Nuremberg, Germania, 20 settembre 2019. Una manifestazione dei Fridays for future (Markus Spiske/Unsplash)
Nuremberg, Germania, 20 settembre 2019. Una manifestazione dei Fridays for future (Markus Spiske/Unsplash)

L'ambiente nella Costituzione: alcuni "pro" e qualche dubbio

La tutela dell'ambiente entra nella Costituzione, anche se era già imposta da trattati internazionali e sentenze della Consulta. Per molti è un modo per recepire e mettere ordine alle leggi, ma qualcuno ritiene si tratti solo di greenwashing

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

15 febbraio 2022

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Approvata con un consenso molto largo; salutata come un cambiamento epocale e come un traguardo storico dai parlamentari ecologisti; considerata come un rischio per le attività economiche e un ammiccamento a Greta Thunberg e ai giovani dei Fridays for future secondo i quotidiani del centrodestra, l’introduzione della tutela dell’ambiente nella Costituzione segna un passaggio importante. Ha parlato addirittura di “giornata epocale” il ministro per la Transizione ecologica  Roberto Cingolani, molto contestato dagli ambientalisti: “Testimonio qui la presenza del governo che crede in questo cambiamento, grazie al quale la nostra Repubblica introduce nei suoi principi fondanti la tutela dell’ambiente”. Tra gli inviti a fare di più e meglio per tutelare l’ambiente, si levano poche voci critiche, come quella di Giovanni Vianello, deputato di Alternativa, secondo il quale si tratta di “un’operazione di greenwashing  che dimostra l'ipocrisia del governo Draghi e della maggioranza e soprattutto quanto sia inadatto Cingolani a ricoprire il ruolo di ministro della transizione ecologica”.

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Le modifiche alla Costituzione

Il progetto di legge costituzionale nasce innanzitutto dall’unione di proposte parlamentari diverse, la cui trattazione è cominciata nell’ottobre 2019. Dopo una serie di audizioni, i testi sono stati unificati e la prima commissione del Senato Affari costituzionali ha presentato il 23 marzo 2021 un testo base approvato prima in quell'aula e infine, martedì scorso, alla Camera (con un solo voto contrario, quello della deputata FdI Maria Cristina Carretta, appassionata di caccia).

Quel testo porta dei cambiamenti all’articolo 9 e all’articolo 41 della Costituzione al fine di introdurre tra i suoi principi anche la tutela dell’ambiente. Non che il tema fosse assente dalla Carta: nel 2001, la riforma del Titolo V, quello sulla spartizione delle competenze tra Stato centrale e regioni, stabiliva che tra le materie su cui “lo Stato ha legislazione esclusiva”, c’è la “tutela dell'ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.

Una prima modifica – molto importante – opera sui principi fondamentali sanciti all’inizio della Costituzione. All’articolo 9, secondo il quale “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, è stato aggiunto un altro principio:

(La Repubblica) Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

La seconda modifica riguarda il riferimento ai rapporti economici. Si tratta dell’articolo 41, secondo il quale “l'iniziativa economica privata è libera” e “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Con la revisione costituzionale approvata dal parlamento, ora si stabilisce che l’iniziativa economica non può neanche danneggiare la salute e l’ambiente. L'articolo 41 impone anche programmi e controlli “opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”, a cui ora sono stati aggiunti anche i “fini ambientali”.

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Le modifiche agli articoli erano necessarie?

"Non solo la giurisprudenza, ma anche i legislatori, le amministrazioni e le imprese dovranno tenerne conto. Anche la transizione ecologica trova adesso un appiglio”Andrea Morrone - Ordinario di diritto costituzionale all'Università di Bologna

Alcune e alcuni docenti di diritto costituzionale, auditi dalla prima commissione del Senato, hanno accolto positivamente gli obiettivi di questa revisione della carta. Tra gli aspetti più apprezzati c’è, ad esempio, la capacità di innovare la Costituzione e renderla in grado di rispondere alle sfide epocali e globali poste dai cambiamenti climatici e dalla lotta all’inquinamento; o ancora l’introduzione di un principio, quello dell’equità e della solidarietà tra generazioni, finora assente nel testo fondamentale della repubblica italiana. “Introdurre la tutela dell’ambiente nella Carta è una straordinaria novità costituzionale. Mai prima di adesso si erano modificati i principi fondamentali”, spiega Andrea Morrone, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna e curatore, insieme a Luisa Cassetti e Beniamino Caravita, del manuale di Diritto dell’ambiente (Il Mulino, 2016).

