
Scandalo Nba, la mafia affascina ancora gli Usa e Trump ne adotta lo stile



29 dicembre 2025
Ci sono saggi, autobiografie, diari. Nelle segnalazioni letterarie di quest'anno, abbiamo raccolto le testimonianze del presente, per decifrare la realtà complessa che stiamo vivendo e superare la paura. Ecco perché, in esclusiva, portiamo anche online quello che di solito potete trovare solo all'interno dell'edizione cartacea: tutti i libri che abbiamo recensito per i nostri lettori e le nostre lettrici nel 2025, per guardare insieme al 2026.
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Quest'anno vi abbiamo consigliato (in ordine di uscita):
Ricordate quanto caldo faceva il giorno dell’ultimo esame o di un importante colloquio di lavoro? Magari no, soprattutto se è successo tanto tempo fa, ma il vostro corpo e il vostro cervello non hanno mai rimosso quella sensazione, avendo messo in atto una serie di azioni per tenere la temperatura interna sotto controllo, consumando energia e facendovi concentrare meno. I cambiamenti climatici provocano delle reazioni molto più profonde di quello che si può pensare.
Ricordate quanto caldo faceva il giorno dell’ultimo esame o di un importante colloquio di lavoro? Magari la vostra memoria no, ma il cervello non ha mai rimosso quella sensazione
L’autore ha interpellato neuroscienziati, biologi, attivisti e comunità indigene, ha condiviso studi e raccolto le storie di chi sta già subendo le conseguenze della crisi climatica. Ha provato a spiegare i disturbi da stress post-traumatico in persone che non avevano mai sperimentato eventi, come le guerre, a cui di solito la associamo, ma avevano assistito a un incendio spaventoso o alla propria casa spazzata via da un uragano. Questo libro, oltre alle catastrofi, contiene un messaggio di speranza: siamo ancora in tempo per ricostruire angoli di biodiversità.

Sei anni di sfruttamento, dopo un viaggio iniziato in India con una falsa promessa e poi continuato in una roulotte senza acqua, mangiando ciò che rimaneva degli scarti dati agli animali dal ristorante del “padrone”, dove lo stipendio oscilla tra i 50 e i 150 euro al mese. La vita di Balbir Singh, bracciante nelle campagne dell’Agro Pontino, in provincia di Latina, è stata un inferno. Dopo tante umiliazioni, ha deciso di ribellarsi e denunciare il suo datore di lavoro, descrivendo nei dettagli un sistema basato sulla violenza e sulla cancellazione dei diritti in nome del profitto, anche in un paese democratico come l’Italia.
Il libro racconta di chi gli è stato vicino e di chi, al contrario, ha preferito voltarsi dall’altra parte. "Narro questo Paese, il nostro incontro e percorso fatto insieme – dice Singh rivolgendosi a Marco Omizzolo, personaggio fondamentale nella storia di riconquista della sua dignità, che inizia dalla riappropriazione dell’identità e del nome – e questa lotta comune che noi chiamiamo libertà".
Cosa significa oggi educare ai diritti umani? È la domanda-guida di questo volume, che ha il pregio di accompagnare lettori e lettrici in un percorso che parte da solide basi teoriche per poi condividere alcune pratiche da mettere in atto nei luoghi della formazione. Attraverso attività da fare insieme - adulti e giovani - si crea la possibilità di costruire le basi per una società più equa, fornendo strumenti utili che contribuiscono alla crescita della persona, sotto il profilo civile, culturale, sociale e politico.
In questo volume troverete riflessioni sulla responsabilità, sulle dinamiche più complesse, sulle relazioni tra i comportamenti e le conseguenze che posso avere sugli altri, fin da piccoli
Insegnare le responsabilità, le dinamiche più complesse, le relazioni tra i comportamenti e le conseguenze che posso avere sugli altri fin da piccoli, abituando all'ascolto attivo e alla partecipazione, aiuta ad aprirsi verso un mondo sempre più interconnesso. Oltre alle schede già presenti nel volume, è possibile accedere tramite qr code a una pagina web con altri materiali, in continuo aggiornamento, che arricchiscono ulteriormente le proposte formative.

