Roma, 10 dicembre 2017. Manifestazione in piazza Santissimi Apostoli contro lo ius soli e per la campagna elettorale di Matteo Salvini (Foto A. Carconi/Ansa)
Roma, 10 dicembre 2017. Manifestazione in piazza Santissimi Apostoli contro lo ius soli e per la campagna elettorale di Matteo Salvini (Foto A. Carconi/Ansa)

Riforma della cittadinanza, la risposta della destra: "E allora il Pd?"

C'è stato un tempo in cui il centrodestra spingeva per la riforma, oggi è rimasta solo Renata Polverini (Forza Italia). L'inazione è colpa degli avversari, dicono

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

10 dicembre 2021

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"E, però, la sinistra". L’onorevole forzista Renata Polverini non risparmia critiche al proprio schieramento per non aver sostenuto il suo disegno di legge (ddl) che associa la cittadinanza al completamento di un ciclo di studi. Non può dimenticare quanto successo due anni fa, quando si sospese dal gruppo di Forza Italia a Montecitorio per protestare contro l'allora capogruppo Francesco Paolo Sisto, fedelissimo di Berlusconi e autore a suo dire di "un grave atto di ostruzionismo", segno di "evidente ostilità" nei confronti della sua proposta. Seguì il voto di fiducia al governo Conte e, a gennaio 2021, l’addio. Durò fino a maggio 2021. Poi la telefonata di Silvio, il ritorno tra le braccia aperte del partito, quello che definisce "l’inizio di una nuova fase". E pazienza se il ddl è ormai fuori dal dibattito parlamentare. No, l’ex governatrice del Lazio non fa sconti a Forza Italia, perché su questo tema "non possono esserci ragioni di opportunità e di opportunismo", però una cosa tiene a precisarla: "In questa battaglia mi pare che pure la sinistra sia assente". Anche se, ammette, le posizioni della destra sono molto arretrate negli ultimi anni.

Involuzione a destra

Aldo Di Biagio, ex senatore del Popolo delle libertà che rivendica di essere stato il "primo a proporre uno ius soli secco", parla di "un’involuzione in senso conservatore e populista" dell’attuale destra in parlamento. Gli fa eco un vecchio collega, adesso assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata: "Adesso non si fa più politica, ma propaganda – attacca –. La propaganda dei porti chiusi ha monopolizzato il dibattito. La riforma della cittadinanza viene considerata un cedimento sul fronte della sicurezza, anche se non c’entra nulla. Matteo Salvini non può permetterselo perché la Lega ha guadagnato parte dei propri voti facendo leva sulla paura dei migranti. E Giorgia Meloni non ha voglia di farsi scavalcare". 

Eppure c’è stato un tempo, durante il quinto governo Berlusconi, in cui parte della destra si fece promotrice di un cambiamento. Granata lo ricorda bene: nel 2009, insieme al deputato di centrosinistra Andrea Sarubbi, è primo firmatario di un testo pro ius soli temperato. Lo appoggiano 50 onorevoli, di tutti gli schieramenti, Lega esclusa. Lo sostiene Gianfranco Fini, all’epoca presidente della Camera e leader di Alleanza nazionale (An). L’obiettivo è "far sì che il minore nato in Italia" acquisisca gli stessi diritti dei "coetanei con cui affronta il percorso di crescita e il ciclo scolastico" per evitare "un senso di estraniazione dal suo contesto, pericoloso per il futuro processo di integrazione e di inserimento sociale". Granata racconta che la proposta venne fuori dal Forum delle idee, think tank di An. "Consideravamo la cittadinanza un’opzione politica. Il principio è che si scelga di essere cittadini di una comunità nazionale. E questi ragazzi sono più cittadini di camorristi e mafiosi".

