Marta Lempart. Credits: Ansa
Marta Lempart. Credits: Ansa

Marta Lempart: "Sui diritti, la Polonia segue il Cremlino. L'Ue dovrebbe tagliarle i fondi"

Intervistata da lavialibera, Marta Lempart, leader delle proteste polacche per i diritti delle donne, della comunità Lgbtq+ e delle minoranze, evidenzia un paradosso: il governo Morawiecki denuncia di essere vittima di un attacco da parte di Russia e Bielorussia ai propri confini orientali, ma al di qua della frontiera "adotta come modello Putin"

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

Fabio Turco

Fabio TurcoGiornalista

6 dicembre 2021

  • Condividi

VARSAVIA - “Sui diritti, la Polonia segue il Cremlino”. Marta Lempart, leader delle proteste polacche per i diritti delle donne, della comunità Lgbtq+ e delle minoranze, evidenzia un paradosso. Da un lato, il governo di Mateusz Morawiecki denuncia di essere vittima di un attacco congiunto da parte di Russia e Bielorussia per quanto sta succedendo ai propri confini orientali, dove da mesi è in corso una crisi politica che ha preso in ostaggio migliaia di migranti usati come armi: 19 le vittime conosciute fino ad ora, l'ultima una donna incinta. Dall’altro, al di qua della frontiera, “ha adottato come modello Vladimir Putin”.

"Il governo polacco odia tutti – dice Lempart –. È razzista e omofobo. Odia le libertà civili, i diritti umani e qualsiasi legge sia in grado di proteggere i cittadini dallo Stato. Che siano migranti, donne, o famiglie arcobaleno, poco importa: Pis (Diritto e giustizia, il partito di governo, ndr) tratta qualsiasi gruppo diverso dal suo al pari di una minaccia".


La nostra cronaca dal confine tra Bielorussia e Polonia 


In questi giorni l’attivista è tornata in piazza per manifestare contro due leggi in discussione al Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco. La prima, promossa da Bartlomiej Wróblewski, lo stesso parlamentare Pis che ha portato al tribunale costituzionale le firme per rivedere la normativa sull'aborto, di fatto vietandolo, è passata. Prevede la creazione di un Istituto per la famiglia e la demografia che, denunciano opposizione e società civile, sarà uno strumento nelle mani dello Stato per ostacolare divorzi, famiglie arcobaleno e aborti. L’altra, bocciata, puntava a bandire del tutto l’interruzione di gravidanza e a punire ogni persona coinvolta nella procedura, compresa la donna incinta: per coloro che decidono di abortire erano stabiliti fino a 25 anni di carcere.

Oggi le eccezioni concesse in caso di stupro, incesto e incolumità della madre, impongono un divieto di fatto che a novembre è costato la vita a Izabela, 34enne morta per shock settico. Il medico si sarebbe rifiutato di rimuovere il feto, nonostante fossero state diagnosticate delle gravi malformazioni. Abbiamo incontrato Lempart a Varsavia, nella sede del movimento Strajk Kobiet, da noi conosciuto come Women’s strike. Ci hanno accolto i suoi cani e un cartello attaccato alla porta in cui si legge: “A tutti coloro che si spacciano per giornalisti e sono funzionari del Pis, diciamo fermi e decisi… levatevi dal cazzo”. 

"I medici hanno paura di interrompere la gravidanza, anche in caso di gravi e diagnosticate malformazioni. Aspettano che la donna o il feto muoia"

Quali conseguenze ha avuto sulla vita delle donne la sentenza della Corte costituzionale che ha definito illecito l’aborto in caso di malformazione del feto, portando di fatto al divieto dell’interruzione di gravidanza?
L’aspetto positivo è che adesso tutti conoscono il numero telefonico di Abortion without border, l’iniziativa civica che supporta le donne nell’interruzione di gravidanza, fornendo un servizio medico essenziale che dovrebbe essere lo Stato a garantire. Oggi l’organizzazione pratica in un solo giorno gli interventi che prima faceva in un anno. L’assistenza è molto professionale e accessibile, grazie alle raccolte fondi realizzate durante le proteste che permettono di coprire i costi dell’aborto per chi non li può sostenere. L’aspetto negativo, di gran lunga superiore, è che non possiamo aiutare tutti. Come dimostra la morte di Izabela. Ci sono donne che non vogliono abortire, vanno in ospedale perché hanno dei problemi e lì incontrano medici che hanno paura di far terminare la gravidanza, anche se il feto presenta delle malformazioni. In pratica aspettano che il feto o la donna muoiano. Il risultato è che la Polonia ha il più basso tasso di natalità dalla seconda guerra mondiale: in molte rinunciano ad avere figli perché lo considerano rischioso. Succede di frequente che i medici mentano sullo stato di salute del feto e, sempre più spesso, quando una donna rimane incinta, non si rivolge al sistema sanitario nazionale. Chi se lo può permettere, va all’estero o nelle cliniche private.

