L'ex capo delle forze armate e presidente della Guinea-Bissau, Antonio Indjai, in una foto del 2012. Foto di Andre Kosters/Epa (via Ansa)
L'ex capo delle forze armate e presidente della Guinea-Bissau, Antonio Indjai, in una foto del 2012. Foto di Andre Kosters/Epa (via Ansa)

Narcotraffico, l'importanza della Guinea-Bissau per la 'ndrangheta

Nel 2021, un referente della cosca Abbruzzese-Forestefano ha incontrato il figlio dell'ex presidente dello Stato africano. Il Paese ha una rinnovata importanza nel traffico di droga dall'America Latina all'Europa, grazie anche a "figure ai vertici delle istituzioni", dicono fonti investigative locali a lavialibera

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

Aggiornato il giorno 31 gennaio 2024

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BISSAU - Dopo una battuta d'arresto, le organizzazioni criminali internazionali che avevano reso la Guinea-Bissau famosa per essere uno snodo del narcotraffico internazionale si stanno riorganizzando, rimodulando il loro modo di agire. Un riassetto che, secondo fonti investigative locali de lavialibera, ancora una volta, come in passato, vede il “coinvolgimento di figure ai vertici delle istituzioni”.

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Secondo fonti investigative de lavialibera, in Guinea-Bissau i narcotrafficanti si stanno riorganizzando contando anche, come in passato, su figure ai vertici delle istituzioni del Paese

Mentre l’attuale presidente del Paese, Umaro Sissoco Embaló, che agli inizi di dicembre scorso ha sciolto il parlamento per la seconda volta da quando è salito al potere nel 2020, sembra avere altre priorità.

Uno 'ndranghetista a pranzo con il figlio dell'ex presidente della Guinea-Bissau

Originario della Guinea-Bissau è anche il diplomatico che Claudio Franco Cardamone, considerato uomo di riferimento in Germania della cosca della 'ndrangheta Abbruzzese-Forestefano della Sibaritide, incontra a Francoforte il 27 novembre 2021. Non uno qualsiasi, ma Malam Bacai Sanhá junior: il figlio dell’ex presidente del Paese Malam Bacai Sanhá che, prima di trasferirsi in Senegal, ha ricoperto importanti incarichi nelle istituzioni guineensi.

Per la 'ndrangheta radici locali, opportunità globali

Quel giorno Sanhá arriva in treno da Parigi, Cardamone lo aspetta fuori dalla stazione e nel viaggio in auto che li porterà al pranzo d’affari si intendono subito. Parlano di diamanti e petrolio, ma per gli inquirenti della procura di Catanzaro il piatto forte del meeting è un altro: far arrivare la cocaina dal Sud America in Europa via Africa, o Spagna, con scalo in Portogallo. “Può darsi che riusciremo a fare qualcosa prima di Natale”, lancia l’amo Cardamone. “Sarebbe davvero buono”, ribatte Sanhá.

I due avrebbero dovuto incontrarsi di nuovo il 27 dicembre per definire i dettagli dell’accordo, ma Sanhá viene fermato dalla polizia giudiziaria tedesca. Non va oltre quando documentato dall’operazione Gentleman 2, condotta nel 2023 dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo (Ddaa) di Catanzaro e dalla Guardia di finanza. Sanhá non è indagato in Italia ma, stando a un’inchiesta del giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung e dell’emittente Mitteldeutscher Rundfunk, nel 2022 è stato arrestato in Tanzania ed è oggi sotto processo per narcotraffico negli Stati Uniti.

Secondo l’indagine, Bacai Sanhá junior si sarebbe vantato con un agente Usa sotto copertura anche di aver avuto un ruolo in quello che il presidente Embaló ha definito “un tentato colpo di stato legato al controllo della droga”, che nel 2022 ha determinato l’assassinio di diversi componenti delle forze di sicurezza, ma le cui dinamiche non sono state ancora chiarite. 

L’incontro, a cui avrebbe partecipato anche un altro cittadino guineense residente in Lussemburgo, però rimane. Ed è significativo di come i paesi dell’Africa occidentale siano usati come snodo per il traffico internazionale di droga anche grazie alle relazioni che le organizzazioni criminali riescono a intessere con politici, militari e vertici delle istituzioni locali.

Il passaporto di Malam Bacai Sanhá, figlio dell'ex presidente della Guinea-Bissau
Il passaporto di Malam Bacai Sanhá, figlio dell'ex presidente della Guinea-Bissau

La rinnovata centralità dell'Africa occidentale nel narcotraffico internazionale

Angela Me, responsabile del ramo di ricerca e analisi dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), spiega a lavialibera che “l’Africa occidentale ha iniziato a essere un luogo di transito per il narcotraffico internazionale nei primi anni Duemila. Poi, pur non cessando di esistere, la rotta ha progressivamente perso centralità. Questo, almeno, fino agli ultimi anni, quando è tornata ad avere un ruolo di primo piano, come suggeriscono i sequestri record effettuati tra il 2019 e l'inizio del 2021".

