19 giugno 2024
Disturbi del sonno e dell’alimentazione, consumo di droghe e psicofarmaci, aumento del tempo trascorso sullo smartphone: a ridosso dell’esame di maturità, crescono i comportamenti a rischio tra i ragazzi e le ragazze dell’ultimo anno delle superiori. È quanto emerge da un’indagine condotta dal portale Skuola.net insieme agli psicologi e psicoterapeuti dell’associazione Di.Te. (Associazione nazionale dipendenze tecnologiche, gioco d’azzardo patologico e cyberbullismo) su un campione di 1.045 ragazzi e ragazze del quinto anno delle scuole superiori.
Sono 526mila gli studenti ammessi all’esame di Stato quest’anno. Dal 2023 si è tornati alla normalità pre-pandemia, con due prove scritte e un colloquio orale valutati da una commissione mista, composta da alcuni insegnanti della classe e altri esterni.
Il punteggio è espresso in centesimi, assegnati così:
Tra gli intervistati, sei su dieci dichiarano di aver modificato le proprie abitudini alimentari a causa dell’ansia da esame: il 36 per cento mangia di più, il 24 per cento di meno. Ancor di più (sette su dieci) quelli che segnalano disturbi del sonno: il 52 per cento dorme male e poco, il 16 per cento tende invece a dormire troppo. Sei su dieci dichiarano di aver aumentato il consumo di sostanze in grado di mantenere attivi artificialmente: il 29 per cento assume più caffeina, il 10 per cento più bevande energizzanti, il 19 per cento entrambe. Crescono anche i consumi di farmaci che limitano l’affaticamento (per un ragazzo su tre), sigarette (29 per cento) e droghe (20 per cento). La maggior parte, poi, si rifugia con più frequenza nello smartphone, erogatore di dopamina a basso costo per eccellenza: sono sette su dieci gli intervistati che dichiarano di aver aumentato il tempo trascorso davanti allo schermo nei giorni precedenti l'inizio degli esami e otto su dieci quelli che riconoscono che questo sta influenzando negativamente la capacità di concentrazione nello studio.
Adolescenti drogati di farmaci e indifferenza
"Le spiegazioni sono più sociologiche che psicologiche: chiediamo a questi ragazzi di 'realizzare se stessi' in un'età in cui nessuno è se stesso, ma si sta scoprendo con i propri limiti"Silvana Quadrino - psicologa e psicoterapeuta
Quella all’aumento dei comportamenti a rischio nella popolazione giovanile non è una tendenza nuova e non è legata solo alle valutazioni scolastiche: gli ultimi dati raccolti dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) nell’ambito dell’indagine Espad (European school survey project on alcohol and other drugs), risalenti al 2022, mostrano un aumento di tutte le voci di consumo tra ragazzi e ragazze dai 15 ai 19 anni delle scuole superiori italiane, a eccezione del tabacco: alcol, droghe, energy drink, ma soprattutto psicofarmaci, il cui consumo è quasi raddoppiato nel giro di un anno, in particolare quello dei farmaci per migliorare l’attenzione e per dormire.
Energy drink: il mercato si mette le ali
“Non credo che questa ansia da esame vada letta separandola dalla più generale tendenza all’ansia che pervade questa generazione – commenta per lavialibera la psicologa e psicoterapeuta Silvana Quadrino –. Le spiegazioni sono più sociologiche che psicologiche: questi comportamenti sono espressione di una difficoltà a tollerare la pressione dell’essere al mondo da parte dei giovani. Viviamo in una 'società iocentrica’, che preme, prima attraverso i genitori e poi anche a scuola, sulla realizzazione di sé. Si chiede ai ragazzi di ‘trovare se stessi’, ‘realizzare se stessi’, in un’età in cui nessuno è se stesso, ma ognuno si sta scoprendo con i propri limiti, le proprie carenze e insicurezze”.
Concorda Marco Rovelli, insegnante e scrittore, autore del libro Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui (Minimum Fax, 2023): “L’ansia è la connotazione tipica di questa generazione. I ragazzi e le ragazze che oggi affrontano la maturità sono nati e cresciuti nella società della performance, della prestazione, in cui ognuno è sottoposto sempre e in ogni ambito dell’esistenza a produrre se stesso ed essere valutato in relazione a un modello. Ognuno è chiamato a essere imprenditore di se stesso: tutto dipende da te, solo da te, tu sei responsabile del tuo successo. Il fallimento è l’incubo, lo spettro di questa generazione”.
"Il fallimento è l’incubo, lo spettro di questa generazione. Ma è fallendo che si costruisce la propria forma"Marco Rovelli - insegnante e scrittore
E con questo incubo viene vissuto anche l’appuntamento della maturità nonostante – ricorda la dottoressa Quadrino – il livello di preparazione richiesto sia più basso che in passato, come anche la frequenza delle bocciature: “Domina l’ansia da prestazione, da giudizio, il sentimento di non essere all’altezza di ciò che gli altri si aspettano”. Secondo Rovelli, la scuola di oggi alimenta questa tendenza, come mostra l’introduzione del “capolavoro dello studente”, novità della maturità di quest’anno: un progetto individuale che mostri le competenze acquisite dal ragazzo o la ragazza lungo il percorso scolastico, che potrà essere oggetto di domande durante il colloquio orale. “Questa novità, che non è altro che una nuova ingiunzione a produrre, è il contrario dell’educazione, che invece dovrebbe essere sperimentazione di sé, di più forme di vita, come il teatro: ci si prova, ci si saggia, si fallisce. È fallendo che si costruisce la propria forma”.
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Ai genitori ed educatori dei ragazzi che affrontano con ansia l’esame di maturità e, più in generale, quelli che lei chiama “compiti di crescita”, la dottoressa Quadrino consiglia: “È inutile chiedere a un ragazzo o una ragazza di non provare ciò che sta provando. Ci si chieda piuttosto ‘come posso fare perché da adesso in poi quest’ansia non diventi il modo con cui affronterà la vita?’. E lo si fa scoprendo le specificità di ognuno, valorizzandole e facendo che quelle siano l’immagine che ha di sé”. Un invito rivolto anche agli insegnanti: “È importante trasmettere ai ragazzi e alle ragazze che non sono la valutazione che viene loro data – conclude Rovelli –. Quello è un momento, uno strumento orientativo, ma ciò che conta veramente è il percorso esistenziale che si fa a scuola”.
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