Quali discriminazioni subiscono le donne e la comunità Lgbtq+ in Polonia?
Abbiamo sei ore di tempo? È la classica domanda per cui fornire degli esempi significherebbe stabilire delle priorità, ma le priorità non esistono: è tutto sbagliato. A partire dai diritti riproduttivi, per proseguire con la violenza domestica, l’ineguaglianza economica, la cura degli anziani e dei diversamente abili. Ogni aspetto della nostra vita è intaccato dal fatto che il governo ci odia.

A partire dai diritti riproduttivi, per proseguire con la violenza domestica, l’ineguaglianza economica, la cura degli anziani e dei diversamente abili. Ogni aspetto della nostra vita è intaccato dal fatto che il governo ci odia

Da lesbica, com’è stato crescere in Polonia? 
Ho vissuto in una grande città e non ho subito discriminazioni dirette, come succede alle ragazze e ai ragazzi di oggi. Viviamo tempi eccezionali in cui coesistono due realtà diversissime. C’è una campagna contro le persone Lgbtq+ sempre più violenta. Le discriminazioni quotidiane rendono la vita difficile e, tra i più giovani, abbiamo registrato molti suicidi. La Polonia non ha mai brillato per i diritti umani, perché non sono posti al centro del nostro sistema democratico, ma la situazione è peggiorata da quando Pis è al governo.

In discussione al Parlamento c'è anche una legge che vuole vietare la promozione dell'omosessualità e le manifestazioni Lgbtq+. Che ne pensa?
In Polonia non esiste dibattito parlamentare. Nella camera bassa il partito di governo mette sul tavolo una legge e decide se approvarla o meno. Nessuno dibatte niente e i diritti dell'opposizione sono pressoché inesistenti. Quest'ultima legge è solo una delle tante ridicole norme che sono state proposte negli ultimi anni e in cui vediamo tracce del Cremlino. Un altro esempio è quella che vorrebbe legalizzare la violenza domestica prevedendo l’eliminazione di ogni responsabilità penale se l’aggressore è al suo primo atto violento, l’abolizione del numero d’emergenza statale per le vittime e del sistema di registrazione degli abusi. Anche in questo caso il modello di riferimento è una legge russa del 2017. Di fatto, sui diritti umani il governo polacco sta seguendo le orme di Vladimir Putin. Anche se pubblicamente dichiara l’opposto, è in costante dialogo con il Cremlino. L'ex ministro della Difesa, Antoni Macierewicz, è conosciuto per essere vicino alla Russia.

Che cosa dovrebbe fare l’Unione europea?
Tagliare tutti i fondi e subito: è l’unico argomento che il governo polacco comprende. Trovo ridicoli i richiami, gli appelli, le preoccupazioni. L’Europa va biasimata per tutte le persone che l’attuale governo polacco ha già danneggiato. Parlo di oltre quattromila cittadini perseguiti per via delle manifestazioni, come la sottoscritta. Personalmente, sono coinvolta in 83 processi. 

Strajk Kobiet ha più volte fatto appello al mondo cattolico. Qual è stata la risposta?
Nessuna. Con noi protestano donne che rischiano la vita, adolescenti che vengono discriminati per il loro orientamento sessuale, e il mondo cattolico continua a non fare nulla. Lo stesso vale per i gravi casi di pedofilia all'interno del clero polacco venuti fuori negli ultimi anni. I cosiddetti buoni cattolici si limitano a dire che quella non è la loro chiesa, ma lo è. E loro ne sono responsabili. 

Qual è il suo parere sulla multa da un milione di euro stabilita dalla Corte di giustizia europea per non aver sospeso la sezione disciplinare della Corte suprema polacca che mina l’indipendenza dei giudici?
Troppo poco, troppo tardi. 

Lei ha subito minacce per la sua attività, com'è cambiata la sua vita?
Devo sempre dipendere da un'altra persona. Sono scortata dalla polizia durante le manifestazioni pubbliche e c'è qualcuno che mi accompagna se porto a passeggio i cani, o se esco per qualsiasi altro motivo.

Ha paura?
Io no e vorrei fare la vita di sempre, ma le persone che mi circondano sono terrorizzate. Ho ricevuto centinaia di intimidazioni: hanno scritto che mi avrebbero uccisa, violentata, che avrebbero fatto del male ai miei cari. Non posso fare la coraggiosa, non ne vale la pena. 