Dal 2020 le relazioni della Direzione investigativa antimafia (Dia) segnalano che l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, sono “uno snodo logistico sempre più importante per i traffici di droga”. 

Da tenere d'occhio è soprattutto la Guinea-Bissau. Considerato l’epicentro del traffico ai suoi albori, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul tema pubblicato lo scorso marzo, questo piccolo Stato ha ancora un grande potenziale per il transito di cocaina. Droga che per lo più arriva qui via mare, per poi trasferirsi nell’entroterra e raggiungere il Mali e la Mauritania attraverso i paesi confinanti del Senegal e della Guinea Conakry.

Nel 2019 ci sono stati due grandi carichi di cocaina sequestrati in Guinea-Bissau, e – in entrambi i casi – avevano fatto ingresso nel Paese tramite le Bijagós, un arcipelago di 88 isole. Uno di loro è stato legato a un maliano che, secondo il consiglio di sicurezza dell’Onu, sfruttava i proventi del narcotraffico per finanziare il gruppo terroristico Al-Mourabitoun, affiliato ad Al-Qaeda. Nel 2021, invece, due tonnellate di cocaina dirette in Guinea-Bissau sono state scoperte dalle autorità senegalesi.

“Le indagini su molti sequestri di cocaina nel Golfo di Guinea indicano che le acque guineensi continuano a essere un principale punto di trasbordo della droga, che si sposta da grandi a piccole imbarcazioni per poi approdare sulla costa”, racconta a lavialiberaLucia Bird, direttrice dell'Osservatorio Africa occidentale dell’organizzazione no-profit Global initiative against transnational organized crime, aggiungendo che gli “interessi nel mercato della cocaina continuano a forgiare alleanze all’interno della élite politico-militare della Guinea-Bissau e ad alimentare l’instabilità politica”. 

Il transito della cocaina in Guinea-Bissau. Fonte: Global initiative against transnational organized crime
Il transito della cocaina in Guinea-Bissau. Fonte: Global initiative against transnational organized crime

Politici e narcos: le grandi alleanze dietro il transito della cocaina in Guinea-Bissau 

Bird, che ha condotto molte ricerche sul ruolo dell’Africa occidentale nel narcotraffico internazionale, ha analizzato l’evoluzione del flusso di cocaina nell’ex colonia portoghese nel report Cocaine politics in West Africa, documentando come la sua storia si sia intrecciata alle sorti delle più alte cariche istituzionali.

"Gli interessi nel mercato della cocaina continuano a forgiare alleanze all’interno della élite politico-militare della Guinea-Bissau e ad alimentare l’instabilità politica", dice Lucia Bird, direttrice dell'Osservatorio Africa occidentale dell’organizzazione no-profit Global initiative against transnational organized crime

“Il mercato della cocaina può essere considerato come il collante che tiene insieme una complessa costellazione di alleanze di potere", si legge nel rapporto. Figure militari e politiche costituiscono l’élite che protegge il flusso della droga attraverso il Paese, assicurando che il rischio che i carichi siano intercettati dalle autorità rimanga accettabile. Una rete di protezione che, dice Bird, fa della Guinea-Bissau "non solo un punto di transito ma un importante centro di stoccaggio e redistribuzione nel flusso del narcotraffico". Mentre imprenditori criminali, spesso guineensi con doppia cittadinanza in un altro Paese, si occupano della logistica.

La storia recente della Guinea-Bissau, uno dei paesi più poveri al mondo, è segnata da una cronica instabilità politica: da quando ha conquistato l’indipendenza dal Portogallo, dichiarata nel 1973 e raggiunta nel 1974, sono stati 17 i colpi di Stato accertati, tentati o riusciti. La capacità del narcotraffico di incidere sull'instabilità politica del Paese è stata per la prima volta evidente nel 1998, durante una guerra civile durata 11 mesi. Ma ha raggiunto la sua precedente massima espansione nel 2007, sotto la presidenza di João Bernardo Viera.

Sono gli anni del boom in cui, stando al racconto di una nostra fonte nel Paese, un ragazzo trovò dei sacchi di cocaina sulla spiaggia e, scambiandola per gesso, la usò per delimitare un campo da calcio. Segue una fase di tensione che nel 2009 porta prima all’assassinio del capo delle forze armate Batista Tagme Na Waie, e poi dello stesso presidente Viera.

Nel 2012, a prendere il potere grazie a un colpo di Stato è il generale Antonio Indjai, ritiratosi a vita privata nella sua piantagione di anacardi nel 2014, dopo un’operazione dell’agenzia federale antidroga statunitense (Dea) che ne ha minato il potere. Nel 2021 il dipartimento di Stato Usa ha annunciato fino a cinque milioni di dollari di ricompensa per informazioni utili al suo arresto, descrivendolo come a capo di un’organizzazione criminale che ha partecipato al traffico di droga in Guinea-Bissau, e come “una delle figure destabilizzanti più potenti” del Paese, che opera in tutta l’Africa occidentale "per corrompere e destabilizzare i governi e minare lo stato di diritto sfruttando i soldi ricavati dai guadagni illeciti". 