Zona di sacrificio: è così che si definiscono le aree modificate radicalmente da alterazioni ambientali e disinvestimenti economici. Taranto è una di queste, con l’ex Ilva che ha dato lavoro, ma ha tolto salute. Cataldi ripercorre le lotte dentro e fuori la fabbrica, quando si chiedeva diritto alla sicurezza durante i turni e si scioperava dopo gli infortuni, ricorda la solitudine che ha provato quando anche i sindacati erano dalla parte dei padroni, e la rabbia condivisa.
Negli anni questo sentimento è diventato rivendicazione e le rivendicazioni si sono trasformate anche nella festa del Primo maggio libero e pensante, dove viene dato spazio anche agli operai e alle loro storie. "In questa città per non fare solo malesangue bisogna agire collettivamente, trovando insieme il coraggio di voltare le spalle all’acciaio": l’unico modo, per chi desidera continuare a vivere a Taranto, con cui poter guardare al futuro.
Partita con tutta la famiglia e rimasta da sola, unica superstite di un viaggio in barcone che doveva portarla insieme ai suoi genitori e i suoi fratelli in Europa. La storia di Rezwana è cambiata a 13 anni, stravolta il 28 ottobre 2015, quando la traversata dalla Turchia alla Grecia si è trasformata in tragedia. Dopo l’arrivo sulle coste greche, la bambina si è scontrata con il trauma del lutto e gli ostacoli della burocrazia, che le hanno impedito di stabilirsi in Svezia da una parente.
La storia di Rezwana è cambiata a 13 anni, stravolta il 28 ottobre 2015, quando la traversata dalla Turchia alla Grecia si è trasformata in tragedia
Nel racconto delle vicende personali, si inserisce la ricostruzione della dimensione collettiva, di chi ha aiutato le persone a salvarsi in mare e di chi ha dato una mano ai superstiti ad avere cibo, un tetto sulla testa e un po’ di affetto. Questo libro è una testimonianza del dolore enorme di chi lascia una terra per cambiare vita e si trova, se sopravvive, in un sistema ufficiale con regole rigide che respinge più di accogliere.

"Ora più che mai occorrerebbe affrontare la questione e rivedere in termini moderni e non repressivi la disperazione, il disagio e la fragilità umana che albergano negli istituti penitenziari. Ma non è così. Il vento spira largamente in senso contrario". È questo il fulcro del lavoro meticoloso di Pietro Buffa, che ricostruisce le narrazioni che negli ultimi anni hanno accompagnato i discorsi sulla giustizia e sugli istituti penitenziari.
La politica, che dovrebbe indirizzare verso l’obiettivo del reinserimento, ascoltando in particolar modo le argomentazioni dei sindacati di polizia penitenziaria, cade nella tentazione di inasprire le pene puntando sull’immediata crescita dei consensi. In questo modo, si allontana dal senso delle pene previsto dalla Costituzione e punta sulla repressione, in un sistema carcerario sempre più affollato e sofferente.
Cosa succede quando qualcuno decide di raccontare le minacce, le estorsioni, la pesantezza di una vita compressa dal potere asfissiante della mafia? Si denuncia, mettendo in pericolo se stessi e la propria famiglia, con la consapevolezza che esiste un percorso che lo Stato ha pensato per proteggere chi diventa testimone di giustizia. Persone che vogliono fare la propria parte, riferendo alle autorità il male che vedono o subiscono.
Cosa succede quando qualcuno decide di raccontare le minacce, le estorsioni, la pesantezza di una vita compressa dal potere asfissiante della mafia?
Ripercorrere con Davide Mattiello la storia di Marco M., seppur con nomi e luoghi diversi, mostra il coraggio di chi ha alzato la testa e le contraddizioni che abitano il nostro Paese: dalla connivenza di alcuni rappresentanti delle istituzioni, allo sconforto di chi si piega per paura delle ritorsioni. Parla però anche delle persone che scelgono di esporsi, al prezzo di stravolgere la propria vita. Una possibilità che ha preso corpo con una legge del 2018, e che aiuta la speranza di chi vuole uscire dalla violenza mafiosa testimoniando la verità.

