Pfas ad Alessandria: finalmente i dati ufficiali sui composti cancerogeni, ma la bonifica è bloccata

Nella zona che circonda lo stabilimento ex Solvay di Spinetta Marengo l'Arpa misura livelli oltre i limiti di sostanze perfluoroalchiliche. Occorre bonificare l'area , ma prima bisogna aggiornare i parametri. In Veneto, trovata la soluzione già nel 2019

Laura Fazzini

Laura FazziniGiornalista

12 marzo 2025

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L’Arpa di Alessandria (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha presentato al Comune piemontese i dati raccolti nel corso del 2024 sulla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche (pfas) nell’ambiente che circonda l’industria Syensqo, ex Solvay, in frazione Spinetta Marengo. I risultati hanno accertato che acqua e suolo sono contaminati da questi composti cancerogeni.

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Aria inquinata, valori senza limiti

I dati sono stati consegnati sei mesi dopo la richiesta avanzata dalla commissione Ambiente del comune di Alessandria, che vuole capire quanto il grado di inquinamento da sostanze pfas nel polo chimico Syensqo e nel sobborgo di Spinetta. I due composti brevettati e prodotti dalla Syensqo Solvay (il cC6O4 e l’Adv) e il cancerogeno pfoa, vietato dal 2013 e acquistato da Solvay fino al 2012 dalla Miteni di Trissino (Vicenza) – che intanto è fallita e oggi è coinvolta in un processo penale per disastro ambientale e inquinamento delle acque in Veneto – sono stati cercati nelle acque sotterranee, nell’aria respirata dai cittadini e nel suolo dei campi agricoli di proprietà della multinazionale, affittati ai contadini.

Miteni e l'assicurazione contro il risarcimento danni

Dopo l’incidente di marzo 2024 – quando si presume che un reattore abbia danneggiato una vasca, con la conseguente fuoriuscita di cC6O4 – nel pozzo più vicino alla zona dell’incidente sono stati riscontrati 200mila microgrammi per litro del composto. Nei mesi seguenti, i dati rilevati da Arpa su tre pozzi limitrofi hanno mantenuto valori intorno ai 10mila microgrammi, considerati “stabili” dalla direttrice dell’Agenzia Marta Scrivanti.

Numeri che corrispondono all’inquinamento da pfoa accertato nel 2018 nei pozzi della Miteni, che poi hanno portato alla chiusura dello stabilimento e all’avvio del processo. Oltre alla situazione interna al sito, Arpa ha spiegato alla Commissione qual è la situazione della contaminazione esterna, a cominciare dall’inquinamento da pfas nell’aria in tre punti precisi.

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È risultato che abitare in via Genova – l’arteria principale che attraversa il sobborgo di Spinetta Marengo e passa davanti al polo chimico – significa respirare fino a 3,8 nanogrammi per metro quadrato di cC6O4 al giorno. Un valore che si abbassa quando si passeggia vicino all’Istituto tecnico Volta, nel centro di Alessandria (0,03 nanogrammi per metro quadrato) e scompare del tutto in frazione Lobbi, a circa sei chilometri dal polo chimico.

Al momento non esiste un valore limite per la concentrazione di pfas nell’aria

Al momento non esiste un valore limite per la concentrazione di pfas nell’aria, ma è interessante sapere che nel luglio 2024 – durante il blocco di produzione di cC6O4, deciso dopo la diffida della Provincia motivata dal superamento dei limiti nello scarico – sono stati riscontrati valori in aria di questo composto e che negli ultimi due mesi del 2024 la concentrazione di cC6O4 nell’aria, misurata in zona Volta, in centro città, è aumentata fino a 0,08 nanogrammi per metro quadrato.

Pfoa tossico, nessuna bonifica

Scrivanti ha presentato soltanto i valori di alcuni composti, mentre restano esclusi dalla rilevazioni altri pfas, su tutti il tossico GenX, rilevato sempre da Arpa nell’aria di Alessandria nell’ottobre 2024 e ritrovato in alcuni campioni di alimenti coltivati vicini al polo, poi analizzati dalla Regione Piemonte. Un discorso a parte meritano i dati sul cancerogeno pfoa, rilevati nei pozzi esterni al sito industriale di Spinetta, che per decenni ha utilizzato questo composto.

Lo pfoa rilevato nei pozzi esterni al sito industriale di Spinetta supera i limiti da oltre sei anni, ma essendo un cancerogeno certo per procedere con la bonifica occorre rivalutarne la presenza in ambiente

Da oltre sei anni i valori superano di otto volte il limite ambientale stabilito dal decreto ministeriale del 2016 (0,5 microgrammi per litro), un dato allarmante perché cronico. Dai numeri in possesso de lavialibera, il pozzo denominato PzEs4, che si trova in un campo agricolo appena fuori dal polo chimico, da tempo mostra valori oltre la soglia: a dicembre 2019 Arpa ha misurato una concentrazione del pfoa pari a 7,9 microgrammi per litro, che è aumentato a 10 microgrammi per litro nella primavera del 2020 per poi mantenersi intorno a 4 microgrammi per litro nei successivi rilevamenti.

Il 6 marzo 2025, a proposito della gestione di questa cronicità, Arpa Alessandria ha replicato a una domanda del presidente della commissione Ambiente del Comune Adriano Di Saverio, spiegando che i dati sono consegnati alle autorità competenti. Lavialibera ha quindi chiesto al dirigente del settore Ambiente della Provincia, Paolo Platania, se questi sforamenti comportino una richiesta di bonifica.

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La Provincia ha rimandato al Comune, l’istituzione preposta alla bonifica dei terreni esterni al sito, che ha precisato come il pfoa sia contenuto nel piano di bonifica da sostanze storiche, stilato dopo la condanna per disastro ambientale da cromo del 2019. Poiché il pfoa è stato catalogato come cangerogeno certo dallo Iarc solo nel 2023, per procedere alla bonifica occorre rivalutare la sua presenza, misurata in anni precedenti. 

Paradossalmente, la bonifica per il pfoa rimane dunque sospesa, pur essendo ritenuto un cancerogeno, in attesa di una rivalutazione della sua presenza nell'ambiente. Sulla possibilità di aggiornare in tempi brevi i parametri e quindi procedere con la bonifica, Scrivanti ha aggiunto che nel 2024 è stata avanzata una richiesta in tal senso dalla alla Regione Piemonte al ministero dell'Ambiente, ma non è mai giunta una risposta.

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Una situazione ben diversa da quella di Arpa Veneto, che nel 2019 è riuscita a ottenere i limiti del pfoa coinvolgendo direttamente il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Treviso, che stava indagando sulla produzione di Miteni. Arpa Alessandria, organo tecnico della procura, non sembra intenzionata a seguire la stessa strada.

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