La proposta Granata-Sarubbi, quando Fini voleva lo ius soli temperato e i suoi alleati no

Incognita voto

Sono gli anni in cui Fini, già segretario del Movimento sociale italiano (partito di destra d’ispirazione neofascista), e il comunista Massimo D’Alema organizzano insieme dei workshop per discutere di immigrazione "al di fuori di ogni logica elettorale". "Il clima in parlamento – prosegue Granata – era favorevole, il mondo dell’informazione interessato, i giovani e tutte le associazioni di italiani di seconda generazione ci sostenevano. Ho creduto davvero che ce l’avremmo fatta". E poi? "Poi niente, tutto andò in fumo: una grande occasione sprecata. Alcuni esponenti di Forza Italia, come Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, avrebbero votato a favore, ma Berlusconi diede indicazione contraria. Se Silvio si sia opposto per non far guadagnare un altro punto all’egemonia del parlamento nei confronti del governo o per ostacolare Fini che puntava ad avere un ruolo politico, è una valutazione che rimetto ad altri". Sono i prodromi di uno scontro che un anno dopo si concluderà con la messa alla porta del leader di An, la dissoluzione del Popolo della libertà e di una certa destra parlamentare, "azzerata dal berlusconismo". E però, raccomanda Granata, "di sentire anche Sarubbi, perché lui dalla sinistra non è che abbia ricevuto molto più supporto di me". Anche se, ammette, la riforma non ha mai avuto molto appeal nella destra.

C’è una "ragione storica e poco esplicitata", spiega Flavia Perina, giornalista ed ex politica: "Altererebbe la base elettorale". "I partiti – ragiona – sono abituati a lavorare con l’attuale platea e il voto degli italiani di seconda generazione è un punto interrogativo: non sappiamo né quale sia il loro orientamento né quali preferenze potrebbero dare. Un bacino che ha il potenziale di cambiare i risultati delle elezioni dato che in molti piccoli e medi centri d’Italia i sindaci vincono grazie a poche centinaia di voti o che in alcuni collegi uninominali certi parlamentari sono passati grazie a una ventina di preferenze. L’incognita fa paura". Per Perina "spaventa soprattutto la destra", però "un po’ anche la sinistra".

Giorgia Meloni: "Aperta allo ius culturae. Ius soli mai"

Nessun parli

Silvio afferma da sempre: chi vuole ottenere la cittadinanza, oltre a essere nato qui, deve aver completato un ciclo di studi nel nostro Paese, conoscere la nostra storia, la nostra cultura, e quindi condividere i valori della nostra civiltà"Simone Leoni - Coordinatore giovani Forza Italia nel Lazio

Sta di fatto che oggi a cercar qualcuno che nella destra sia almeno pro ius culturae ci si sente un po’ come il protagonista del romanzo fantascientifico Dissipatio H. G., alle prese con la scomparsa del genere umano. In una telefonata con lavialibera, Fini fa sapere di essere rimasto della stessa idea, così come tutta la sua vecchia guardia. Ma la generazione che è venuta dopo non si esprime. Il leghista Luca Zaia, presidente della regione Veneto, comunica di avere un’agenda fittissima. La segreteria del suo corrispettivo in Friuli, Massimiliano Fedriga, suggerisce di "sentirci più avanti". Anche se qualche insider spiffera che i due potrebbero avere idee diverse da Matteo, seppur mica per bontà d’animo: "Sanno che gli immigrati producono il nove per cento del Pil nazionale. Gran parte degli allevamenti del Nord vanno avanti sugli indiani". Da Fratelli d’Italia esce solo il Giorgia pensiero, mentre in Forza Italia Polverini assicura di essere rimasta sola, "almeno tra i parlamentari, perché le nuove leve del partito sono più consapevoli".

Terrorismo e sostituzione etnica, i falsi argomenti della destra contro la riforma

Simone Leoni ha 21 anni, nel Lazio è il coordinatore dei giovani di Forza Italia e dice di "essere contro lo ius soli" perché non crede che la cittadinanza debba essere un "mero automatismo da svendere come vorrebbe la sinistra". È d’accordo con quello che "Silvio afferma da sempre: chi vuole ottenere la cittadinanza, oltre a essere nato qui, deve aver completato un ciclo di studi nel nostro Paese, conoscere la nostra storia, la nostra cultura, e quindi condividere i valori della nostra civiltà". È troppo giovane per ricordare Fini: sa che sull’argomento è mancata una riflessione ampia da parte del centrodestra e che "per imporre i nostri temi" è "necessario riconquistare la leadership della coalizione", ma – aggiunge – "l’atteggiamento che la sinistra ha avuto in questi anni ha remato contro il raggiungimento di un provvedimento condiviso. La cittadinanza è stata usata come una clava per fare propaganda: o si è favorevoli a uno ius soli tout court o si è razzisti". Inutile fargli presente che lo stesso ha fatto la destra, contesta: "E, però, la sinistra". 

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