Tra il 2013 e il 2019, il sistema di protezione intorno al traffico di cocaina sarebbe cambiato, e il monopolio del controllo militare indebolito in favore di una rete più articolata che unisce attori statali e civili. Fino a oggi.

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Nuova presidenza, nuove priorità

Secondo quanto ricostruito dal dossier della Global initiative against transnational organized crime, nel febbraio del 2020, quando il presidente Umaro Sissoco Embaló è salito al potere, a seguito di una vittoria elettorale supportata dall’esercito, al fianco della nuova amministrazione “sono tornate a essere prominenti un certo numero di figure dell’establishment politico-militare della Guinea-Bissau legate al traffico di droga”, inclusi dei nomi che si trovano nella lista delle sanzioni dell’Onu, degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Un’inchiesta supportata dal Pulitzer Center ha evidenziato come in una foto scattata il 29 febbraio del 2020, due giorni dopo la proclamazione a presidente, Embaló compaia vicino ad alcune di queste persone, incluso Indjai.

Significativi sono anche una progressiva centralizzazione del potere nelle sue mani e una maggiore influenza della politica sugli apparati giudiziari. A lavialibera, fonti investigative parlano di un contesto complicato, in cui mancano investimenti sulla polizia giudiziaria, che ha pochi uomini e pochi mezzi per presidiare il territorio, tanto più le acque territoriali. 

C’è poi un problema di giustizia. Le nostre fonti confermano che nel Paese "la corruzione del sistema giudiziario è uno dei maggiori ostacoli alla lotta contro il traffico internazionale di droga". Ci sono state persone arrestate con grandi quantità di droga che poi, seppur condannate, sono state liberate o hanno avuto la pena ridotta. Un esempio è quanto successo in occasione del sequestro di cinque chili di cocaina nell’ottobre del 2021, che ha portato all’arresto di sei persone, incluso un ufficiale militare vicino a Indjai. Di queste sei persone, solo due sono state condannate a pene sospese di lieve entità con accuse depotenziate rispetto a quelle mosse dalla polizia giudiziaria. Mentre le altre, compreso l’ufficiale, sono state assolte. Non solo. Tutti i condannati dell'operazione Navara condotta dalla polizia giudiziaria nel 2019 sono stati rilasciati in seguito a uno scandalo e alla sospensione del giudice che aveva pronunciato la condanna da parte del Consiglio superiore della magistratura della Guinea-Bissau.

Di certo, il cambio ai vertici del potere nel 2020, conclude Bird, si caratterizza per una concreta ridotta attenzione al tema del traffico di cocaina. 

Il porto di Bissau, a cui è possibile accedere senza controlli
Il porto di Bissau, a cui è possibile accedere senza controlli

Narcotraffico, l’ascesa del Brasile e la fine del monopolio della ‘ndrangheta 

Il ruolo della Guinea-Bissau, e più in generale dell’Africa occidentale, nel flusso di cocaina che dal Sud America arriva in Europa va inquadrato in un contesto di grandi cambiamenti nel panorama del narcotraffico internazionale, precisa a lavialibera Angela Me. La frammentazione della rete criminale in Colombia e una parallela ascesa sulla scena del Primeiro Comando da Capital (Pcc), gruppo criminale brasiliano fondato 30 anni fa da detenuti e oggi diventato il più potente del Paese (con, stando all'Economist, oltre 40mila affiliati), hanno determinato un aumento dei carichi di cocaina in partenza dal Brasile che trovano nel Golfo di Guinea l’approdo geograficamente più vicino ma “anche un contesto sociale-culturale e linguistico affine”, precisa Me. 

“La ‘ndrangheta non ha più il monopolio nel traffico della cocaina in Europa, dove hanno un peso maggiore i gruppi dei Balcani, in particolare albanesi" Angela Me - Onu

A trasformarsi sono stati anche gli equilibri criminali: “La ‘ndrangheta non ha più il monopolio nel traffico della cocaina in Europa, dove hanno un peso maggiore i gruppi dei Balcani, in particolare albanesi”. 

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“Non c’è più un gruppo egemone che controlla l’intera filiera di produzione, ma tanti gruppi dinamici che hanno una crescente specializzazione – prosegue Me –. Tutto è gestito come se fosse un’impresa: c’è chi si occupa della produzione, chi del trasporto e chi della distribuzione”. Un mercato concorrenziale che, documenta l’Onu, ha una triplice conseguenza: il prezzo della cocaina venduta in Europa diminuisce, mentre la quantità e la qualità del prodotto aumentano.

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