31 agosto 2022
“Le cattive politiche uccidono più delle droghe”: è questo lo slogan utilizzato nel sit-in di piazza Castello a Torino, durante la Giornata internazionale per la consapevolezza sull’overdose. La manifestazione, organizzata dal Coordinamento degli operatori e delle operatrici del servizi a bassa soglia (Cobs), ossia quei servizi raggiungibili facilmente da chi si trova in difficoltà, ha visto la partecipazione di diverse realtà del territorio piemontese. Chiedono alla regione Piemonte di ritornare capofila nella discussione sull'utilizzo delle sostanze stupefacenti e sulla riduzione del danno, per rendere più efficaci gli interventi, per affrontare la questione in modo realistico e meno ideologico.
Si sono ritrovati per chiedere con voce unanime un cambio di rotta. L'adesione è stata vasta: oltre al Cobs, anche le Chemical sisters, la Cgil Piemonte, Cnca Piemonte e Liguria, FeDerSerD Piemonte, Forum droghe, Gruppo Abele. Itanpud, L'isola di Arran odv e San Benedetto del Porto. Le richieste sono chiare: garantire i livelli essenziali di assistenza della riduzione del danno, dando continuità ai servizi già presenti che rischiano di essere chiusi o ridimensionati; un sistema efficiente per aggiornare e sperimentare nuovi interventi adeguandosi ai cambiamenti dei modelli di consumi e dei bisogni. Infine, la convocazione dei tavolo tecnico regionale, che dal 2019, data della sua creazione, non è mai stato calendarizzato.
Finita la Conferenza sulle dipendenze, tocca alla politica recepire le proposte
Maria Teresa Nanni, educatrice nei servizi di Riduzione del Danno della ASL della città di Torino, sottolinea i cambiamenti che ci sono stati non solo nei tipi di sostanze utilizzate, ma anche tra i consumatori. "Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro alla fine degli anni '90, - spiega - l'80 per cento delle persone che utilizzava droghe era sieropositiva. Oggi il dato è inverso: è sieropositivo il 20 per cento dei consumatori. La tragedia, però, è che non se ne parla più". Il rischio è la completa ignoranza sulle vie di trasmissione e le conseguenze delle malattie. "Il rischio molto sottovalutato - continua Nanni - è anche quello dell'epatite C, che è molto presente. La fortuna è l'esistenza dei farmaci che riescono a far guarire". Perciò è così importante fare conoscere l'esistenza di una terapia.
Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro alla fine degli anni '90, - spiega - l'80 per cento delle persone che utilizzava droghe era sieropositiva. Oggi il dato è inverso: è sieropositivo il 20 per cento dei consumatori
La sensibilizzazione è centrale, anche per quanto riguarda l'overdose. Esistono medicinali, come il Narcan, che riescono a bloccarla. Il problema rimane l'accesso al suo utilizzo: "Nei servizi lo distribuiamo gratuitamente – conclude Nanni – ma non tutte le farmacie lo danno nonostante sia un farmaco da banco". Tuttavia non basta l'informazione, secondo gli organizzatori servono anche spazi sicuri per le persone che usano droghe illegali. Si chiamano "stanze del consumo" e Torino è stata una delle città che ha provato per prima a sperimentare il loro utilizzo, senza mai riuscire a realizzarle a causa di stop politici. "In alcuni Paesi già esistono – conferma Lorenzo Camoletto, presidente Cnca Piemonte e Liguria – e funzionano perché in questi luoghi si riescono a garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate. Se si riescono ad avere siringhe pulite, ma poi si è costretti a farsi all'aperto, magari sotto un ponte, il problema rimane. E se si sta male, in quei casi c'è qualcuno che fornisce aiuto e supporto".
Il consumo è cambiato e vanno rivisti anche gli interventi. L'eroina, pur non scomparendo, è stata scavalcata in diffusione da altre sostanze come il crack. "La situazione che stiamo vivendo è paradossale – continua Camoletto – perchè la riduzione del danno non dovrebbe essere oggetto di conflitto ideologico: è efficace e tanto dovrebbe bastare". Funziona anche l'ascolto di esperienze peer-to-peer, di persone che riescono a intercettare bisogni e richieste che chi utilizza sostanze non dice agli operatori. Uno di loro è Frederick: "Il messaggio è più chiaro, perché si crea un rapporto di fiducia. Cerco il confronto e le persone si aprono. Il mio scopo è combattere l'indifferenza".
La riduzione del danno non dovrebbe essere oggetto di conflitto ideologico: è efficace e tanto dovrebbe bastareLorenzo Camoletto
Infine, tra le possibilità ancora poco sfruttate, il servizio di drug checking. Il termine sta a indicare il controllo della droga prima della sua assunzione, allo scopo di verificare l'effettiva composizione della sostanza. I progetti in corso sono a rischio, a causa di problemi burocratici che rischiano di fermare un'attività di monitoraggio che invece, secondo gli organizzatori, andrebbe estesa. "Il progetto Neutravel rischia di non poter continuare il suo lavoro oltre settembre 2022. Bisogna trovare il modo non solo di trovare la copertura economica, ma di rendere questo tipo di attività realizzabili anche all'interno del sistema di servizi territoriale".
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