Eman è rimasta a Gaza ed è stata costretta a trasferirsi tre volte. Basma ha provato a fuggire, ma è stata forzata a rimanere nella Striscia, dove si sente in "trappola da tutti i lati". Hind è diventata giornalista e ora fa la corrispondente dalla Palestina per Al Jazeera. C'è chi è rimasto e chi è riuscito a fuggire, molto spesso dopo aver perso nei raid israeliani tutta la propria famiglia.
Nel volume prendono spazio e corpo i racconti pubblicati sulla piattaforma Wann, che dal 2015 colleziona le testimonianze dell'impatto dell'occupazione sulle vite dei palestinesi. Racconti che sommano dieci anni in cui milioni di esistenze sono state stravolte. "Questo è un libro che cambia tra le mani mentre lo leggi – scrive Cecilia Strada nella prefazione – perché il massacro della Palestina continua ". Poi conclude: "Per cambiare il futuro, dobbiamo partire da qui, dal fatto che non sono numeri. Sono persone".
I nostri articoli per raccontare il genocidio a Gaza
Tra le pagine di questo viaggio tra scienza e comunicazione, il fisico climatologo Antonello Pasini accompagna lettori e lettrici nella complessità dei fenomeni che osserviamo ogni giorno e che sono spesso raccontati con superficialità, attraverso letture di parte o fake news. Servono invece lungimiranza e consapevolezza perché il dialogo tra esperti e classe politica raggiunga un obiettivo ambizioso: trovare il mix per tagliare le emissioni riuscendo, nello stesso tempo, a far sentire le persone partecipi del cambiamento e non solo spettatori passivi di scelte lontane.
Servono invece lungimiranza e consapevolezza perché il dialogo tra esperti e classe politica raggiunga un obiettivo ambizioso: trovare il mix per tagliare le emissioni
"Noi scienziati del clima – sottolinea Pasini – stiamo mostrando chiaramente come la lotta al cambiamento climatico non debba avere colore politico e non sia un tema ideologico. Se continueremo a correre dietro a subire le emergenze meteo-climatiche non avremo risorse per avverare qualsivoglia idea di futuro espressa dalla classe politica, sia essa di destra, di centro o di sinistra". Un passo importante per cominciare a prevedere scenari sostenibili per il futuro.

Da secoli, il Canale di Sicilia è un punto di incontro e scontro, di coesistenze pacifiche e di guerre. Attraversato da grandi e fruttuosi commerci, scorribande dei pirati e dalle traversate dei migranti, il Mediterraneo centrale è teatro di migliaia di vicende, tutte diverse ma accomunate da quella massa d'acqua che è diventata terra di conquista, zona di passaggio e cimitero. Il libro parla di cavi sottomarini, che portano internet e che alle volte vengono tranciati dalle ancore; di navi e aerei militari o di linea che accompagnano i giocatori alle partite del fine settimana.
Di uomini e donne partiti per colonizzare e altri che cercavano di salvarsi e sono morti durante la traversata. Attraverso un viaggio nel tempo tra le isole che compongono la geografia di questo volume - dalla piccola Lampedusa, fino a Malta e alla Sicilia-, lettori e lettrici sono stimolati a conoscerne le ricchezze e le contraddizioni, spinti a immaginare la prossima storia che si appoggerà su quelle onde.
Un gruppo di autrici si racconta, due generazioni di scrittrici a confronto in un volume inedito per il panorama editoriale italiano, tra immersioni personali, aneddoti e riflessioni linguistiche. Le protagoniste sono Gabriella Ghermandi, Espérance Hakuzwimana, Wissal Houbabi, Djarah Kan, Gabriella Kuruvilla, Kaha Mohamed Aden, Stella N’Djoku, Igiaba Scego e Nadeesha Uyangoda.
Immersioni personali, aneddoti e riflessioni linguistiche: un gruppo di autrici si racconta, due generazioni di scrittrici a confronto in un volume inedito per il panorama editoriale italiano
Il loro è un libro dove si sta in ascolto e si ripercorrono attimi di esistenza, alla ricerca del senso dello scrivere in diaspora in Italia. Djarah Kan, nelle prime pagine del suo intervento, sottolinea: "Ho un grande debito con chi ha scritto i libri che mi hanno salvato la vita e l'infanzia. Devo moltissimo ai libri. Gli adulti mi ignoravano. Nessuno mi parlava sinceramente. Tutti avevano qualcosa da nascondere. I libri invece non mi hanno mai mentito". Una consapevolezza che fa riscoprire l'intensità di letture spesso marginalizzate, in cui vengono mostrati - e coesistono - razzismo e spazi di libertà.

