Roma, 24 febbraio 2023. Un presidio organizzato da Asia Usb davanti all'assessorato alle politiche abitative di Roma (Foto Ylenia Sina)
Roma, 24 febbraio 2023. Un presidio organizzato da Asia Usb davanti all'assessorato alle politiche abitative di Roma (Foto Ylenia Sina)

La "guerra" del governo Meloni agli alloggi occupati fa paura ai poveri

"Abbiamo dato il via a una guerra contro le occupazioni abusive", ha detto la premier Giorgia Meloni. Su circa 786mila alloggi popolari, quelli occupati abusivamente sono 30.670 e quelli vuoti per le mancanze delle amministrazioni pubbliche sono 58mila. Per molti occupare è l'unica soluzione per avere un tetto

Ylenia Sina

Ylenia SinaGiornalista

28 febbraio 2023

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Abbiamo dato il via a una guerra contro le occupazioni abusive”. Le parole della premier Giorgia Meloni, pronunciate in un video pubblicato su Facebook domenica 19 febbraio, hanno portato alla ribalta nazionale ciò che le cronache locali raccontano dall’autunno scorso: il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, attraverso le prefetture e il coinvolgimento degli enti gestori, ha dato il via a un piano di sgomberi nelle case popolari occupate, che ha coinvolto fino a oggi diverse città italiane, da Nord a Sud. A Milano “è stato sgomberato un complesso immobiliare di case popolari, per un totale di 91 occupazioni abusive (era un’operazione pianificata da sei mesi, ndr)”, ha detto Meloni. A Torino “11 alloggi di case popolari”. A Napoli, “16, tutti occupati da persone legate alla criminalità organizzata”. A Foggia “17, tutti occupati da appartenenti alla criminalità locale”. A Roma, “nelle ultime settimane, 10 alloggi dell'Ater (l’azienda pubblica della capitale, ndr) che erano in parte occupati da famiglie criminali”. Poi ha aggiunto: “È finita l'era in cui lo Stato si gira dall'altra parte di fronte alla criminalità e a chi non rispetta le regole”, ha detto mettendo sullo stesso piano la condizione di illegalità di chi occupa un immobile con quella di chi appartiene a organizzazioni criminali. Le dichiarazioni di Meloni hanno fatto eco a quelle di Piantedosi: “L’occupazione abusiva del patrimonio residenziale pubblico non solo costituisce un danno economico ma penalizza chi è assegnatario”, ha dichiarato al termine di una delle tante operazioni. “Dette occupazioni peraltro in molti casi sono gestite da organizzazioni criminali che approfittano della difficoltà delle persone per imporre il controllo sul territorio, anche utilizzando gli alloggi come base di traffici illeciti”.

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Case occupate, una situazione più complessa degli slogan

Su 786mila alloggi popolari, 58.100 sono vuoti perché in cattivo stato o per lentezze burocraticheStudio Nomisma per Federcasa, 2020

Le parole di Meloni e Piantedosi e i numeri delle operazioni stanno riempiendo i titoli dei giornali ormai da settimane. La situazione, però, è un po’ più complessa di come viene presentata. Gli sgomberi colpiscono, almeno in parte, le organizzazioni criminali molto radicate in alcuni quartieri popolari, anche attraverso il controllo di parte degli alloggi pubblici, sui quali inoltre lucrano vendendoli o affittandoli a persone al di fuori della graduatoria. Sgomberi di questo tipo hanno riguardato Foggia dove, dopo i primi venti alloggi, ne sono in lista altri 200, Napoli, dove la gradutoria è rimasta bloccata per circa vent’anni, e, “in parte” come specificato dalla premier, Roma, dove da inizio febbraio sono stati messi in campo tre blitz per un totale di dieci appartamenti.

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Allo stesso tempo, l’occupazione di case popolari viene spesso considerata come un elemento che ostacola lo scorrimento delle graduatorie di chi è in attesa, che procedono a rilento, seppur con problemi e ritmi differenti, in quasi tutte le città italiane. Sulla situazione, però, pesano anche altri fattori: il crescente disagio abitativo, l’insufficienza del patrimonio pubblico, le difficoltà gestionali degli enti o la mancanza di fondi per la manutenzione che portano a tenere vuoti migliaia di alloggi popolari.

