Criminalità giovanile, le mafie contano

La delinquenza minorile non è uguale in tutta Italia: a Genova e Milano prevalgono risse e aggressioni, a Napoli omicidi, rapine e traffico di droga

Giulia Piazza

Giulia PiazzaLaureata Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

21 luglio 2021

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La violenza giovanile non è uguale in tutta Italia e la presenza di organizzazioni mafiose segna la differenza. Il peso delle famiglie criminali, l’abbandono scolastico e i bassi livelli di microcriminalità tracciano una linea di demarcazione tra Nord e Sud, e tra realtà urbane differenti, come Napoli, Genova e Milano. Tre città che gli ultimi 20 anni hanno assistito a una crescente attenzione mediatica sul tema della violenza giovanile.

Napoli

A Napoli i protagonisti delle violenze sono giovani di famiglie italiane, spesso il “sottoprodotto” della camorra tradizionale. "La delinquenza minorile non è un’emergenza, ma un problema incancrenito con il quale ci si misura da tempo". Così la Direzione investigativa antimafia (Dia) descriveva nel 2018 la situazione partenopea. E ancora: "Accanto a fenomeni delinquenziali tradizionali sono emerse inedite forme di devianza minorile". Le inedite forme di violenza a opera di minorenni hanno tre origini: figli dei boss che ripropongono dinamiche e tradizioni della criminalità organizzata; l’aspirazione camorrista di alcuni gruppi di giovani che compiono reati per avvicinarsi al mondo della criminalità adulta; gli scontri violenti e le liti per futili motivi. La città di Napoli registra il numero assoluto più elevato di minorenni denunciati o arrestati per rapina dal 2004 al 2015: il 18,5 per cento di tutte le metro-aree italiane, pari a 2.396 segnalazioni su 12.956 totali.

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Genova e Milano

A Genova e Milano, al contrario, non si rintracciano rapporti tra criminalità adulta e bande giovanili. La situazione genovese e milanese riporta le violenze come fenomeno di iniziazione alla banda o come evento collaterale allo scontro tra fazioni. I reati contestati ai giovani latinos sono perlopiù ascrivibili al mondo delle risse e delle aggressioni, mentre i curricola criminali dei giovani napoletani risultano più compositi: associazione mafiosa, omicidio, rapina, violazioni in tema di stupefacenti e quelle circa la detenzione e l’uso di armi da sparo. Quindi, mentre al Nord prevalgono reati minori, al Sud le connessioni con la criminalità adulta creano uno scenario più complesso. Stando al Secondo rapporto sulla criminalità e la sicurezza a Napoli di Di Gennaro e Marselli dell’università Federico II (2018), Genova si presenta come la metropoli italiana con il più alto indice di microdelinquenza minorile (527 denunciati su 100.000 residenti di età compresa tra 14 e 17 anni), seguita in terza posizione da Milano (377,1). La città di Napoli (69) occupa una delle posizioni più basse dell’elenco.

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L’abbandono scolastico

Dirimente anche l’abbandono scolastico e l’assenza di occupazione. Nella città di Milano, secondo i dati del censimento 2011 elaborati dall’ufficio statistica del Comune, gli abbandoni scolastici nella fascia 6-16 anni riguardano 574 italiani (lo 0,64 per cento di 89.187 minorenni italiani) e 704 stranieri (il 3,33 per cento di 21.118 under 18 stranieri). Su Napoli il confronto è più difficile: l’Istat registra solo il dato regionale (17,3 per cento), altri rapporti arrivano addirittura a stimare una dispersione scolastica napoletana del 34 per cento (anni 2013-2017).

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