Il dibattito sembra irrimediabilmente polarizzato: da una parte chi può permettersi di cambiare abitudini e diventa protagonista di una "transizione ecologica che inizia da casa", di solito appartenente al ceto medio o benestante. Dall'altra, chi non riesce - o non può - entrare in questi meccanismi, rifugge e allo stesso tempo viene allontanato dalla partecipazione, alle volte additato di negazionismo climatico.
Secondo l'autore, per uscire da questa spaccatura servirebbe ripartire dal lavoro: quello precario, sottopagato, sfruttato, che distrugge l'ambiente e annichilisce le persone. Solo relazioni sostenibili tra i viventi "assicurano la rigenerazione di ecosistemi e di corpi [...], mentre quelle che non lo permettono sono ecocidiarie". E il lavoro parla un linguaggio universale. Ricominciare a pensare luoghi e attività umane come profondamente interconnessi può essere la leva con cui scardinare i principi su cui si fonda il capitalismo estrattivista, e provare a costruire un futuro vivibile.
L’Italia è un Paese sempre più diseguale: negli ultimi anni, si sta allargando la forbice tra chi si arricchisce e chi si impoverisce. In queste pagine, le voci degli autori si avvicendano in una staffetta di economia, per raccontare il peso sempre più importante delle eredità, le disparità di genere, la mobilità sociale azzoppata.
L’Italia è un Paese sempre più diseguale: negli ultimi anni, si sta allargando la forbice tra chi si arricchisce e chi si impoverisce
Non ci si ferma ai confini nazionali: la globalizzazione porta a ragionare sul sistema economico e finanziario mondiale, sulla condivisione dei danni provocati dal cambiamento climatico, che però gravano in maniera maggiore sui poveri e su Stati e popolazioni che inquinano meno.
Due domande accompagnano chi legge: «È necessario che ci sia disuguaglianza, per incentivare le persone a fare del loro meglio? O al contrario, troppa disuguaglianza finisce per rendere le nostre economie inefficienti e le nostre società conflittuali e invivibili?». Alcune risposte si trovano nel libro, altre rimangono aperte: mostrare le ingiustizie serve per capire come agire.

Trent’anni di carcere: è la pena che sta scontando Alaa Faraj, condannato come uno degli scafisti del viaggio che nel 2015 lo portò dalla Libia in Italia e in cui morirono 49 persone, stipate nella stiva della barca. Da quell’agosto di dieci anni fa, Alaa afferma la sua innocenza: voleva solo arrivare in Europa e continuare a fare il calciatore. In questo libro-diario si incontrano le lettere scritte dal ragazzo ad Alessandra Sciurba, docente all'Università di Palermo, e la ricostruzione della sua vita e dei primi dieci anni dietro le sbarre. Un racconto fatto di indagini, paura, frustrazione, ma anche un grande lavoro per resistere e continuare a credere nella giustizia, nei diritti umani e nello Stato italiano. Pagina dopo pagina, si prende consapevolezza insieme ad Alaa delle emozioni che spingono migliaia di ragazzi e ragazze a pagare i trafficanti per lasciare tutto e inseguire una nuova vita, di quanto poco serva per cambiarla per sempre. Altre 3mila persone vivono la sua stessa situazione, arrestate in Italia per essere “scafisti”: chi guida le barche, però, è «l’ultima ruota di un mostruoso ingranaggio del traffico di vite umane». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 23 dicembre ha graziato parzialmente Alaa, sottolineando il “proficuo percorso di recupero” e il “contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato".
In questo libro-intervista, Toni Mira ripercorre i molteplici passi e le durature battaglie di Luigi Ciotti, durante l’anno che segna il raggiungimento dei suoi 80 anni, i 60 anni del Gruppo Abele e i 30 di Libera, le associazioni di cui è stato fondatore. Anniversari che segnano la storia del nostro Paese. Nelle pagine si ripercorrono le scelte, i momenti di fatica e quelli di speranza. Alla politica chiede di bloccare «questa emorragia di umanità», di tornare alla vocazione di servizio alla collettività, di costruzione del bene comune, di progetto a lungo termine liberato da interessi contingenti, ricerche di consenso, compromessi per conservare assetti di potere.
Nelle pagine si ripercorrono le scelte, i momenti di fatica e quelli di speranza
Quello di Ciotti è un bilancio per guardare al futuro, in cui lascia ai lettori tre parole: continuità, condivisione e corresponsabilità. Secondo lui, ognuno è chiamato a fare un passo in più, uno sforzo verso la comunità e verso la libertà. Augura a tutti di essere eretici, di non fermarsi alle letture preconfezionate, ma di continuare a interrogarsi su quello che ci accade intorno.

