15 giugno 2017. Al Senato i senatori della Lega protestano contro lo ius soli (Foto Giuseppe Lami - Ansa)
15 giugno 2017. Al Senato i senatori della Lega protestano contro lo ius soli (Foto Giuseppe Lami - Ansa)

Riforma della cittadinanza: quando Renzi rilanciò il tema per poi cedere

Matteo Renzi aveva fatto della riforma della cittadinanza un suo cavallo di battaglia, ma non ha raggiungeto l'obiettivo. Nel 2017, sotto il governo Gentiloni, la destra fa ostruzionismo e il Pd cede sullo ius soli temperato

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

10 febbraio 2021

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CITTADINANZA, COSÌ LA POLITICA AFFONDA LA RIFORMA DA PIÙ DI DIECI ANNI 4/6 - Negli ultimi giorni Mario Draghi sta tenendo le sue consultazioni con le forze politiche e sociali in vista della creazione di un nuovo governo. Le formazioni hanno posto all'attenzione di Draghi alcuni punti del loro programma. Per alcune di loro, tra cui il Partito democratico, tra le proposte irrinunciabili c'è quella della riforma della cittadinanza con l'introduzione dello ius culturae.  Su questo tema la Lega di Matteo Salvini avrebbe posto il suo veto. È la riproposizione di un dibattito politico (e di una contrapposizione) che va avanti da più di dieci anni senza alcuna evoluzione sostanziale. lavialibera propone una serie di articoli per ripercorrere le tappe di questa mancata riforma tra le proposte parlamentari e i falsi argomenti (ricorrenti) degli oppositori.

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Era una delle sue priorità. Già anni prima di diventare il capo del governo, Matteo Renzi, prima sindaco di Firenze, poi presidente del Partito democratico, affermava che tra i suoi obiettivi c’è la riforma della cittadinanza, uno ius soli temperato, legato al compimento di un ciclo scolastico. “Cosa mi ha fatto incazzare dell'incontro con Renzi? – dice l'altro Matteo, Salvini, a Radio Padania dopo un incontro il 18 febbraio 2014 – Ci siamo incazzati quando ai problemi degli alluvionati, dei terremotati e di chi chiude le aziende ti senti rispondere con la proposta dello ius soli o la volontà di trasferire a Roma le competenze regionali su turismo ed energia...”. 

Se la riforma è l’obiettivo, Renzi non lo dimostra. Nella rosa di ministri del governo, rispetto all’esecutivo di Enrico Letta manca qualcuno che si occupi di integrazione e manca Cécile Kyenge. L’8 maggio 2014 Renzi annuncia: “La soluzione che individueremo entro fine anno sarà un criterio che consenta lo ius soli legato ad un ciclo scolastico”. Di tempo, però, ne passa parecchio. All’inizio del 2015, in una lettera agli iscritti del Pd, Renzi scrive che “trovare un punto di equilibrio non sarà una passeggiata, ma è un nostro preciso impegno davanti agli elettori”. Nonostante gli annunci, bisogna aspettare il 30 luglio, giorno in cui Marilena Fabbri (Pd) presenta alla commissione Affari costituzionali della Camera un testo unificato delle proposte

Qui la Lega minaccia “un Vietnam” e “le barricate per impedire l'africanizzazione dell'Italia”, dice il deputato Cristian Invernizzi che il 22 settembre presenta 150 emendamenti per fare ostruzionismo: “Siamo in trincea contro il suicidio etnico”. La maggioranza media per un accordo. L'intesa si basa su due emendamenti che introducono l'obbligo della frequenza di un ciclo scolastico di almeno cinque anni (nel caso in cui la frequenza riguardi le scuole elementari, bisognerà superare l'esame finale) e inoltre almeno uno dei genitori deve avere il permesso di soggiorno “di lunga durata”. A Salvini non va: “Se bisogna estendere il diritto di voto noi preferiamo concederlo ai sedicenni e ai diciassettenni italiani. Gli stranieri nati in Italia se vogliono la cittadinanza la potranno richiedere una volta compiuti i 18 anni di età”. Il 13 ottobre il testo viene approvato (contrari Lega e Fratelli d’Italia, astenuto il Movimento 5 Stelle).

