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11 luglio 2025
Il 2 settembre i rappresentanti della Syensqo (ex Solvay), l’azienda considerata responsabile dell’inquinamento da pfas nell’area di Spinetta Marengo (Alessandria), e quelli del ministero dell’Ambiente si incontreranno a porte chiuse per discutere su bonifiche e risarcimenti nell’ambito del processo in corso ad Alessandria. È questo il motivo per il quale l’udienza preliminare, fissata il 27 giugno (il giorno dopo la sentenza di Vicenza per il caso Miteni), non è stata celebrata ed è stata rinviata al 12 marzo 2026. Più di otto mesi di stop. Lo si apprende dal verbale stilato “fuori udienza” che lavialibera ha potuto visionare: “I difensori hanno rappresentato che pendono trattative con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energica (Mase), il quale ha fissato per il 2 settembre 2025 un incontro appositamente creato”. Lo slittamento, deciso dal giudice per l’udienza preliminare Andrea Perelli è stato chiesto il 16 giugno scorso dagli avvocati Guido Carlo Alleva e Riccardo Lucev, che assistono Andrea Diotto e Stefano Bigini, ex dirigenti della multinazionale Syensqo, dal 2021 accusati di aver contaminato i suoli e l’acqua di falda sotto lo stabilimento di Spinetta Marengo con le sostanze pfas, composti chimici prodotti e utilizzati nel sito dagli anni Ottanta.
E così, mentre a Vicenza, al termine del processo per l’inquinamento dei pfas della Miteni, il 26 giugno la Corte d’assise ha riconosciuto al ministero dell’Ambiente un risarcimento da 58 milioni per i costi sostenuti dal 2013, per il caso piemontese potrebbe esserci un accordo con la multinazionale Syensqo, unica produttrice italiana di queste sostanze. E di solito, dopo un accordo in questa fase, le parti civili lasciano il processo.
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“Il danno ambientale dev’essere risarcito mediante l’adozione di misure di ripristino delle risorse naturali danneggiate"Corte d'assise di Alessandria - Sentenza Solvay del 2015
La decisione di aprire al dialogo con i nuovi avvocati di Syensqo Solvay richiede una ricostruzione temporale sulla presenza del ministero nel procedimento penale in corso. Quando nel dicembre 2023 sono state chiuse le indagini per disastro ambientale da pfas nell’area di Spinetta Marengo, il Mase è stato riconosciuto come parte offesa e ha avviato la costituzione di parte civile nel processo, che in generale dà la possibilità di chiedere ai giudici un risarcimento per i danni subiti o per i costi sostenuti.
La costituzione di parte civile è stata depositata anche alla luce del primo processo penale contro la multinazionale Solvay, concluso in Cassazione nel dicembre 2019 con la condanna per disastro colposo innominato per sostanze storiche come il cromo esavalente. In quel processo il ministero dell’Ambiente era stato ammesso tra le parti civili. Tuttavia, nonostante i giudici avessero riconosciuto in tutte le fasi il suo ruolo, ha ottenuto poco nulla per una sua certa inazione.
Pfas, l'altro fronte: Solvay ad Alessandria
Nel primo grado di giudizio, finito nel 2015, il ministero aveva chiesto un risarcimento economico di 100 milioni “da liquidarsi in separata sede”, quando invece avrebbe dovuto esigere innanzitutto – come previsto dal Codice dell’ambiente del 2006 – la “riparazione” a spese della condannata Solvay, e soltanto dopo, in caso di mancata bonifica, il pagamento dei costi. “Il danno ambientale dev’essere risarcito mediante l’adozione di misure di ripristino delle risorse naturali danneggiate, attraverso la strada della riparazione ‘primaria’, ‘secondaria’ e ‘compensativa’”, si legge nelle motivazioni della Corte d’assise di Alessandria. “Solo quando il responsabile dell’inquinamento abbia omesso o realizzato in modo incompleto o difforme le misure di riparazione alle quali era obbligato, il pagamento pecuniario potrà fare ingresso, ma non quale forma di risarcimento del danno, bensì quale forma di ristoro dei costi sostenuti dallo Stato per le attività necessarie a realizzare le misure di riparazione omesse ovvero incomplete o difformi”. Siccome il ministero dell’Ambiente non aveva fatto quantificare il danno e non aveva predisposto, la Corte d’assise rimetteva “le parti innanzi al giudice civile”.