Crede che il governo sia responsabile?
Certo. La tv di Stato conduce contro di me la stessa campagna che ha fatto contro Pawel Adamowicz, il sindaco di Danzica ucciso nel 2019: l’emittente nazionale ha le mani sporche del suo sangue e la polizia ha detto che uno dei miei persecutori, arrestato di recente, ha lo stesso profilo dell’assassino di Adamowicz. Come lui, sono protagonista di decine di servizi denigratori. Sono riusciti persino a sapere che avessi il Covid prima di me. In merito hanno mandato in onda un’edizione speciale di un’ora e mezza il cui senso era: buono che abbia il coronavirus, speriamo muoia. Li ho denunciati per violazione della privacy. Da quando è tornato sulla scena politica nazionale, Donald Tusk (ex presidente del Consiglio europeo e premier della Polonia, ndr) è diventato bersaglio di un’analoga campagna. Lui è il primo della lista, io la seconda. Ma non siamo gli unici. Il metodo è applicato di volta in volta a chiunque dia fastidio a Pis. 

C’è un particolare momento che ha segnato  una retrocessione dello Stato di diritto?
No. La violazione avviene ogni giorno, tanto da annientarti. Ecco perché alcuni movimenti civici compaiono e scompaiono. Penso che il nostro sia uno dei più longevi. Forse la ragione è che siamo un'organizzazione guidata da donne e per noi è più facile chiedere aiuto psicologico. Anche se lo stigma è comunque presente, è considerato più accettabile che una donna si rivolga a uno psicologo rispetto a un uomo. Abbiamo un ottimo programma che offre supporto a chi soffre di stress post-traumatico, a chi ha subito le violenze della polizia, diventata nell'ultimo anno sempre più repressiva, e alle organizzazioni che si occupano di migranti. E poi non dobbiamo dimenticare l’altra parte della realtà.

Quale? 
C’è un gruppo sempre più grande di 14-15enni che realizzano molto presto di essere Lgbtq+ e, nonostante l’atmosfera di odio, si battono per la loro identità e i loro diritti, ricevendo un crescente supporto. Al Pride hanno marciato in 30mila. Gente che non si era mai interessata alle nostre condizioni, per la prima volta ha scelto di darci concretamente sostegno.

"Il governo è razzista e omofobo. Odia le libertà civili, i diritti umani e qualsiasi legge sia in grado di proteggere i cittadini dallo Stato. Che siano migranti, donne, o famiglie arcobaleno, poco importa: Pis tratta qualsiasi gruppo diverso dal suo al pari di una minaccia"

Nell'ultimo anno, abbiamo visto il governo polacco sfidare l'Unione europea, prendere posizione contro l'aborto e i diritti dei migranti. Dall'altra parte, gli abitanti della Polonia hanno marciato per rimanere all'interno dell'Unione, per il diritto all'aborto e per i migranti. Sembra ci sia uno scollamento tra potere e cittadini. È così?
Dopo le proteste, l’appoggio al governo è calato del 10 per cento. Al momento Pis è al 30 per cento e non tornerà al 40, come quando ha vinto le elezioni. Se consideriamo che nel nostro Paese l’astensionismo è molto alto, possiamo dire che non rappresenta quasi più nessuno. Il movimento dietro le manifestazioni, invece, conta sul supporto del 75 per cento della popolazione. 

In vista delle prossime elezioni, cosa dovrebbe fare l’opposizione per portare più gente ai seggi e vincere?
Smetterla di raccogliere voti solo per il proprio schieramento e iniziare a promuovere donne e uomini politicamente capaci che lavorano nelle organizzazioni come la nostra o nelle amministrazioni locali. Persone che i cittadini considerano capaci, ma che rimangono penalizzate dalle gerarchie di partito. Un sistema che non spinge le nuove generazioni a votare.

Nelle scorse settimane, ha deciso di scendere in piazza con Tusk, non proprio un progressista. 
Ha dichiarato di essere favorevole all’aborto legale e mi basta. Per me non è più un conservatore. 

Ha partecipato a diverse manifestazioni contro quanto sta succedendo al confine con la Bielorussia. Vede qualche similarità tra il modo in cui il governo tratta donne e comunità Lgbtq+, e quello in cui tratta i migranti? 
Penso che il governo odi tutti, che sia razzista e omofobo. Odia le libertà civili, i diritti umani e qualsiasi legge sia in grado di proteggere i cittadini dallo Stato. Che siano migranti, donne, o famiglie arcobaleno, poco importa: Pis tratta qualsiasi gruppo diverso dal suo al pari di una minaccia.

Che ne pensa del divieto per giornalisti e organizzazioni di accedere liberamente all’aerea di confine?
Vogliono controllare tutte le informazioni. La norma viola non solo la Convenzione di Ginevra, ma qualsiasi trattato internazionale. E sono molto delusa dai media: hanno per lo più obbedito alla legge, senza infrangerla. Con loro, la strategia governativa ha funzionato.

Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2024- numero 29

Tutti dentro

Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti

Tutti dentro
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale