2 gennaio 2025
“Quando i magistrati finiscono sotto attacco, a rischio sono i diritti di tutti, a partire dai più vulnerabili”. A dirlo è Margaret Satterthwaite, professoressa di diritto all’Università di New York e da ottobre 2022 relatrice speciale delle Nazioni Unite per l’indipendenza dei giudici e degli avvocati. Intervistata da lavialibera, non nasconde la sua preoccupazione per i crescenti attacchi al potere giudiziario, dagli Stati Uniti all’Aia, passando per la situazione italiana, che “sta seguendo”.
Satterthwaite, quanto è inipendente la giustizia oggi?
Dare una valutazione globale è complicato, ma vedo tendenze che mi preoccupano molto. La prima ha a che fare con l’autocratizzazione, che può toccare e sta toccando qualsiasi Stato, anche le democrazie, e può influire sulla giustizia in modi diversi. Ne ho identificati quattro in particolare. Il primo è la “cattura dei tribunali”, cioè i tentativi da parte dei governi di riempire il sistema giudiziario di uomini a loro fedeli. Il secondo consiste invece nell’ostacolare i tribunali, per esempio sottraendo competenze o riducendo i fondi. C’è poi la strumentalizzazione della giustizia, quando l’esecutivo usa i processi per colpire gli oppositori. Infine, gli attacchi diretti alla magistratura, da quelli verbali, che includono mettere in piazza informazioni sulla vita privata dei giudici, fino a torture e omicidi. Le molte segnalazioni che continuo a ricevere e diversi studi quantitativi mostrano che queste minacce stanno purtroppo aumentando.
Come vede la situazione in Europa?
L’autocratizzazione di cui parlavo prima sta interessando anche l’Europa, spesso legata all’ascesa di forze populiste. La Corte europea dei diritti umani e le istituzioni dell’Unione hanno più volte espresso preoccupazioni per questo. Io e i miei predecessori ci siamo occupati per esempio dell’Ungheria e della Polonia, che ora sta compiendo progressi importanti per ripristinare lo stato di diritto e l’indipendenza della giustizia. Ma tendenze preoccupanti si registrano anche altrove.
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La scelta del presidente statunitense Joe Biden di graziare suo figlio Hunter e le motivazioni con cui l’ha giustificata mostrano però che non sono solo le forze populiste a mettere in causa l’imparzialità della giustizia.
Non commenterò nello specifico questa decisione, perché il mio mandato mi impone di sollevare la questione direttamente con il governo interessato prima di espormi pubblicamente. Quello che posso dire è che dobbiamo stare attenti a non alimentare i sospetti di una giustizia politicizzata. Se ci sono derive, esistono meccanismi per garantire l’indipendenza e l’imparzialità. Questo lo esigiamo da tutti, qualsiasi sia il partito.
Oltre ai giudici, che impatto hanno queste minacce sulla società? In altre parole, perché alla gente dovrebbero importare?
Perché senza giudici indipendenti e imparziali, iniziamo a perdere i nostri diritti. E quando questo accade, a rimetterci sono innanzitutto i più vulnerabili e svantaggiati, che già hanno minore accesso ai diritti. Purtroppo, però, l’indipendenza della giustizia è uno di quei valori che non riconosci finché non lo perdi. Quando subiamo un torto e ci rivolgiamo al tribunale, ci aspettiamo di essere trattati equamente. Ma questo non è da dare per scontato.
"Gli attacchi verso le Corti internazionali per le indagini su Gaza da parte di alcuni Stati occidentali sono inaccettabili e mostrano un evidente doppio standard"
Anche la giustizia internazionale è sotto attacco: Israele ha accusato la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia di “antisemitismo” per le indagini sulla guerra a Gaza e diversi Stati occidentali hanno dichiarato che non le sostengono.
La comunità internazionale è di fronte a un banco di prova fondamentale. Dovremmo essere soddisfatti del fatto che i meccanismi pensati per fermare o perseguire le peggiori violazioni dei diritti umani stiano funzionando. Impedirlo sarebbe un enorme fallimento. Tra l’altro, è una delle prime volte in cui a chiedere compattamente che la giustizia internazionale faccia il suo lavoro è il Sud globale. Gli attacchi che i tribunali internazionali stanno subendo, come le minacce di sanzioni verso la Corte penale che arrivano dagli Stati Uniti, sono inaccettabili e rappresentano serie minacce alla loro indipendenza. E il fatto che questi attacchi arrivino dagli stessi governi occidentali che sostenevano la Corte quando ha emesso mandati d’arresto contro Putin mostra un doppio standard che è sotto gli occhi di tutti e che deve finire.
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In Italia, i giudici che si sono pronunciati contro alcune azioni del governo in materia migratoria sono finiti al centro di una campagna di attacchi, alimentata anche da politici di spicco. Ne è al corrente?
Sì, sto seguendo la situazione. Rientra nella tendenza di cui parlavo prima: quando i governi attaccano e denigrano i magistrati perché prendono decisioni sgradite, siamo di fronte a un grave segnale di pericolo. Ed è importante che la gente ne sia consapevole.
"C'è un problema di fiducia nella giustizia: le carenze di efficienza, accessibilità, trasparenza e puntualità contribuiscono a erodere il sentimento che vada difesa"
Spesso però questi attacchi trovano sostegno nell’opinione pubblica, o per lo meno non suscitano forti reazioni. Perchè?
Credo che ci sia un problema di fiducia nella giustizia. La gente fatica a comprenderne il funzionamento, ha l’impressione che i giudici stiano su una torre d’avorio, lontani dalle persone normali. Così, quando i meccanismi a difesa dell’indipendenza della giustizia vengono smantellati o manipolati, non ne realizzano la gravità, non percepiscono che a rischio sono i diritti di tutti. Certo, dobbiamo anche riconoscere le imperfezioni nel sistema: le carenze di efficienza, accessibilità, trasparenza e puntualità contribuiscono a erodere l’attaccamento alla giustizia e il sentimento che vada difesa. Correggerle significa allora togliere argomenti a chi mette in dubbio l’intero sistema.
Il suo ultimo rapporto guarda all’influenza degli attori economici sulla giustizia. Può dirci di più?
Questa è un’altra tendenza preoccupante. La forma più evidente è la corruzione dei giudici, che continua a esistere in molti paesi, ma si stanno facendo strada altre modalità di influenza tecnicamente lecite ma molto problematiche. Per esempio, nei sistemi dove i giudici sono eletti, come in alcuni Stati Usa, grossi attori economici possono favorire un candidato attraverso le donazioni. Rientrano in questo ventaglio anche le cosiddette Slapp, le cause strategiche contro la partecipazione civile (spesso chiamate querele temerarie in italiano, ndr), che stanno aumentando in modo allarmante. Sono cause intentate solitamente da grosse aziende contro giornalisti, attivisti, avvocati o anche magistrati che tentano di fare luce su affari illeciti o azioni dannose. Così, certi attori economici utilizzano la giustizia come un'arma contro chi cerca di proteggere i diritti e garantire la trasparenza.
Cosa si può fare per rafforzare l’indipendenza della giustizia?
Dal punto di vista normativo possono essere fatti molti passi avanti, come l’adozione di leggi specifiche contro le querele temerarie. Credo che poi sia essenziale ascoltare i campanelli d’allarme che lanciano magistrati e avvocati. Ma soprattutto rendere quella dell’indipendenza della giustizia una questione popolare, far capire che riguarda i diritti di tutti.
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