Secondo uno studio del 2020 realizzato da Nomisma per Federcasa, l’associazione che riunisce gli enti gestori, su circa 786mila alloggi presenti in Italia, quelli occupati abusivamente sono 30.670, poco meno del 4,5 per cento. Gli alloggi che restano vuoti perché in cattivo stato o per lentezze burocratiche sono 58.100. Sempre in un report di Nomisma con dati Federcasa del 2016, si racconta che il fenomeno è aumentato tra il 2004 e il 2013 (+20,9%), “anche a causa del peggioramento della tensione abitativa”. Federcasa spiega in una nota che “le principali cause che alimentano il fenomeno delle occupazioni abusive sono la perdurante presenza di alloggi sfitti, il disagio economico del contesto sociale, la limitata collaborazione con le autorità preposte all’ordine pubblico, gli aspetti legislativi”.

Ad attendere una casa popolare oggi in Italia sono, secondo dati raccolti dal ministero delle Infrastrutture (ma incompleti) 320mila famiglie. Altre stime parlano del doppio. Il bacino potenziale delle famiglie alle prese con il pagamento di un affitto che pesa più del 30 per cento del proprio reddito è di 1,7 milioni. Federcasa, nel report Dimensione del disagio abitativo pre e post emergenza Covid 19, stima che oltre al recupero del patrimonio esistente, bisognerebbe reperire 200 mila nuovi alloggi nei prossimi 15 anni.

Gli sgomberi di alloggi occupati nelle città

“Questi sgomberi vengono presentati come lotta ai clan ma poi anche famiglie che hanno occupato per necessità sono coinvolte" Angelo Fascetti - Sindacato inquilini Asia Usb

Al momento si procede solo con gli sgomberi. A Torino le operazioni sono iniziate l’8 novembre in un complesso composto da più palazzine, oggetto di un intervento di riqualificazione con i soldi del Pnrr, dove su un totale di 614 appartamenti erano 20 quelli occupati. A Padova, negli stessi giorni, sono state sgomberati altri quattro alloggi. Qui la tensione è salita tanto da portare a scontri tra attivisti per il diritto all’abitare e la polizia proprio davanti alla sede dell’azienda che gestisce gli immobili pubblici.

La periferia a due passi dal centro di Torino

La situazione a Roma

Anche a Roma, nei giorni scorsi, sono scattate le proteste, prima davanti alla sede dell’Azienda territoriale per l'edilizia residenziale (Ater) e poi all’assessorato alle Politiche abitative del Comune di Roma. “Questi sgomberi vengono presentati come lotta ai clan ma poi anche famiglie che hanno occupato per necessità sono coinvolte. Alcune di loro hanno fatto domanda di sospensione di sgombero, così come previsto dalla sanatoria approvata nel 2020 dalla Regione Lazio”, denuncia Angelo Fascetti del sindacato degli inquilini Asia Usb per il quale a spingere a occupare “è la mancanza di politiche pubbliche e una gestione poco efficiente e non trasparente delle case popolari, che quando si liberano non vengono subito assegnate alle famiglie in attesa”.

