10 dicembre 2021
Nel 2022 la legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana compirà trent’anni ma ne dimostra già cento per i principi su cui è fondata. Una legge, la 91 del 1992, così antiquata da celebrare discendenti italiani radicati a migliaia di chilometri dal nostro Paese, ma incapace di riconoscere chi, pur avendo origini straniere, cresce o è cresciuto nelle città italiane. In questi 30 anni l’Italia è cambiata. Non si può più dire che i genitori immigrati e i figli dai passaporti stranieri rappresentino una novità visto che hanno superato i cinque milioni e nelle scuole italiane sono 877mila gli alunni “stranieri”, uno su dieci.
Non è un caso che nel 2021 sia stato eletto a Rimini un sindaco di origine iraniana o che abbia esordito Zero, la prima serie tv italiana basata sul libro di uno scrittore italiano nero che ha per protagonisti soprattutto giovani di origine straniera. O, ancora, che finalmente ai premi David di Donatello per il cinema italiano potranno partecipare nelle categorie cortometraggi e documentari anche autrici e autori che qui risiedono ma che hanno passaporti stranieri. Sono solo alcune delle ultime notizie che fotografano un Paese che è andato avanti, ma dove le leggi nazionali su immigrazione e cittadinanza – che dovrebbero servire a regolamentare e accompagnare la realtà in trasformazione – si dimostrano inadeguate. Così come inadeguato è chi quelle leggi potrebbe migliorarle, ma siede in Parlamento immobile o addirittura avverso.
Sono 877mila le studentesse e gli studenti “stranieri” in Italia, il 10,3% della popolazione scolastica. Un numero cresciuto del 23,4% dal 2010/2011 al 2019/2020 (+ 166 mila alunni). La stragrande maggioranza (il 65,4%) è nata in Italia.
Nel 45,4% dei casi la nazionalità è europea, seguono gli studenti di provenienza o origine africana (26,1%) e asiatica (20,5%)ministero dell'Istruzione, 2021
Così gli italiani senza cittadinanza cresciuti in Italia si trovano ancora a dipendere per anni da permessi di soggiorno che li rendono insicuri ed estranei al proprio Paese, dove le leggi discriminatorie possono addirittura peggiorare quando riguardano immigrati e figli. Com’è accaduto con il primo decreto sicurezza, a firma del leghista ed ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che nel 2018 portò il termine massimo per il completamento della procedura per il riconoscimento della cittadinanza da 24 a 48 mesi (poi ridotto a 36, ndr) e la rese revocabile in caso di reati legati al terrorismo.
Oggi sono soprattutto i politici di professione che dovrebbero interessarsi all’abisso da colmare perché le nuove generazioni possano vivere nell’Italia di oggi e di domani con pieni diritti, a cominciare da quello di non essere espulsi, di non dover più chiedere costantemente il permesso, di non dover fare una fila senza fine. E così permettersi di seguire percorsi lavorativi che non siano i soliti, a cui sono stati costretti i genitori per tappare i buchi italiani, sfruttati in agricoltura, nell’edilizia e nel lavoro di cura. Abbiamo tutte e tutti bisogno di una legge basata sulla realtà e non su speculazioni dettate da ambizioni elettorali di partiti, proiezioni di paure indotte spesso dall’alto oppure rappresentazioni stereotipate. Ragionare sull’esistente e non sui fantasmi potrà solo favorire chi anche in futuro vorrà continuare a governare e amministrare un Paese in carne ed ossa formato da chi, prima o poi, diventerà elettore. È giunto il momento di sintonizzarsi sui recenti sondaggi (Demos&Pi, settembre 2021) secondo cui il 75 per cento degli italiani è favorevole alla cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia.
Quanto costa regolarizzare braccianti e badanti
In questi anni, mentre i politici si limitavano al massimo a rilasciare dichiarazioni a favore o contro più di un milione di italiani non riconosciuti, gli ostacoli sono aumentati a causa della pandemia, a cominciare dalle incertezze di avere e mantenere un lavoro regolare mentre la disoccupazione cresce. Secondo la legge del 1992, infatti, per richiedere la cittadinanza è necessario dimostrare un reddito annuale minimo di 8.263,61 euro nei tre anni precedenti a quello di richiesta. Una pretesa per molti impossibile da soddisfare, in un Paese dove i giovani sono tra i primi a emigrare proprio perché il lavoro regolare e non sottopagato rappresenta una chimera.
Permesso di soggiorno negato ai rider
Sarebbe inoltre importante stabilire modalità chiare per evitare gli abusi di discrezionalità che oggi si verificano nell’esame delle pratiche. I livelli di accanimento burocratico contro chi intraprende il percorso per la cittadinanza stanno raggiungendo vette esagerate: proprio nelle scorse settimane un funzionario del ministero dell’Interno ha bocciato la richiesta di cittadinanza di una donna di origine albanese giudicandola “non integrata” solo perchè anni prima era stata protagonista di un incidente stradale minore per il quale aveva ricevuto una multa di 600 euro, che nel tempo le era stata pure comminata.
Il 75% degli italiani è favorevole allo ius soli. Nell’ottobre 2017 la quota si fermava al 59%
sondaggio Demos&Pi, settembre 2021
Evitare simili episodi è il primo passo di senso comune e responsabilità che dovrebbe venire da chi ha il privilegio di sedere in Parlamento e nei ministeri e può decidere sul destino di migliaia di persone. Le segnalazioni e i commenti che il movimento Italiani senza cittadinanza raccoglie quotidianamente, così come i problemi che gli attivisti e le attiviste vivono in prima persona, indicano quanto sia importante intervenire subito non solo per modificare l’attuale legge, ma anche per impedire che le nuove generazioni subiscano il peggio della discrezionalità burocratica.
Insieme a Cittadinanzattiva, nel 2021 il movimento Italiani senza cittadinanza ha inaugurato la campagna Obiettivo cittadinanza attivando uno sportello online per fornire informazioni a chi è nato o cresciuto in Italia e ha fatto richiesta di cittadinanza. Con gli esperti legali della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild), lo sportello ha inoltre elaborato una guida sull’accesso alla cittadinanza, le difficoltà del percorso di richiesta e le forme di autodifesa, con risposte alle domande più frequenti e complicate.
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