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Ius soli, il primo impegno di Kyenge, spauracchio della destra

Dopo le elezioni del 2013, Enrico Letta diventa presidente del consiglio a capo di una maggioranza sostenuta dal centrodestra. Nomina ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge, medico di origine congolese che punta allo ius soli. Gli alleati del Pdl la arginano

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

10 febbraio 2021

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CITTADINANZA, COSÌ LA POLITICA AFFONDA LA RIFORMA DA PIÙ DI DIECI ANNI 3/6 - Negli ultimi giorni Mario Draghi sta tenendo le sue consultazioni con le forze politiche e sociali in vista della creazione di un nuovo governo. Le formazioni hanno posto all'attenzione di Draghi alcuni punti del loro programma. Per alcune di loro, tra cui il Partito democratico, tra le proposte irrinunciabili c'è quella della riforma della cittadinanza con l'introduzione dello ius culturae.  Su questo tema la Lega di Matteo Salvini avrebbe posto il suo veto. È la riproposizione di un dibattito politico (e di una contrapposizione) che va avanti da più di dieci anni senza alcuna evoluzione sostanziale. lavialibera propone una serie di articoli per ripercorrere le tappe di questa mancata riforma tra le proposte parlamentari e i falsi argomenti (ricorrenti) degli oppositori.

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L’inizio è dirompente, non passa senza reazioni. Il 28 aprile 2013, dopo le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio che danno vita alla diciassettesima legislatura, si insedia il governo di Enrico Letta sostenuto soprattutto da Pd e da una parte del centrodestra. Nell’esecutivo trova posto come ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, medico di origine congolese: “Qual è il primo traguardo che si prefiggerà come ministro?”, chiede l’Unità, scomparso quotidiano del Partito democratico. “La conquista delloius soli per i bambini stranieri nati in Italia che devono poter avere da subito la cittadinanza italiana. È un loro diritto ed è un obiettivo per raggiungere il quale lotto ormai da molti anni”. Mario Balotelli, attaccante della nazionale italiana e del Milan, apprezza la scelta: “La nomina di Cecile Kyenge a ministro per l'Integrazione rappresenta un ulteriore, grande passo in avanti verso una società italiana più civile, più responsabile e più consapevole della necessità di una migliore e definitiva integrazione”. In parlamento vengono presentante due proposte di legge per adottare uno ius soli temperato, una sostenuta dal Pd, l’altra da Scelta civica, formazione fondata dall’ex premier Mario Monti.

Gli attacchi al governo "bonga bonga"

La nomina dell'immigrata congolese a ministro della Repubblica è la ciliegia sulla torta (...). C'è da far sentire straniero in patria chiunque abbia ancora a cuore la sovranità e l'identità nazionaleMario Borghezio - Eurodeputato Lega Nord

La nomina di Kyenge suscita reazioni scalmanate: “Con un simile governo 'bonga-bonga' c’è da comprendere coloro che, potendo, stanno lasciando l'Italia – commenta Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord –. La nomina dell'immigrata congolese a ministro della Repubblica è la ciliegia sulla torta (...). C'è da far sentire straniero in patria chiunque abbia ancora a cuore la sovranità e l'identità nazionale, minacciata dal progetto di riforma a favore dello ius soli”. Per Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda, Kyenge è il “simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri”. Sfida poi il ministro ad andare “in alcune città del Nord a vedere come l'immigrazione di massa ha ridotto gli italiani a minoranza nei loro quartieri”. La Lega si scatena. Salvini, che oltre a essere il segretario della Lega Lombardia è anche un acceso tifoso del Milan, si scaglia anche contro Balotelli, possibile testimonial della campagna per la riforma della legge sulla cittadinanza: “Balotelli si occupi di tirare un calcio al pallone”. Il  senatore della Lega Nord, Sergio Divina, definiva il ministro “ex clandestina ma integrata ora”, intenzionata a creare “una nuova demografia in Italia fatta da ex clandestini”. Non da meno Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) per il quale c’è il pericolo di “far diventare l'Italia una specie di calamita per le partorienti clandestine da ogni parte del mondo”.

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Il Pdl nella maggioranza fa sentire il suo peso: ci sono altre priorità

Kyenge prosegue per la sua linea. Il 4 maggio ribadisce che “il governo ha delle priorità, tra cui il diritto alla cittadinanza”. Maurizio Gasparri (Pdl) replica: “Non sono accettabili colpi di mano o scelte demagogiche. Dico ai ministri che il passaggio allo ius soli non è neanche ipotizzabile. La concessione automatica della cittadinanza a chiunque nasca in Italia sarebbe un errore”. Elvira Savino (Pdl) minaccia: “Sarebbe auspicabile rinviare la questione ad altri tempi se si vuole che il governo Letta vada avanti”. La questione è che il governo è sostenuto anche da una parte del Pdl, che non approva: “Le opinioni politiche di Cecile Kyenge su cittadinanza e reato di immigrazione clandestina sono perfettamente legittime se espresse a titolo personale, ma fuori luogo se pronunciate nelle vesti di ministro della Repubblica in un governo di coalizione che vive anche grazie al sostegno del Pdl, e ai suoi voti sui singoli provvedimenti”, ammonisce la senatrice Anna Maria Bernini, seconda la quale lo ius soli non fa parte “di quell'agenda di governo su cui Enrico Letta ha incassato la fiducia delle Camere”. 

Ci sono sempre altre priorità quando si parla di cittadinanza. È uno dei ritornelli più comuni. “Con lo ius soli non si mangia” diceva la deputata Pdl Savino per spostare le attenzioni su “altri problemi”. “Con tutti i problemi che ci sono, non ne capisco il perché – diceva Roberto Cota, presidente del Piemonte – Gli immigrati già presenti hanno altre priorità (lavoro, servizi, eccetera), a quelli che vorrebbero arrivare, dobbiamo far capire che non possono venire tutti da noi”. “Sono a favore dello ius soli e nel movimento non c'è alcuna spaccatura su questo – diceva il capogruppo M5s alla Camera, Vito Crimi – ma non vogliamo che si dimentichi che oggi la vera emergenza è quella della crisi economica che produce suicidi e disagio”. Il dibattito impazza, per mesi se ne parla, ma senza mai entrare nel merito. La Lega organizza proteste, anche Fratelli d’Italia e Forza Nuova. Il ministro Kyenge incarna lo spauracchio delle destre e il dibattito si radicalizza: le vengono lanciate banane, esposti manichini insanguinati, Roberto Calderoli le dà dell’orango. La Padania, il quotidiano della Lega Nord, le dedica addirittura una rubrica quotidiana per indicare i suoi appuntamenti sul territorio, quasi un invito a manifestare con costanza contro di lei.

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Il ministro non cede, ma il governo Letta cade per mano di Renzi

Quando Kyenge dovesse portare in Parlamento lo ius soli (...) allora cominceremmo a farle la guerra seriamenteMatteo Salvini - Lega

Kyenge non cede, vuole che la legge sia approvata nei primi mesi del 2014: la discussione del ddl era stata calendarizzata dalla commissione Affari istituzionali per la fine di gennaio. Il ministro ribadisce che lo ius soli “è per me una priorità, ho cominciato il mio mandato proprio su questo” e spiega che “quando si parla di questo tema, anche per propaganda politica, viene spesso fatto passare che le nostre proposte sono di uno ius soli secco”, cioè quello per cui è italiano chi nasce nel nostro Paese. “Non è il caso dell'Italia – ha spiegato – noi parliamo invece di ius soli temperato, cioè che quando i genitori immigrati hanno fatto un percorso di integrazione, i loro figli possono ottenere la cittadinanza, oppure se i bambini arrivano in Italia, possono diventare italiani dopo un certo percorso scolastico”. Il messaggio non passa. Salvini promette che “quando (Kyenge, ndr) dovesse portare in Parlamento lo ius soli o l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, o altre proposte demenziali, allora cominceremmo a farle la guerra seriamente”. La guerra seriamente. 

Il capo del governo, Enrico Letta, inserisce l’approvazione dello ius soli nel patto “Impegno Italia”, ma il suo governo dura poco. A metà febbraio, il Pd presieduto da Matteo Renzi esprime critiche al governo di Letta che si dimette e Renzi viene incaricato di formare il nuovo esecutivo.  

Leggi la prima parte - Quando Fini voleva lo ius soli temperato
Leggi la seconda parte - Col precario governo Monti, Riccardi spinge per lo ius culturae
Leggi la quarta parte - Renzi rilancia, ma alla fine molla
Leggi la quinta parte - Terrorismo e sostituzione etnica: gli argomenti della destra
Leggi la sesta parte - L'ignavia di Grillo e i flirt con la Lega: il M5s schiva il tema 

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