Manifestazione del 24 giugno contro i tagli alla sanità pubblica.
Manifestazione del 24 giugno contro i tagli alla sanità pubblica.

Roma, associazioni in piazza contro i tagli alla sanità

Associazioni, comitati e sindacati hanno sfilato fino a piazza del Popolo contro lo smantellamento del servizio sanitario nazionale. I numeri sono sempre più preoccupanti: quest'anno il 33 per cento degli italiani potrebbe essere costretto a rinunciare alle visite mediche o dover pagare le prestazioni a causa delle attese troppo lunghe. Presenti anche Schlein, Bonaccini e Conte. Maurizio Landini, Cgil: "Questi tagli sono una vergogna, non possiamo più tacere"

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

24 giugno 2023

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Quest’anno il 33 per cento degli italiani sarà costretto a rinunciare alle visite mediche, a causa delle lunghe liste d’attesa e l’indisponibilità delle strutture sanitarie. I dati eurispes 2022 indicano una tendenza sempre più grave: quasi un terzo dei cittadini del sud e delle isole nel 2022 hanno avuto difficoltà a pagare le prestazioni sanitarie, con un diritto alla cura che assume sempre di più la forma del privilegio. Chi può si sposta e alimenta la migrazione sanitaria dalle regioni del meridione verso il nord. Chi non ha le possibilità economiche, spesso rinuncia ai controlli. Con buona pace dell’articolo 32 della Costituzione che prevede la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, attraverso cure gratuite per i più indigenti.

Autonomia differenziata, lo Stato non deve arrendersi 

Contro questa situazione e i peggioramenti che si prospettano, oggi sono scese in piazza a Roma migliaia di persone, per chiedere la difesa del servizio sanitario nazionale, pubblico e universale: più di 100 tra associazioni, comitati e sindacati con l'obiettivo di costruire un'unità di intenti contro la privatizzazione. Presenti anche Elly Schlein, Stefano Bonaccini e Giuseppe Conte.

Bindi: "Non possiamo permettere che ci tolgano questo bene comune senza far sentire la nostra voce. Questa è una piazza politica, che governo e opposizioni devono ascoltare"

A rimarcare il valore della protesta anche Rosy Bindi, ex ministra della sanità, presente al corteo: “Il diritto alla salute è un diritto fondamentale della persona e di interesse della comunità. Deve essere tutelato rafforzando il sistema nazionale e non lasciandolo morire giorno dopo giorno, nel silenzio. Dobbiamo evitare quel rischio pericolosissimo, specie dopo il periodo del covid, di pensare di cavarcela da soli. Né i medici né gli utenti dovrebbero scappare dal nostro sistema sanitario. Non possiamo permettere che ci tolgano questo bene comune senza far sentire la nostra voce. Questa è una piazza politica, che governo e opposizioni devono ascoltare”.  

Associazioni in piazza contro diseguaglianze ed esclusione

Il sistema nazionale è un malato cronico

I tagli alla sanità pubblica non sono una novità: stando ai calcoli della fondazione Gimbe, dal 2010 al 2019 i tagli al servizio sanitario nazionale hanno raggiunto quota 37 miliardi di euro. Gli unici due anni in cui le risorse sono state aumentate sono quelli della pandemia, 2020 e 2021, quando sono stati stanziati fondi emergenziali che non hanno portato a miglioramenti strutturali. Il Mef, documento economico redatto ogni anno dal governo, quest’anno abbassa ulteriormente la spesa per la sanità dal 6,9 al 6,2 per cento del Pil, una riduzione grave, visto che il settore è già sottofinanziato. Le ricadute sui cittadini sono evidenti: “Non è possibile aspettare 760 giorni per una mammografia e un anno per una risonanza magnetica. Si deve scegliere se aspettare o indebitarsi e passare al privato" ha commentato Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei numeri pari, anch'egli presente al corteo.

Non è possibile aspettare 760 giorni per una mammografia e un anno per una risonanza magnetica. Si deve scegliere se aspettare o indebitarsi e passare al privatoGiuseppe De Marzo

Le liste d’attesa sono lunghe: dall’ultimo report redatto da Cittadinanzattiva, che ha coinvolto 14mila persone, sono emersi dati sconfortanti. Chi doveva sottoporsi a visite da fare entro 10 giorni ne ha dovuti invece aspettare 60, come nel caso di appuntamenti in cardiologia, endocrinologia, oncologia e pneumologia. I pazienti più svantaggiati sono quelli che hanno ricette senza classe di priorità: per loro l’attesa può protrarsi anche per un anno. Tempi troppo lunghi, alle volte, per prendere in tempo una malattia.

Nonostante le tante persone, a più livelli, che hanno fatto con dedizione il loro lavoro, la cura verso il sistema è stato spesso inadeguata, perché non è stato sorretto da una fiscalità generaleElena Granaglia - Forum disuguaglianze e diversità

Altro punto dolente sono le note e marcate disparità regionali, in ulteriore peggioramento: “Gli ultimi dati mostrano che un bambino calabrese riceve un ventesimo dei servizi rispetto a uno del nord. – conclude De Marzo –. Questa a difesa della sanità pubblica è una battaglia contro le disuguaglianze, contro l’attacco alla Costituzione, contro l’autonomia differenziata. Nemmeno la pandemia ci ha insegnato a essere inclusivi e solidali su tutto il territorio nazionale”. La nascita 40 anni fa del servizio sanitario nazionale aveva l'obiettivo di unificare i modi di erogazione e la qualità delle prestazioni. “Nonostante le tante persone, a più livelli, che hanno fatto con dedizione il loro lavoro, la cura verso il sistema è stato spesso inadeguata, perché non è stato sorretto da una fiscalità generale. Tutti, in base alla loro capacità contributiva, devono fare la loro parte” sottolinea Elena Granaglia del Forum disuguaglianze e diversità.

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Punti fermi e l’obiettivo del 30 settembre

“Questo è solo il primo passo”ha annunciato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, dal palco di piazza del Popolo. “Perché il governo non può invitarci ai tavoli e poi non darci risposte.” Il riferimento è alla convocazione ricevuta dalle organizzazioni sindacali per discutere del Fondo sanitario nazionale, i contratti nazionali per la sanità pubblica e privata e la relazione con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza,  voluto dal ministro della Salute Orazio Schillaci e che non ha portato ai risultati sperati. “Dobbiamo unire le forze di tutte le persone che sono in questa piazza e dire ad alta voce che questi tagli sono una vergogna per il nostro Paese”.

Il corteo di oggi non è l'unico. Durante la manifestazione è stato rinnovato l’appuntamento al 30 settembre, contro il progetto del governo di autonomia differenziata proposta dal ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.  

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