Nella maggior parte dei casi sono luoghi dove il clima è tossico, la tensione «destinata a lievitare, a saturare persone e ambienti, e a esplodere per un gesto, un atteggiamento, una parola sbagliata». Così l’autore descrive gli istituti penitenziari italiani, dove i detenuti sono rinchiusi in condizioni disumane e degradanti, tra sovraffollamento, infantilizzazione e suicidi. Senza dimenticare la pressione sugli agenti penitenziari e il pochissimo spazio dato a volontari e educatori. In questi ambienti, in cui dovrebbe maturare il reinserimento del condannato all’interno della società, le persone rimangono sospese. L’autore, già direttore di diversi istituti di pena, ricorda le norme che, già da sole, nella loro corretta applicazione, potrebbero migliorare da subito la vita dei detenuti, prima o mentre si discute dell’efficacia o inutilità della carcerazione.
Se sei a casa mentre leggi questa recensione, avvicinati alla libreria. Scorri i volumi davanti a te e chiediti: «Quanti libri firmati da autrici e autori neri possiedo?». La risposta a questa domanda è uno dei punti di partenza per capire quanta disparità di rappresentazione tra bianchi e neri ci sia non solo sui testi, ma anche nelle serie, in televisione, nei podcast.
Delli pone lettrici e lettori di fronte al razzismo che resiste nelle relazioni di tutti i giorni, permeate di eurocentrismo e di strascichi di colonialismo
Delli pone lettrici e lettori di fronte al razzismo che resiste nelle relazioni di tutti i giorni, permeate di eurocentrismo e di strascichi di colonialismo. Affiora così una «linea del colore» che porta a scartare le persone nere durante i colloqui di lavoro o nell’affitto di una casa, animando e alimentando il pregiudizio antinero. Capire che tipo di lupo bianco si è, mettendosi alla prova con i quesiti proposti dall’autrice, può trasformare da nemici in alleati.

La mafia: la sua definizione, la rappresentazione nei media, le modalità con cui agisce, si espande e costruisce relazioni nell’area grigia. E poi l’antimafia, nelle sue forme istituzionali e sociali, lo spazio in cui descriviamo il fenomeno e lo affrontiamo. Rocco Sciarrone, presidente della Società scientifica italiana degli studi su mafie e antimafia, e tra i massimi esperti italiani in materia, raccoglie nel volume un insieme di analisi e riflessioni tra le più avanzate sul tema. Con un approccio interdisciplinare e un linguaggio accessibile anche ai non specialisti, l’autore offre una preziosa sintesi dei suoi studi e delle ricerche che sono state condotte negli ultimi trent’anni in Italia. Ne emerge una mappa aggiornata delle conoscenze sui fenomeni mafiosi e delle questioni ancora oggi al centro del dibattito accademico e pubblico. Un’opera indispensabile per chi desidera comprendere la mafia al di là della cronaca, degli stereotipi e dei luoghi comuni.
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