24 dicembre 2021
Il Politecnico di Torino resterà a fianco di Frontex. Il 14 dicembre 2021 il Senato accademico ha dato il via libera al contratto per la produzione di cartografia siglato dall’ateneo con l’Agenzia europea che sorveglia le frontiere esterne dell'Unione. Un accordo salvato da una fragile e paradossale clausola con cui le parti si impegnano a far sì che l’utilizzo finale dei prodotti della ricerca sia rispettoso dei diritti umani delle persone coinvolte. Paradossale, perché la scarsa attenzione verso il rispetto dei diritti fondamentali da parte dell’Agenzia è nota e in un certo senso inevitabile data la natura dell'ente: la priorità di Frontex è sorvegliare le frontiere, non proteggere le persone.
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Serve fare un passo indietro. Come ricostruito su Altreconomia, nel luglio 2021 un consorzio italiano formato da Ithaca Srl – una società interamente controllata dall’associazione no-profit Ithaca che si occupa di attività di “osservazione della terra a sostegno delle emergenze umanitarie” – in cordata con il Dipartimento interateneo di Scienze, progetto e politiche del territorio (Dist) a cavallo tra il Polito e l’università di Torino si aggiudica un bando da quattro milioni di euro per la produzione di cartografia aggiornata per Frontex.
Il contratto, della durata di 24 mesi e rinnovabile per altri due anni, prevede la produzione di circa 20 mappe di riferimento a "larga scala” (un centimetro sulla carta, 50 metri nella realtà) che danno conto di caratteristiche fisiche come strade, ferrovie, linee costiere, fiumi; in più mappe tematiche che permettono di ricostruire la variabilità spaziale e temporale di un fenomeno (migrazione, criminalità) in un determinato territorio e infografiche che integrano statistiche e grafici. Dai documenti pubblici non è possibile risalire al territorio oggetto dei rilievi cartografici. Uno dei tanti punti poco chiari di un contratto di cui non è stato possibile prendere visione, neanche parziale.
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L’Agenzia ha opposto alla richiesta di accesso civico l’impossibilità di visionare “qualsiasi documento” perché rischioso per la tutela della proprietà intellettuale del contraente
L’Agenzia ha opposto alla richiesta di accesso civico l’impossibilità di visionare “qualsiasi documento” in quanto rischioso per la tutela della proprietà intellettuale del contraente. Sul fronte Ithaca, invece, chi ha scritto l’offerta tecnica non ha potuto rilasciare dichiarazioni: Frontex avrebbe dovuto vagliare qualsiasi commento sull’accordo. è stato specificato però è che non è noto l’utilizzo finale dei servizi prodotti. In altri termini: neanche il consorzio italiano, ad oggi, sa esattamente come l’Agenzia utilizzerà queste mappe. È certo però, che i dati che verranno utilizzati nella produzione della cartografia non saranno solo open source. In una sezione di “domanda e risposta” in cui i partecipanti alla gara potevano chiedere chiarimenti, l’Agenzia ha chiarito che fornirà alcuni dei dati da integrare nelle mappe tra cui quelli provenienti dall’attività di controllo del confine.
La decisione del 14 dicembre arriva dopo un periodo di critiche rivolte all’ateneo. L’utilizzo finale dei servizi non è infatti l’unico profilo rilevante. L’ha spiegato Michele Lancione, professore ordinario di geografia-economica del Dist che per primo ha preso pubblicamente distanza dall’accordo. “La questione sta nel prestare il proprio nome, individuale e istituzionale, alla legittimazione dell’operato di una agenzia come Frontex. Perché quello si fa, quando si collabora: si aiuta l’apparato violento ed espulsivo dell’Unione europea a legittimarsi, a rivestirsi di oggettività scientifica, a ridurre tutto a una questione tecnica che riproduce il suo male riducendolo a un passaggio di carte tra mani”.
Tra l’altro, puntare sulle università è una strategia dell’Agenzia che dal 2017 ha creato un Master sulla gestione dei confini europei in collaborazione con sei istituzioni accademiche europee: l’approvazione dei poli di ricerca serve a generare un’immagine pubblica pulita e far distogliere lo sguardo dalle conseguenze, in termini di violazioni dei diritti umani, delle operazioni che Frontex supporta. Violazioni e inefficienze ricostruite anche su lavialibera che si inseriscono in un preciso modus operandi dell’Agenzia, braccio operativo della Commissione europea nella “gestione” del fenomeno migratorio.
Dal 2016 l’Agenzia ha il compito di occuparsi anche delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo: il salvataggio delle persone e il controllo dei confini sono però due attività incompatibili. “Tra seguire l’agenda anti-migrazione dell’Europa e rispettare il dovere di prestare assistenza, Frontex ha fatto la sua scelta: il controllo delle frontiere prevale sul salvare le vite umane” sottolineano gli attivisti di Defund Frontex, un movimento che chiede di togliere risorse all’Agenzia. Risorse che dal 2015 sono state indirizzate quasi interamente verso il leasing e l’acquisizione di mezzi aerei: in totale 100 milioni, a fronte di nessun investimento per l’acquisizione di beni marittimi. Questo nonostante i Paesi membri abbiano garantito in questi anni molti più finanziamenti per il noleggio di mezzi aerei coprendo gran parte delle richieste dell’Agenzia.