Renzi perde, arriva Gentiloni

Si rischia di stravolgere i connotati identitari e culturali del Paese proprio nel momento in cui siamo più esposti a flussi migratori fuori controlloAndrea Mandelli - Senatore Forza Italia

Dopo il voto alla Camera, il testo però si arena. Passa un anno da quella votazione e la maggioranza va in crisi. Il 4 dicembre 2016 Renzi perde il referendum costituzionale su cui aveva puntato molto e si dimette. Paolo Gentiloni assume l’incarico di formare il nuovo governo. L'alleanza di governo non cambia, ma da una parte montano i toni: “Ci sono altre priorità su cui concentrare l'azione di governo e lo ius soli non è tra quelle. L'agenda di governo si decide insieme e non è sottoposta al diktat di  nessuno”, annuncia Valentina Castaldini, portavoce del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano.

Il testo arriva al Senato il 20 aprile 2017: “La smania da ius soli che si sta diffondendo a sinistra è una pulsione ideologica che non fa bene al Paese – dichiara il 31 maggio il senatore di Forza Italia Andrea Mandelli, secondo il quale concedere la cittadinanza "in maniera facile e automatica è un atto irresponsabile: si rischia di stravolgere i connotati identitari e culturali del Paese proprio nel momento in cui siamo più esposti a flussi migratori fuori controllo”. Questo è uno degli aspetti che più influenzano il dibattito: nel 2016 e nel 2017 gli sbarchi di migranti dalla Libia crescono molto e il tema diventa un cavallo di battaglia delle destre.

La calda estate 2017 a Palazzo Madama

“Questi bambini sono compagni di classe dei miei figli, sono cresciuti qua, perché togliere a una bambina il diritto di essere italiana? Così la ghettizzi”Matteo Renzi - 10 luglio 2017

Era soltanto il preludio di un dibattito intenso e duro. Il 15 giugno si registrano bagarre dentro e fuori il Senato. Mentre in aula si discute e la Lega insulta il presidente Pietro Grasso, fuori Casapound e Forza Nuova, movimenti di estrema destra, protestano contro la riforma della cittadinanza. Gentiloni non molla: “È arrivato il tempo di poter considerare a tutti gli effetti questi bambini come cittadini italiani. Glielo dobbiamo, è un atto doveroso e di civiltà. Mi auguro che il Parlamento lo faccia presto nelle prossime settimane”, dice a Bologna il 17 giugno. A distanza, Salvini replica: “Faremo tutta l'opposizione possibile e se non basterà siamo disposti a trascorrere luglio e agosto in strada con i banchetti a raccogliere le firme per un referendum per cancellare la legge sulle cittadinanze facili”. Beppe Grillo detta la linea ai suoi: “Trattasi non di legge, ma di pastrocchio invotabile”. “Lo ius soli è in questo momento solo uno strumento di propaganda elettorale”, aggiunge Luigi Di Maio e Giorgia Meloni si rivolge ai grillini: “Se il M5s ha cambiato idea siamo contenti e lo dimostri”. 

Un sondaggio pubblicato sul Corriere della sera il 25 giugno mostra come i favorevoli alla riforma siano passati dal 71% degli intervistati del 2011 al 44 %. “Non si può cambiare idea per un sondaggio che dice che gli italiani sono meno favorevoli, tendenza che non è legata all'insicurezza sugli attentati”, risponde Renzi il 27 giugno. “Ignorare la contrarietà degli italiani alla nuova legge sulla cittadinanza significa non avere rispetto della sensibilità del Paese”, dichiara la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria, alludendo anche alle sconfitte del centrosinistra nelle recenti elezioni locali. Renzi va avanti e il 1° luglio dice che “allo ius soli non ci rinunciamo perché è un principio di buonsenso, sacrosanto. L'abbiamo raccontata male? La racconteremo bene. Ma chi è cresciuto qui ha il dovere di essere cittadino del nostro Paese”.

Così l'iter del ddl per la riforma riparte in Senato, ma la maggioranza traballa. Una parte è composta da politici di centrodestra come Angelino Alfano e Denis Verdini molto scettici. Gentiloni prende tempo, si pensa al rinvio. “Questi bambini sono compagni di classe dei miei figli, sono cresciuti qua, perché togliere a una bambina il diritto di essere italiana? Così la ghettizzi”, insiste Renzi il 10 luglio. Tuttavia i tempi sono stretti: la legislatura va verso la conclusione, nella primavera 2018 si voterà, di mezzo ci sono le vacanze estive e lo stop di Natale, ma anche le lunghe discussioni sulle leggi di bilancio in autunno. Gli analisti sono scettici: la riforma non verrà portata a termine.

