamo che questa condanna sia confermata in Cassazione, la sensazione è che abbiamo scalato una montagna ma non siamo ancora giunti in cima. La prescrizione, purtroppo potrebbe rendere ogni sentenza vana. Sarebbe il fallimento della giustizia”.
Dal 1907 al 1986 la fabbrica Eternit di Casale ha prodotto enormi quantità di cemento-amianto, materiale utilizzato in edilizia, resistente e leggero, ma anche cancerogeno. Se inalate, le polveri di amianto possono causare l’asbestosi, una malattia polmonare cronica che può evolvere in tumore o mesotelioma, patologia incurabile e subdola, capace di rimanere in silenzio per decenni.
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L’Afeva – l’Associazione dei familiari delle vittime di amianto – sostiene che dal 1990 al 2018 soltanto nella cittadina piemontese siano morte di mesotelioma almeno 1.254 persone, tra ex lavoratori e cittadini, ma il numero sale a 3mila se si considerano i decessi avvenuti nelle altre città italiane in cui erano presenti stabilimenti Eternit, oggi tutti chiusi.
Secondo l'Afeva, dal 1990 al 2018 a Casale sono morte di mesotelioma almeno 1.254 persone, tra ex lavoratori e cittadini
Per malati e familiari il colpevole ha sempre avuto un nome e cognome: Stephan Ernest Schmidheiny, già condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d’appello di Torino, poi prosciolto per prescrizione e ora di nuovo imputato al processo bis, dove è chiamato a difendersi dall’accusa di omicidio volontario, plurimo con dolo eventuale. Secondo l’accusa, l’imprenditore, alla guida dell’azienda dal 1976, era a conoscenza dei rischi connessi all’amianto, ma non ha mai fatto nulla per salvaguardare la salute di lavoratori e residenti.
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Il processo a Novara è cominciato dopo che, il 29 novembre 2016, il gip torinese Federica Bompieri ha derubricato il reato da omicidio volontario a colposo
Il dibattimento a Novara si era aperto dopo che, il 29 novembre 2016, il gip torinese Federica Bompieri aveva derubricato il reato da omicidio volontario a colposo e spacchettato il processo in quattro tronconi, inviando gli atti alle procure dei territori dove si trovavano gli stabilimenti Eternit italiani: Torino (fabbrica di Cavagnolo), Napoli (Bagnoli), Vercelli (Casale Monferrato) e Reggio Emilia (Rubiera). Per le morti di Casale la procura competente è quindi quella di Vercelli, ma non essendovi in tribunale la Corte d'assise il processo si è svolto a Novara.
In tutti questi anni Schmidheiny non ha mai chiesto scusa.
Da lavialibera n° 19, Il potere è cieco, noi no
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