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“Dal 2016 in avanti, a fronte di forti critiche per l’elevato numero di salvataggio di persone in mare, l’Agenzia cambia strategia – ha spiegato Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e professore presso il dipartimento di Giurisprudenza di Palermo durante un’assemblea pubblica che si è svolta ad inizio dicembre 2021 al Politecnico di Torino –. Ritira i mezzi navali e sostituisce la sorveglianza orizzontale a quella verticale, dall’alto. Una sorveglianza che fa morire perché si basa sulla collaborazione con Paesi terzi che non rispettano i diritti fondamentali”.
Lo ha dimostrato il Der Spiegel con un’inchiesta pubblicata nell’aprile 2021: l’aereo di Frontex che sorvola il Mediterraneo centrale contattava direttamente la cosiddetta guardia costiera libica per respingere le persone nell’inferno delle prigioni. La strategia della sorveglianza dall’alto si è ripetuta anche al confine tra Francia e Regno Unito: l’unica risposta europea alla morte di almeno 27 persone nel naufragio al largo di Calais, la peggior tragedia nel canale della Manica, è stata far decollare nuovamente un aereo dell’Agenzia che controllasse le coste francesi al dichiarato obiettivo di contrastare le reti di contrabbando. Non per salvare le persone. “Certamente Frontex – spiega Vassallo – non si avvale di rilievi cartografici per rendere effettivi i diritti fondamentali ma per un’azione repressiva”.
Nel contesto descritto la pretesa dell’ateneo di far sì che la cartografia prodotta venga utilizzata solamente per operazioni che rispettano i diritti umani è paradossale: da un lato, perché lo stesso mandato dell’Agenzia è contraddittorio, dall’altro perché fino ad oggi né il Parlamento europeo, né gli organi interni all’Agenzia stessa che si occupano del monitoraggio dei rispetti dei diritti umani sono riusciti a pretendere “miglioramenti” su questo fronte.
Era solamente l’opzione di emergenza prevista dalla relazione finale della commissione voluta dal rettore Guido Saracco che aveva il compito di valutare la possibilità di utilizzo improprio dei prodotti della ricerca commissionata dall’Agenzia: secondo diverse fonti interne al Politecnico, il team di esperti che si è occupato dell’indagine avrebbe concluso che il rischio era medio-alto ed era preferibile rescindere. Ma la rescissione del contratto durante l’assemblea del Senato accademico 14 dicembre 2021 ha ottenuto solamente quattro voti.
Le stesse preferenze sono state destinate all’opzione che prevedeva un congelamento dell’accordo fino al pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea su un procedimento penale che vede l’Agenzia coinvolta per aver operativamente contribuito al rimpatrio in Turchia di una famiglia di siriani che aveva regolarmente richiesto asilo sul territorio greco. Ventuno senatori e senatrici hanno invece optato per l’inserimento di una clausola “che specifichi l’impegno tanto del personale docente coinvolto quanto del committente – si legge in una nota pubblicata da La Stampa – ad agire in osservanza del rispetto dei diritti umani e fondamentali delle persone, oltre che dei principi dell’integrità della ricerca”.
Sono state così ignorate anche le richieste di rescissione rivolte da diverse Ong attive nella tutela dei diritti delle persone in transito. “È a partire dai vissuti altrui, di cui raccogliamo infinite testimonianze, che vi invitiamo a riflettere e ad agire, rescindendo il contratto Frontex” ha scritto la rete Abolish Frontex, un movimento che vuole l’abolizione dell’Agenzia, in una lettera rivolta al rettore e al Senato accademico e sottoscritta, tra gli altri, dal Gruppo Abele e dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). La rescissione restava l’uscita di emergenza da una situazione che rischia di mettere in cattiva luce il Politecnico.
Sempre durante l’assemblea aperta del primo dicembre, il rappresentante degli studenti nel Consiglio d’amministrazione dell’ateneo Bruno Codispoti ha sottolineato come “su un contratto del genere bisognava discutere prima della sottoscrizione. Non a danno già fatto. Non c’è stata nessuna comunicazione da parte del Dipartimento e questo non è accettabile”. Non tanto per l’entità economica dell’accordo ma per la dimensione etica: “In Cda si dice ‘facevamo solo delle mappe e non possiamo demonizzare chi ci chiede questo servizio’. È assurdo pensare che io do nelle mani un coltello a un possibile omicida e poi dire che gliel’ho dato solo per tagliare la carne. Dobbiamo guardare a chi le stiamo consegnando perché se chi ne fa uso lo fa in modo improprio stiamo concorrendo alla sua azione”.
"Un contratto del genere andava discusso prima della sottoscrizione. Non a danno già fatto. Non c’è stata nessuna comunicazione da parte del Dipartimento e questo non è accettabile" Bruno Codispoti - rappresentante degli studenti
Il Politecnico di Torino resterà così a fianco dell’Agenzia mettendone al servizio prodotti ed eccellenze. Sempre sul quotidiano La Stampa senatori e senatrici dell’ateneo hanno dichiarato che la decisione di proseguire nell’accordo con l’Agenzia nasce dalla “necessità di conciliare libertà di ricerca e garanzie nell’uso proprio dei prodotti della ricerca”. “Continuerò a lavorare – spiega il professor Michele Lancione a lavialibera – per creare una visione alternativa di ciò che significa ‘integrità della ricerca’ e ‘integrità’ più in generale. Non è tempo di ritirarsi ma di spingersi oltre”.
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