
Referendum 8 e 9 giugno, come votare da fuorisede e i quesiti

1 maggio 2025
Durante il marzo scorso, la redazione de lavialibera ha attraversato la Sicilia occidentale, percorrendo oltre 600 chilometri tra Palermo, Trapani e Agrigento. Un viaggio d’inchiesta e ascolto, nel cuore di una terra in cui da secoli alto e basso convivono a poca distanza, ignorandosi. Dove la grandiosità della storia e del paesaggio continua a fare i conti con la miseria di interessi privati e privatissimi.
Sicilia, Luigi Ciotti: "Il coraggio di costruire"
Abbiamo incontrato attivisti, amministratori, studiosi, magistrati e giornalisti per indagare tre grandi questioni: la mancanza d’acqua, gli incendi e la povertà. E per capire come la mafia di oggi si nutre e approfitta di queste crepe. Il primo dato emerso è stato la crescente povertà. La Sicilia è agli ultimi posti nelle classifiche sulla qualità della vita, e Palermo è tra le città in cui le disuguaglianze sono più evidenti.
La povertà non è solo mancanza di reddito: è anche non potersi permettere cure, assenza di una casa, abbandono scolastico ed esclusione sociale. Chi nasce in una famiglia povera ha pochissime possibilità di migliorare le proprie condizioni. E chi vive ai margini spesso è anche spinto fuori dalle regole, represso più che compreso. In mezzo a tutto questo, le esperienze di associazionismo che hanno cura dei quartieri fanno fatica a tradursi in politiche pubbliche durature. E finché queste condizioni resteranno immutate, la criminalità organizzata troverà sempre manodopera a basso costo. La mafia non nasce dalla povertà, ma sa benissimo come usarla.
La mafia non nasce dalla povertà, ma sa benissimo come usarla
Poi c’è la questione acqua. Anche se la Sicilia è minacciata da una progressiva desertificazione, non è la carenza a pesare di più, quanto la sua cattiva gestione. Intere zone non ricevono l’acqua potabile tutti i giorni. Gli sprechi sono enormi, le reti colabrodo, e la cosiddetta “emergenza idrica” è occasione per clientele e affari criminali. In una difficile battaglia per difendere la risorsa pubblica, qualcuno è anche salito sulle barricate contro l’apertura di nuovi pozzi.
Cattiva gestione, interessi criminali e rete colabrodo: in Sicilia la crisi idrica è cronica
Infine, il dramma degli incendi: ogni estate la Sicilia brucia, e in molte zone la popolazione è ormai abituata a convivere con il fuoco. Le fiamme distruggono boschi, campagne, abitazioni e in alcuni casi uccidono. La maggior parte degli incendi è dolosa, ma le indagini sono poche e spesso inconcludenti. Manca una seria pianificazione del rischio e metà dei comuni non ha nemmeno un catasto degli incendi. Così, si perdono opportunità di prevenzione e si apre la strada a nuove speculazioni.
La maggior parte degli incendi è dolosa, ma le indagini sono poche e spesso inconcludenti
Eppure, dentro questo pantano sbocciano fiori e crescono piante: amministratori capaci, gruppi intraprendenti e studiosi che escono dai recinti dell’accademia. Giovani, donne, uomini e associazioni che conoscono a fondo i problemi del territorio e tentano di affrontarli con pazienza, passione e competenza. Senza limitarsi a denunciare, o a sperare in una giustizia che arrivi dall’alto, ma pretendendo e ottenendo di partecipare: perché hanno buone idee e non tempo da perdere. Questa è la Sicilia che abbiamo incontrato. Complessa, ma viva. Un’isola che ha sete, ma di buona politica.
Da lavialibera n° 32, Terra bruciata
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Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze
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