Il rinvio, una vittoria per le destre. Renzi tituba

“Noi abbiamo accettato la richiesta del governo ma vedendo le ultime settimane sono ridotte le possibilità che passi in questa legislatura”Matteo Renzi - 5 agosto 2017

Il 17 luglio la questione viene rinviata. Per la sinistra, Renzi si arrende e il Pd cede agli alleati di centrodestra: “Se fai a gara con Salvini a chi ha la ruspa più grande, alla fine vince lui”, dice Roberto Speranza, esponente di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista. “Dire che a settembre facciamo qualche modifica e poi approviamo lo ius soli, come sostiene qualcuno nella maggioranza, significa far saltare la legge, rinvio dopo rinvio”, deve ammettere Matteo Orfini (Pd). Renzi sembra dover accettare la realtà: “Noi abbiamo accettato la richiesta del governo ma vedendo le ultime settimane sono ridotte le possibilità che passi in questa legislatura”, dice il 5 agosto.

A destra tutti leggono il rinvio come una loro vittoria. Tra di loro spicca Roberto Calderoli: “Oggi ci godiamo questa vittoria – dice per prendersi i meriti –. Sono stato io a fermarlo, anche a costo di essere continuamente insultato, dileggiato, persino minacciato, per la mia azione di sabotatore prima nella commissione Affari costituzionali, dove peraltro sono l'unico esponente della Lega, dove con i miei giochini ed emendamenti li ho tenuti fermi per due anni, costringendoli ad andare in aula senza relatore, e poi in aula dove, ancora una volta, con i miei 50mila emendamenti, li ho inchiodati”. “Il clima ostile allo ius soli? Lo abbiamo creato noi, e lo rivendichiamo con orgoglio”, sostiene il vicepresidente di CasaPound Italia Simone Di Stefano. “È una vittoria dei prepotenti sui piccoli che non hanno voce, una vittoria dell'indecisione, una vittoria dell'incapacità di risolvere i problemi”, sentenzia monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes organismo della Conferenza episcopale italiana (Cei).

Il centrosinistra ci crede ancora, ma non troppo

“Caro Renzi stai sereno: ora potrai mettere lo ius soli come primo punto del tuo programmaGiorgia Meloni

Il centrosinistra per tutta l'estate ne parla e promette l'approvazione a settembre. Gentiloni prima rilancia, poi fa un passo indietro, poi riapre, poi chiude. Interviene anche papa Francesco: “Nel rispetto del diritto universale a una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita”, diceva nel messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018 pubblicato il 21 agosto. Il suo monito non basta, anzi a destra sollevano altre barriere: “Se lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure”, replica il leader della Lega. 

A settembre, la maggioranza vuole porre la questione di fiducia, ma il “blitz” salta. L'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e Articolo 1 - Mdp insistono. “Uno spiraglio sullo ius soli? Non lo so, il Pd è tutto favorevole, in questo momento non ci sono i numeri perché c'è paura e non nel Pd”, dice Renzi il 19 settembre. Il 28 settembre Salvini rende in modo chiaro: “La cittadinanza arriva alla fine di un percorso, lo hanno capito anche Renzi e Alfano”. La sinistra spinge. “Non ci sono i numeri”, risponde Renzi il 14 dicembre 2017. Il 23 dicembre, prima della pausa natalizia, al Senato l'esame del ddl viene fermato per la mancanza del numero legale dei presenti. “È definitivamente naufragato. Colpito e affondato. Morto e sepolto”, sancisce Calderoli. “Caro Renzi stai sereno: ora potrai mettere lo ius soli come primo punto del tuo programma”, scrive Meloni su Facebook.

Leggi la prima parte - Quando Fini voleva lo ius soli temperato
Leggi la seconda parte - Col precario governo Monti, Riccardi spinge per lo ius culturae
Leggi la terza parte - L'impegno di Kyenge, spauracchio della destra
Leggi la quinta parte - Terrorismo e sostituzione etnica: gli argomenti della destra
Leggi la sesta parte - L'ignavia di Grillo e i flirt con la Lega: il M5s schiva il tema 

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