2 gennaio 2025
"È meglio arrivare primi che secondi", diceva Massimo Catalano in una delle sue più celebri battute, negli anni Ottanta a Quelli della notte, il programma di Renzo Arbore, diventato un successo senza tempo. Ma, scherzi a parte, che cosa succede davvero nel cuore di chi, in una gara qualsiasi, dal torneo di quartiere a una prova olimpica, assaggia il sapore amarissimo del quarto posto? Un atleta risponderebbe d’istinto: meglio quinto, piuttosto. Da sempre il fuori podio, la famosa e malinconica “medaglia di legno”, il quarto posto appunto, non viene vissuto come una prova eccellente a cui è mancato solo l’ultimo guizzo, ma piuttosto come un’occasione persa. L’albo d’oro, le classifiche, la storia dello sport è fatta di numeri, risultati e medaglie. Ma per quella di legno, che in realtà esiste solo nell’immaginario, non c’è tradizione di feste né di pacche sulla spalla. Così sono sempre andate le cose.
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Poi è arrivato lui, il presidente Sergio Mattarella, appassionato di sport a tal punto da infrangere il protocollo del Quirinale, assistendo a giugno, per due serate consecutive, ai campionati europei di atletica di Roma 2024. Mentre tradizione vuole che il capo dello Stato partecipi, da primo tifoso, a un singolo evento. Due sere di seguito perché contagiato dall’energia e dai successi della nostra squadra azzurra. Tante vittorie, da Gianmarco “Gimbo” Tamberi nell’alto e Nadia Battocletti nei 5mila e 10mila metri, giusto per citarne due.
Ma quello era solo il primo chilometro della “gara” più bella del nostro presidente, metaforicamente parlando. A fine luglio, inizio agosto, Parigi 2024, in occasione delle Olimpiadi e Paralimpiadi, il momento più alto e atteso per lo sport mondiale, la nazionale italiana ha fatto sognare il paese: 40 medaglie (eguagliato il record di Tokyo 2020) e, un gradino appena sotto, 25 atleti o squadre che hanno sfiorato il podio. I quarti posti, appunto.
Questo risultato, spesso relegato ai lati delle cronache quando non completamente invisibile, rappresenta un territorio emotivo delicato. Puoi perdere il podio per una goccia, per un soffio, per un centimetro, per un secondo. E anche se ci hai creduto, anche se ormai sentivi tua quella medaglia, resti a una goccia, un soffio, un centimetro, un secondo o addirittura meno, da quella gloria che rende immortali i campioni.
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"Viene oggi sottolineata anche la presenza accanto a chi ha raggiunto l'emozione di una medaglia, anche di coloro che hanno conquistato il quarto posto. Non soltanto perché rappresentano tutte le atlete e tutti gli atleti che, pur senza salire sul podio, hanno brillantemente partecipato, ma anche per raffigurare la grande solidità con cui il nostro momento sportivo olimpico e paralimpico si è presentato a Parigi"Sergio Mattarella - Discorso agli atleti di ritorno da Parigi 2024
Eppure… Per la prima volta dopo Parigi 2024, il 23 settembre, durante la cerimonia di restituzione delle bandiere Olimpiche e Paralimpiche nel Salone dei Corazzieri al Quirinale, Mattarella ha voluto rendere omaggio anche alle atlete e agli atleti del quarto posto, che hanno dimostrato impegno, tenacia e dedizione.
"Viene oggi sottolineata anche la presenza – le parole del presidente – accanto a chi ha raggiunto l'emozione di una medaglia, anche di coloro che hanno conquistato il quarto posto. Non soltanto perché rappresentano tutte le atlete e tutti gli atleti che, pur senza salire sul podio, hanno brillantemente partecipato, ma anche per raffigurare la grande solidità con cui il nostro momento sportivo olimpico e paralimpico si è presentato a Parigi".
Chi sfiora la medaglia, arrivando quarto, vive spesso l’incubo di un’opportunità irripetibile, sfumata per un niente. Tuttavia l’essere così vicini al traguardo finale può diventare un’energia motivazionale straordinaria e un’occasione di crescita: la spinta verso nuovi obiettivi.
In una società sempre più competitiva il quarto posto è l'occasione migliore per imparare a convivere con l’imperfezione, a trovare la forza di riprovarci e a essere fieri di ciò che si è fatto.
Tregua olimpica? Ma quando mai
"Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, ma queste che vedete sono lacrime di gioia. Ve lo giuro: questo è il giorno più bello della mia vita"Benedetta Pilato - Nuotatrice
Benedetta Pilato è una delle promesse più splendenti del nuoto. Nata a Taranto il 18 gennaio 2005, la sua carriera è decollata già nel 2019, con l’argento mondiale a 14 anni nei 50 metri rana. A 15 anni la qualificazione olimpica con primato italiano. Una ragazza prodigio, che arriva ai Giochi olimpici di Parigi 2024 carica di allenamenti, prospettive, speranze. E come da programma conquista la finale nei “suoi” 100 metri rana. Fa una gara pazzesca, con una incredibile rimonta sulle prime nell’ultima vasca, e tocca il bordo sapendo di avere dato tutto e tutta sé stessa con il suo secondo tempo migliore di sempre.
Non basta. È quarta a un centesimo di secondo dalla terza. Una frazione di tempo infinitesimale, impossibile da quantificare a mente tanto è microscopica. Eppure in quel centesimo c’è tutta la differenza tra il podio e il rimpianto. Ma, sentite cosa ha detto Benedetta dopo quella gara, con un sorriso bagnato dal pianto: "Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, ma queste che vedete sono lacrime di gioia. Ve lo giuro: questo è il giorno più bello della mia vita".
E quando alla fine dei Giochi è salita con gli altri azzurri al colle del Quirinale, si è avvicinata al presidente Mattarella e gli ha chiesto festante un selfie. Concesso, naturalmente. Accompagnato da queste parole: "Questo è lo spirito olimpico. E Benedetta Pilato ce lo rammenta".
A proposito di quarto posto e della vittoria più importante: dare tutto, dare il proprio meglio, e poi godersi quel che viene. L’oro è prezioso, ma anche il legno può essere magico.
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