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23 aprile 2025
I pfas non risparmiano neppure il vino e se fino al 1988 non c’era nessuna traccia della contaminazione, dal 2010 si registra un forte aumento della concentrazione delle sostanze perfluoro alchiliche, dannose per la salute umana e per l’ambiente. È quanto emerge dalla ricerca promossa dalla rete internazionale Pesticide action network (Pan), che raggruppa 600 ong rappresentanti di 90 paesi.
L'Europa vieta i pfas nei giocattoli
Il gruppo ha presentato un rapporto sulla presenza di pfas nel vino, un lavoro lungo un anno finalizzato a capire se e in che modo alcuni fertilizzanti possano avere un impatto nella produzione agricola industriale. Il pfas finito sotto la lente dei ricercatori si chiama Tfa – acido trifluoroacetico – che da qualche anno ha catturato l’attenzione del mondo scientifico.
Sono stati analizzati 10 vini vecchi e 39 vini recenti provenienti da dieci paesi europei. Solo in questi ultimi sono stati rilevati i pfas Tfa
In particolare, sono stati analizzati 10 vini vecchi e 39 vini recenti provenienti da dieci paesi europei. Solo in questi ultimi sono stati rilevati i Tfa, con un valore che è circa 100 volte superiore ai livelli medi misurati in precedenza nelle acque superficiali e potabili. “Abbiamo scelto questo prodotto perchè è un alimento con un tempo più lungo di consumazione e si trova in tutto il mondo”, spiega Michael Muller, professore di chimica all’Università di Friburgo, che ha condotto lo studio.
In un vino bianco prodotto nella zona agricola di Vienna sono stati misurati 320 microgrammi per litro del pfas Tfa. “Ciò è dovuto all’utilizzo di molti pfas nei fertilizzanti utilizzati nella filiera agricola destinata alla viticoltura”, spiega Helmut Burtscher-Schaden, che per l’associazione austriaca Global 2000 ha collaborato al report.
Ci sono pfas nelle acque potabili di tutta Italia, denuncia Greenpeace
“Quasi tutti i pfas – continua – una volta immessi nell’ambiente si degradano in Tfa, che raggiunge il prodotto finale risalendo dalle radici della pianta fino all’acino d’uva. La media di questo pfas nei 39 campioni analizzati è di 122 microgrammi, che è pure il valore registrato in un Chianti Sangiovese prodotto in Italia nel 2022”. “In molti fertilizzanti l’utilizzo dei pfas, compreso il Tfa, è aumentato e oggi tutti i distretti in cui insistono grandi coltivazioni industriali devono farne i conti”, spiega la portavoce di Pan Salomé Roynel.
Lo scorso marzo, il network Pan aveva presentato un report su alcuni alimenti vegetali analizzati dal 2021 e denunciato la presenza di pfas come intermediari di sintesi per i pesticidi. “Le analisi dimostrano la presenza di almeno 31 pfas nei pesticidi, che si ritrovano poi nei prodotti alimentari. Finora siamo riusciti a bandire il flufenacet e il flutolanil, ma sono serviti anni di tavoli di lavoro europei. Purtroppo non è più sufficiente, dobbiamo bandire tutti i pfas”, insiste Salomé Roynel.
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Sempre a marzo Cristina Guarda, viticoltrice veneta ed europarlamentare dei Verdi, ha condotto un tavolo di lavoro tra esperti e politici proprio sul pfas Tfa e l’agricoltura. “La grande industria chimica sta avvelenando anche il vino, oltre al cibo che arriva sulle nostre tavole. L’Italia è il primo produttore a livello mondiale e da imprenditrice spero che la questione venga trattata come un'emergenza nazionale. Mettere al bando i pfas, sostituire queste sostanze nei prodotti e gestire la contaminazione sono azioni urgenti per proteggere noi agricoltori e i consumatori”.
Pfas in Europa: 40 anni di inquinamento, ma il profitto vince su tutto (seconda parte)
I tre vini italiani analizzati dallo studio europeo sono stati prodotti tra il 2022 e il 2024 in Veneto, Trentino e Toscana, ma tracce di Tfa sono state riscontrate anche nelle acque potabili di quasi tutta Italia, attraverso analisi indipendenti condotte da Greenpeace. Nel comune piemontese di Castellazzo Bormida è stato registrato il valore massimo, con oltre 500 nanogrammi per litro. Proprio in quella zona, fino a qualche anno fa, aveva sede un’azienda che produceva gas refrigeranti, altro prodotto contenente Tfa.
Il governo vuole limiti più severi per i pfas nell'acqua potabile
Il lavoro di Greenpeace, che insieme agli attivisti già nel 2020 aveva denunciato la presenza di pfas negli alimenti veneti contaminati dal disastro ambientale prodotto dall’azienda Miteni, ha convinto il governo ad abbassare i nuovi limiti europei nelle acque potabili. Per la prima volta è stato introdotto anche un valore singolo proprio per il Tfa, pari a 10 microgrammi per litro, vale a dire 30 volte inferiore a quello misurato nei vini europei.
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