Il ministro Piantedosi ha assicurato che le famiglie con minori, anziani o con persone con disabilità sarebbero stati tutelati. “Invece il 21 febbraio scorso è stata sgomberata una donna al settimo mese di gravidanza che abitava in un appartamento popolare insieme al compagno e alla figlia di 16 anni. Le è stato offerto un posto in casa famiglia, che lei ha rifiutato perché si sarebbe dovuta dividere dal compagno. Sono andati tutti a vivere dalla sorella”, racconta Maria Vittoria Molinari, di Asia Usb. Gli sgomberi avvengono senza preavviso: “Quando arriva la polizia devono lasciare la casa nel giro di poche ore”. È accaduto anche a Walter, 62 anni, sgomberato nei giorni scorsi a San Basilio: “Quella mattina ho risposto al citofono: erano i vigili. Mi hanno detto che avevo un’ora e mezza per raccogliere i miei effetti personali. Ho protestato e sono riuscito a ottenere qualche ora in più, ma gli agenti sono rimasti con me tutto il tempo”. Walter racconta di essere stato sgomberato dalla casa in cui abitava lo zio, che lui ha accudito per alcuni anni. Quando nel 2018 lo zio è morto lui è rimasto nell’appartamento insieme alla compagna. Walter ci tiene a precisare: “Io non c’entro niente con la criminalità organizzata”. Asia Usb ha chiesto al sindaco Roberto Gualtieri di prendere una posizione sugli sgomberi, all’assessore Tobia Zevi, che ha incontrato i manifestanti, rassicurazioni sul fatto che le categorie più fragili non saranno coinvolte e, più in generale, di riaprire i termini della sanatoria approvata dalla Regione Lazio nel 2020 che permette la regolarizzazione solo a chi ha occupato prima del 23 maggio 2014, data di approvazione del Piano casa dell’ex governo Renzi che impedisce ai senza titolo di avanzare domanda di assegnazione.

Roma. Casa popolare, un lusso per pochi

Dall’assessorato fanno sapere che nei prossimi giorni verrà pubblicato il Piano casa comunale, atteso da tempo, che prevede l’acquisto di appartamenti di enti pubblici da destinare a edilizia residenziale pubblica per un totale di 220 milioni di euro. Per i sindacati Sicet, Sunia, UniatAps e Unione Inquilini di Roma, però, servono azioni più urgenti per dare una risposta agli sfratti e velocizzare lo scorrimento della graduatoria che, a Roma procede a rilento con oltre 14mila famiglie in attesa. Per i sindacati il contrasto al “mercato nero delle case popolari gestito dalla criminalità organizzata attraverso un rafforzamento del nucleo di vigili urbani all'interno del dipartimento patrimonio e politiche abitative” dovrebbe far parte del piano comunale per rispondere al crescente disagio abitativo in città insieme all’acquisto di nuovi alloggi e allo stop delle procedure di alienazione delle case pubbliche. “C’è un problema di gestione del patrimonio pubblico”, commenta Emiliano Guarneri del Sunia. “Una volta all’anno si procede con alcuni sgomberi ma non si agisce mai sulla funzionalità della macchina amministrativa”.

Il caro-affitti e l'emergenza abitativa a Milano

A Milano, dove in lista d’attesa ci sono circa 15 mila famiglie e le case popolari occupate sono circa 4.500 su 65mila totali, Unione Inquilini punta invece il dito contro gli alloggi vuoti. “Prima di procedere con gli sgomberi bisognerebbe assegnare i 10mila appartamenti vuoti per carenza di risorse per la manutenzione”, commenta Bruno Cattoli, sindacalista di Unione Inquilini. Nel capoluogo lombardo, aggiunge Cattoli, “gli affitti sono altissimi, i proprietari chiedono molte garanzie, il meccanismo di assegnazione delle case popolari non sta al passo con la domanda e non si riesce a dare una risposta a tutti gli sfratti. Qui le occupazioni, pur essendo sbagliate, sono lo sfogo dell’emergenza abitativa perché le persone sfrattate non scompaiono”, conclude Cattoli.

La paura di rimanere senza casa

Intanto, le immagini degli sgomberi agitano i quartieri popolari. Maria, 55 anni, arrivata in Italia dalla Romania nel 2002, ha paura. Si è trasferita in una casa popolare del Tufello, nella zona nord di Roma, perché il suo compagno viveva lì come assegnatario. “Ho provato a regolarizzare la mia presenza, ma gli uffici non hanno mai registrato la mia richiesta così non sono riuscita nemmeno ad avanzare domanda di sanatoria”, dice. Quando il suo compagno è morto lei è diventata irregolare anche se “non ho mai smesso di pagare l’affitto”. Le immagini degli sgomberi le fanno paura: “Cerco di andare avanti senza pensarci, ma è difficile. Lavoro come badante e non ho un reddito abbastanza alto per pagarmi un affitto da sola”. 

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