16 gennaio 2025
Rilascio degli ostaggi ancora prigionieri, fine dei bombardamenti e aiuti alla Striscia di Gaza. Sono questi i punti chiave dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas il 15 gennaio, dopo quindici mesi di guerra. La tregua Israele-Hamas entrerà in vigore domenica 19 gennaio. Intanto, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sospeso il voto del governo sull’accordo. La Protezione civile di Gaza rende noto che, dopo l'annuncio, raid israeliani hanno ucciso almeno 73 persone.
Secondo i dati forniti dal ministero della salute di Gaza all’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha) nell’ultimo aggiornamento risalente a una settimana fa, “tra il 7 ottobre 2023 e l’8 gennaio 2024, almeno 45.936 palestinesi sono stati uccisi e 109.274 sono rimasti feriti”. Si stima che occorreranno almeno 14 anni per rimuovere le macerie.
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Tra il 7 ottobre 2023 e l’8 gennaio 2024, almeno 45.936 palestinesi sono stati uccisi e 109.274 sono rimasti feritiOcha
L’accordo è strutturato in tre fasi:
La prima fase avrà una durata di sei settimane, durante le quali avverrà uno scambio di prigionieri: 33 israeliani, tra cui donne, bambini e civili con più di 50 anni che erano stati fatti catturati durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. In cambio, verranno liberati circa 1000 palestinesi. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, Israele ritirerà le truppe dai centri abitati di Gaza nelle zone che distano più di 700 metri all’interno del confine tra Gaza e Israele. Questo esclude però il Corridio di Netzarim, che divide in due la Striscia e sarà lasciata in un tempo più lungo. A questo si aggiungono: l’apertura del valico di Rafah, al confine con l’Egitto, per consentire ai palestinesi feriti di andare a curarsi e la possibilità di rientro nella parte nord di Gaza, dove però le persone rischiano di soffrire la fame, come aveva denunciato l’Ocha.
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La seconda fase, concordata in linea di principio, verrà messa a punto durante le sei settimane di negoziato. Se le condizioni saranno rispettate, Hamas rilascerà tutti gli ostaggi ancora in vita e Israele scarcererà altri palestinesi detenuti nel suo sistema carcerario. A questo dovrebbe seguire, secondo il documento che circola in questo momento, il “ritiro completo” da Gaza.
La terza fase, ancora in fase di definizione, riguarda la ricostruzione di Gaza in cambio della consegna dei prigionieri rimasti. Questo piano dovrebbe realizzarsi sotto la supervisione internazionale e avere una durata di 3-5 anni. Un tempo breve per rimuovere le 42 milioni di tonnellate di detriti che ricoprono la Striscia.
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Ci sono però deifronti aperti, uno tra tutti la ricostruzione, delle case, delle scuole e degli ospedali. Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli stati arabi presso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) lo scorso maggio ha affermato durante una conferenza stampa che “tutti gli investimenti nello sviluppo umano negli ultimi 40 anni sono stati spazzati via”. Il costo potrebbe aggirarsi sui 50 miliardi di dollari.
Dopo l’annuncio della tregua, nella Striscia sono iniziati i festeggiamenti. Anche i familiari israeliani degli ostaggi sperano di vederli presto a casa. Si confida che le parti rispettino gli accordi presi, senza dimenticare l’attacco del 7 ottobre 2023 in cui sono stati uccisi 1200 persone e gli bombardamenti di Israele da quel giorno fino alle ultime ore dei negoziati.
Pace, una parola, mille modi per intenderla
Per fissare questo momento, lavialibera condivide la poesia “La fine e l’inizio” di Wislawa Szymborska, scritta nel 1993 dalla premio Nobel per la letteratura, continuando a raccontare cosa accade.
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.
C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
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Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo
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