Le nuove regole cercano di fissare quanto già previsto da trattati internazionali o sentenze e la carica innovativa potrebbe non essere rivoluzionaria. Lo sanno anche molti dei promotori, che hanno ritenuto comunque giusto mettere ordine tra queste fonti normative e fissare un parametro utile, sia per le leggi che verranno fatte in futuro (che dovranno essere conformi al principio di tutela dell’ambiente, ad esempio), sia per i procedimenti giudiziari. “Sono convinto della portata prospettiva di queste modifiche – prosegue Morrono –. Non solo la giurisprudenza, ma anche i legislatori, le amministrazioni e le imprese dovranno tenerne conto. Anche la transizione ecologica trova adesso un appiglio”.

Alcuni dubbi sull’utilità della riforma

Ci si chiede se l’introduzione di un principio fondamentale in materia ambientale possa modificare lo stato attuale, rafforzando nel bilanciamento il valore della tutela ambientale.Gaetano Azzariti - Costituzionalista

“Che ci sia il rischio di fare una riforma costituzionale che sostanzialmente nulla cambi rispetto allo stato di cose presenti è ben evidente, mi sembra, agli stessi proponenti – ha sostenuto Gaetano Azzariti, ordinario di diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, nel corso della sua audizione al Senato –. Se però si dovesse ridurre il tutto a inserire una norma priva di efficacia innovativa, esclusivamente riassuntiva dell’evoluzione della legislazione ordinaria, riepilogativa di disposizioni già contenute a livello interno ovvero su quello europeo e internazionale, che assume tendenze evolutive già elaborate dalle Corti costituzionale e sovranazionali, il risultato sarebbe misero (direi nullo) e francamente ci sarebbe da chiedersi se valga la pena affannarsi a cambiare la Costituzione perché nulla cambi”.

Sempre Azzariti, nel suo intervento di fronte ai senatori, aveva anche posto una questione: “Ci si chiede se l’introduzione di un principio fondamentale in materia ambientale possa modificare lo stato attuale, rafforzando nel bilanciamento il valore della tutela ambientale. Evitando, ad esempio, per il futuro quel che è avvenuto nel caso recente più noto e forse più drammatico. Il caso Ilva, appunto. Dove persino la Corte costituzionale ha dovuto – o forse ha voluto – piegare il capo di fronte all’intreccio perverso tra valori costituzionalmente tutti rilevanti”.

“C’è stato un uso distorto del processo di revisione costituzionale perché fatto come arma per ottenere consenso”Alberto Lucarelli - Ordinario di diritto costituzionale alla Federico II di Napoli

Secondo Alberto Lucarelli, ordinario di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli e autore dei libri La democrazia dei beni comuni e Populismi e rappresentanza democratica, si tratta di una riforma inutile: “L’ambiente è già tutelato dalla Costituzione materiale, quella fatta dalle sentenze della Corte costituzionale e dai trattati internazionali”, spiega in breve. D’altronde, la Consulta, in passato, ha già definito l’ambiente “un bene di valore assoluto e primario” e ha già affrontato in diversi casi il bilanciamento tra il diritto alla libertà di iniziativa economica, al lavoro e alla salute e a un ambiente salubre, come ad esempio nella vicenda Ilva, in cui fu sancito che ambiente e salute non possono essere subordinati ad altri principi.

Non solo. Secondo il docente si è anche creato un precedente pericoloso: “C’è stato un uso distorto del processo di revisione costituzionale perché fatto come arma per ottenere consenso. Tra un anno durante le elezioni qualcuno utilizzerà questa decisione per fare campagna elettorale e raccogliere voti. Oserei parlare di populismo della rappresentanza”. Secondo Lucarelli, è mancata una discussione ampia, capace di coinvolgere la società civile e le organizzazioni.  Di opinione diversa, invece, Morrone, per il quale con la modifica degli articoli 9 e 41 “si porta a compimento una discussione culturale, scientifica e giuridica che si era già consolidata”: “Se fossi tra i seguaci di Greta Thunberg festeggerei: questa riforma è anche un successo delle giovani generazioni che hanno fatto sentire la loro voce. Il parlamento sembra averne tenuto conto”.

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