Quando al terzo grado di giudizio, in Cassazione, ha confermato questa impostazione, l’Avvocatura di Stato avrebbe dovuto chiederne la modifica della sua richiesta risarcitoria al tribunale civile, ma non l’ha fatto e così Solvay non ha provveduto alla bonifica né ha il ministero ha chiesto il pagamento delle spese per la riparazione.
Per via di questa mancata conversione, nel nuovo procedimento, quello per la contaminazione da pfas, Syensqo Solvay ha chiesto l’esclusione del Ministero. I difensori hanno motivato questa loro richiesta sulla base dell’inazione del ministero, che avrebbe dovuto richiedere appunto la bonifica prima.
Ma nel luglio 2024 le cose sono cambiate. Il 24 luglio 2024 Syensqo Solvay ha delineato una nuova strategia difensiva, tolto il mandato ai suoi storici avvocati, Luca Santa Maria e Giovanni Bolognesi, quelli che avevano chiesto l’esclusione del Mase come parte civile. Il nuovo legale è Guido Carlo Alleva, penalista esperto, a lungo impegnato quale difensore della famiglia Schmidheiny nel processo Eternit. Il nuovo avvocato ha aperto la strada ai risarcimenti e ha fatto contattare le oltre 200 parti civili già costituite. E adesso cerca un accordo con il ministero.
I risarcimenti offerti finora, però, non si avvicinano alle cifre richieste alla multinazionale dall’altra parte dell’oceano. Nel sito che produce pfas nello Stato del New Jersey, Stati Uniti, infatti la Solvay, dopo un processo civile iniziato nel 2020, aveva dovuto risarcire lo Stato con 393 milioni di dollari. Parte della somma era destinata alle analisi dei pozzi privati utilizzati dai residenti limitrofi il sito. Il resto è destinato alla bonifica dell’intera zona, con la ricerca di quei Pfas prodotti nel sito di Spinetta Marengo (cC6O4 e Adv) e poi utilizzati nel sito statunitense.
Ad Alessandria invece la difesa dei manager ha proposto alle singole parti civili somme inferiori ai 10mila euro ciascuno, alle associazioni ambientaliste meno di 50mila euro e al Comune di Montecastello, colpito dalla contaminazione da pfas nell’acquedotto, 100mila euro. Stessa cifra al Comune di Alessandria per il danno d’immagine. Nessuna spesa è stata prevista per la rimozione degli inquinanti dai pozzi privati vicini al sito chimico, che la stessa Agenzia per la protezione ambientale (Arpa) indica contaminati da cC6O4.
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A maggio il ministero ha fatto all’Ispra una richiesta inusuale, di solito riguardante i Siti di interesse nazionale, zone contaminate da sanare sotto la supervisione del ministero. Tra queste aree Spinetta Marengo non figura
Non è stato possibile conoscere quali siano gli argomenti al centro della trattativa tra ministero e Syensqo (Solvay). lavialibera ha chiesto un’intervista al ministero retto dal piemontese Gilberto Pichetto Fratin, ma non è stata concessa: “Al momento sono in corso delle trattative riservate”, ha risposto l’ufficio stampa.
A partire dal 2001 al 2021 (dopo la condanna del 2019), la multinazionale ha fatto alcuni piani di caratterizzazione, ha cioè predisposto dei documenti per spiegare quali sostanze vengono prodotte e utilizzate nello stabilimento di Spinetta Marengo e come avrebbe tutelato l’ambiente circostante da eventuali contaminazioni. Questi piani non hanno mai portato alla bonifica, né del sito interno, né soprattutto dei terreni esterni inquinati dalla fuoriuscita dei composti chimici. Nessuno di questi piani riguardava la famiglia dei pfas, prodotti e utilizzati dagli anni Ottanta, ma riguardano le altre sostanze “storiche” (prodotte dagli anni Sessanta) come cromo, cloroformio e altre.
A maggio il ministero ha fatto all’Ispra una richiesta inusuale, di solito riguardante i Siti di interesse nazionale, zone contaminate da sanare sotto la supervisione del ministero. Tra queste aree Spinetta Marengo non figura. Ha chiesto agli esperti dell’istituto informazioni su come bonificare l’area della Solvay, anche dai pfas. Lo ha fatto a quasi dieci anni di distanza dalla prima sentenza in base alla quale il ministero avrebbe dovuto pianificare le bonifiche da imporre alla Solvay. L’ufficio stampa del ministero non ha voluto fornire informazioni a riguardo.
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