Corleone (Pa), 24 maggio 2012. Placido Rizzotto saluta il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante i funerali dello zio sindacalista. Foto di P. Giandotti/Ansa
Corleone (Pa), 24 maggio 2012. Placido Rizzotto saluta il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante i funerali dello zio sindacalista. Foto di P. Giandotti/Ansa

È morto Placido Rizzotto, il nipote del sindacalista ucciso dalla mafia

Figura carismatica della rete di Libera in Sicilia, nel 2009, contribuì al ritrovamento dei resti dello zio, sindacalista ucciso da Cosa nostra nel 1948 per aver lottato a fianco dei braccianti

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12 novembre 2024

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Si chiamava come lo zio, ucciso dalla mafia a Corleone il 10 marzo 1948 per aver lottato con il movimento contadino a fianco dei braccianti siciliani. Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista vittima di Cosa nostra, è morto all’età di 73 anni dopo una lunga malattia.

Riconoscere le vittime dei reati nella Costituzione

Rizzotto ha fatto parte della rete di Libera in Sicilia e per anni si è battuto affinché venissero ritrovati i resti dello zio. È stato anche grazie alla sua tenacia che il 7 luglio 2009, nell’inghiottitoio di Rocca Busambra, rilievo montuoso che sovrasta il bosco della Ficuzza, furono ritrovati i resti del sindacalista, risultati compatibili con il dna del padre Carmelo Rizzotto. Il 16 marzo 2012, 64 anni dopo il delitto, a Corleone si tennero i funerali di Stato di Placido Rizzotto, a cui prese parte anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Rizzotto ha fatto parte della rete di Libera in Sicilia e per anni si è battuto affinché venissero ritrovati i resti dello zio, recuperati nel 2009 nell’inghiottitoio di Rocca Busambra

“Placido ci mancherà – dice Daniela Marcone, responsabile dell’area Memoria di Libera – e oggi in ogni luogo del Paese i familiari di vittime di mafia lo stanno ricordando con profondo affetto. Le sue parole e la sua presenza, durante le iniziative promosse dalla rete di Libera, ci ricordavano che suo zio, di cui portava il nome, così come numerosi altri sindacalisti che avevano lottato per i diritti dei lavoratori in Sicilia negli anni Quaranta, e per questo impegno uccisi dalla mafia, non trovano riconoscimento nelle leggi dello Stato italiano come vittime innocenti delle mafie, in quanto uccisi prima del gennaio del 1961. Penso che la testimonianza di Placido in memoria di suo zio ci consegni l'urgenza del cambiamento di queste norme, oltre la necessità di proseguire a contrastare le mafie nell'oggi”.

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Ancora oggi, infatti, nonostante le reiterate richieste avanzate da Libera per modificare la norma, lo Stato italiano riconosce lo status di vittima di mafia soltanto ai parenti delle persone uccise dopo il 1° gennaio 1961

Rizzotto, come lo zio, è stato un sindacalista della Cgil e nel 2022, alle ultime elezioni amministrative a Palermo, aveva corso per il consiglio comunale a fianco del candidato sindaco di centrosinistra Franco Miceli, sconfitto dall’attuale primo cittadino Roberto Lagalla, appoggiato dal centrodestra e sostenuto, fra gli altri, dall’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

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Proprio Lagalla, attraverso una nota pubblicata sul sito del Comune, ha commentato la scomparsa di Rizzotto: “Esprimo il mio profondo cordoglio per la scomparsa di Placido Rizzotto. Ha speso la sua vita per cercare la verità e i resti del corpo dello zio, il sindacalista ucciso dalla mafia a Corleone nel 1948. Una lunga battaglia di impegno civile portata avanti non solo in nome di Placido Rizzotto, ma anche di tutti i sindacalisti vittime della ferocia di Cosa nostra. Alla famiglia di Placido Rizzotto rivolgo la vicinanza dell’amministrazione comunale in questo momento di dolore”.  

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