10 dicembre 2021
IUS SOLI
loc. s. m. Principio del diritto per cui la cittadinanza si acquisisce automaticamente per il fatto di essere nati nel territorio di un determinato Stato. Dal lat. giuridico ius soli (diritto basato sull'appartenenza al territorio).
C’è un bel racconto di Vercors che si intitola Il cammino verso la stella e che parla di Thomas che si era innamorato della Francia. Vercors è il nome da partigiano di Jean Bruller, che prima di diventare un membro importante della Resistenza francese faceva il disegnatore satirico, e dopo la Liberazione ha scritto racconti di una bellezza arrabbiata e struggente come Il silenzio del mare, Le armi della notte e quello a cui mi riferisco in cui, appunto, Thomas si innamora della Francia.
Thomas, che viveva nella Moravia (regione dell’attuale Repubblica ceca, ndr) degli anni ’20, decide un giorno di raccogliere un po’ di soldi e di partire, a piedi, per la Francia. Lascia una casa sicura e anche un lavoro, i suoi sono benestanti, perché fin da ragazzino, cioè pochi anni prima, passava le ore steso sul tappeto dello studio di suo padre a leggere i libri dei grandi autori francesi, i romanzi soprattutto, Dumas, Balzac, Hugo, innamorandosi di quella terra "radiosa, generosa, intelligente e giusta".
Ius culturae, la terza via per la cittadinanza
In un racconto di Vercors, il protagonista migra per amore della Francia: “Allora da oggi in poi sei dei nostri”, gli risponde un oste
Thomas sarebbe anche di lontana, quasi lontanissima origine francese, dal momento che i suoi erano emigrati nell’Ottocento, ma non importa, qui il dettaglio che conta è che ne sia innamorato. Sarebbe anche lontanamente ebreo, prima che i suoi si convertissero, tanti anni fa, ma neppure questo, al momento conta. Conta solo che è innamorato.
Così Thomas parte, attraversa un pezzo d’Europa e arriva in Francia dove si ferma a bere in un’osteria e l’oste, che è un tipo gioviale dai capelli rossi – un rossigno, scrive Vercors – gli chiede da dove venga e quando capisce l’amore di Thomas per il suo Paese gli dice: "Allora da oggi in poi sei dei nostri". E, vi giuro, quello è un bellissimo momento.
Non finisce bene. Perché Thomas vive felice in Francia, pur affrontando gli alti e i bassi della vita di tutti, mette su famiglia, mette su una bella attività, respira l’aria del Paese che ama finché le cose non cambiano e il suo essere lontanamente, quasi lontanissimamente ebreo non fa la differenza. Anche in quella Francia così radiosa, generosa, intelligente e giusta, che da un po’ di tempo ha cominciato a non esserlo più. Così un giorno Thomas viene arrestato e portato al Velodromo d’Inverno, che è l’anticamera del campo di concentramento di Drancy, a sua volta l’anticamera di quello di sterminio di Auschwitz. E la cosa che più gli fa male, la cosa che getta Thomas in una folle e inarrestabile disperazione, è che a portarlo via è una giovane guardia dai capelli rossi. Un rossigno.
Perché cito questa storia? Non solo perché i racconti di Vercors sono bellissimi e se a qualcuno venisse voglia di leggerli sarei contento. E neppure per fare un paragone diretto tra la Shoah di Thomas e le vicissitudini di migranti o bambini nati qui da noi, che devono aspettare i diciotto anni per essere riconosciuti quello che sono, se ci riescono. Non è quello il punto.
Il punto è che Thomas si era innamorato della Francia. E un Paese è di chi gli vuole bene. L’Italia è di chi le vuole bene. Per cui, alla fine, io non parlerei di ius sanguinis e, guarda, neppure di ius soli. Io parlerei di ius cordis. Il diritto del cuore. Perché magari dico una banalità da buonista, e so di non essere certo il primo, e per fortuna, a pensare o scrivere una cosa del genere, ma per me un Paese, anche l’Italia, è di chi gli vuole bene. E allora:
IUS CORDIS
loc. s. m. Principio del diritto per cui la cittadinanza si acquisisce automaticamente per il fatto di essersi innamorati di un determinato Paese.
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