
Reato di tortura nel carcere di Torino: "Impossibile che i vertici non sapessero"

21 settembre 2022
L'accoglienza dei profughi dall’Ucraina ha rivelato l’ottusità delle scelte politiche italiane ed europee, mostrando le crepe più profonde e insensate del nostro sistema di asilo. Ha reso evidente tutto ciò che sarebbe possibile fare e che invece non facciamo, continuando a gestire le migrazioni come un’emergenza temporanea. Ha dimostrato che una diversa gestione delle migrazioni è possibile, anche quando il flusso è improvviso e consistente, rendendo palesi le disparità di trattamento riservate a chi scappa da altri pericoli e altre guerre, o persino dalla stessa guerra. Mentre agli ucraini è stato concesso di spostarsi liberamente nell’area Schengen, centinaia di migranti di origine africana e medio-orientale sono stati bloccati alle frontiere interne ed esterne dell’Unione europea. Mentre gli ucraini hanno trovato sportelli a loro dedicati, i richiedenti asilo di altri Paesi hanno trascorso giorni in fila davanti alle questure per poter presentare domanda di protezione internazionale, ricevendo in alcuni casi persino delle multe per bivacco.
I sentimenti di empatia e solidarietà non si possono instillare con leggi e ordinanze, ma una gestione ordinata e serena dell’accoglienza permette di orientare in modo positivo gli umori e la disponibilità della società ospitante, rendendo l’accoglienza stessa – oltre che un atto dovuto – il presupposto per un effettivo e tempestivo inserimento sociale, un investimento sul futuro degli ospitati e di chi accoglie. I cittadini ucraini hanno trovato una società accogliente, una burocrazia semplificata e servizi adeguati. Tranne qualche eccezione, non abbiamo inventato nulla. Abbiamo solo scelto di potenziare o rendere effettivo quanto era già previsto dalle leggi.
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Nel dicembre del 2000, a Palermo veniva firmata la Convenzione Onu contro il crimine organizzato transnazionale, presentata in termini trionfalistici come una svolta nella lotta ai fenomeni mafiosi in tutto il mondo. Ma cosa è cambiato da allora? Qual è lo stato dell'arte in fatto di contrasto ai traffici illeciti globali?