4 marzo 2022
"Lo Stato non ha messo in campo i presidi della legalità che la grave situazione criminale del circondario richiede". È l'appello che emerge dall'analisi criminale che la procura di Trani fa della situazione nella provincia di Barletta, Andria e Trani (Bat): una provincia che un documento firmato dal procuratore Renato Nitti di dicembre 2021 definisce "depredata", non solo dalle diverse mafie autoctone ma anche da quelle baresi e foggiane. E che ha un'importanza strategica pure per le principali organizzazioni criminali al di fuori della Puglia, come suggerisce il ruolo da collante svolto da alcuni pregiudicati locali tra le mafie foggiane e la 'ndrangheta, e i legami storici con le camorre.
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Un appello che fa suo anche Luigi Ciotti, in visita a Trani: "Questa è una terra meravigliosa – dice Ciotti –, cui vanno riconosciute le positività che sono evidenti e che possiede. C’è gratitudine per il lavoro fatto dalla magistratura, dalla polizia e da segmenti delle istituzioni, ma c’è un’urgenza. Nella relazione si denuncia una 'straordinaria esposizione del territorio all’infiltrazione criminale' che non può essere sottovalutata".
"Lo Stato non ha messo in campo i presidi della legalità che la grave situazione criminale del circondario richiede"Renato Nitti - procuratore di Trani
Negli ultimi anni sono stati documentati "eclatanti fatti di sangue" e un "allarmante singolare fermento negli assetti criminali". Eppure, la rete dei servizi di polizia giudiziaria è "significativamente sottodimensionata". Di conseguenza, "i fenomeni criminali sono stati investigati e successivamente portati all'attenzione di un giudice solo in parte", precisa la procura, non dimenticando che sulla situazione ha pesato una "barriera di silenzio" resa ancora più spessa dalle indagini che hanno coinvolto alcuni componenti della magistratura locale (ora trasferiti). Scandali che, secondo la procura di Trani, hanno generato sconcerto e sfiducia.
Le bombe di inizio 2022 a Foggia rilanciano il bisogno di interventi
Il quadro ricorda Foggia prima dell'escalation di violenza culminata con l'omicidio dei fratelli Luciani: i due contadini innocenti uccisi nella strage di San Marco in Lamis. Tornano alla mente anche le parole usate dall’ex procuratore di Bari Giuseppe Volpe in una lettera spedita poche settimane prima della strage a tutti i vertici della Repubblica, di cui chiedeva l’intervento, scrivendo: "Lo Stato deve essere presente anche a Foggia e nella sua provincia".
L'analisi parte da alcuni dati. Il primo è l'Indice di permeabilità alla criminalità organizzata (Ipco) 2020 elaborato da Eurispes nel quadro del Protocollo di intesa siglato con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. L'indice, elaborato sulla base di 19 indicatori compositi, misura "vulnerabilità" e "appetibilità" dei territori: alla Bat viene attribuito un Ipco di 105.08, che lo colloca tra le prime dieci province di Italia su 106 superando tutte le province siciliane (fatta eccezione per Caltanissetta) e ponendosi allo stesso livello della provincia di Foggia (105.72). Un altro parametro da valutare è l'Indice di organizzazione criminale (Ioc) che rappresenta la diffusione e l’intensità della criminalità in una data provincia: a fronte di una media nazionale di 29.1, nella Bat è di 40.9.
"Microcosmo mafioso" è il numero de lavialibera dedicato alla situazione foggiana
Non solo: dall'Indice di criminalità 2020 (relativo ai numeri del 2019), questa provincia della Puglia risulta la prima tra le 107 province italiane per furti di auto, superando quelle di Catania, Foggia, Bari e Napoli e distanziando di molto Roma. La zona è anche tra le prime dieci su 107 per i furti in abitazione, un reato che – precisa il procuratore – più di ogni altro alimenta nel cittadino la percezione di insicurezza e vulnerabilità. Terzo posto, invece, per gli omicidi e quarto per i tentati omicidi. La Bat non si schioda dalla top ten nemmeno se consideriamo altri reati, come furti, riciclaggio, rimpiego di denaro, incendio e spaccio di stupefacenti.
Nella provincia esistono diverse mafie, come è stato documentato negli ultimi trent'anni da più sentenze definitive di condanna per associazione di stampo mafioso. Autonome una dall'altra, hanno però un comun denominatore: sono mafie predatorie, che "non esercitano il dominio sul territorio", ma "lo spogliano, lo depredano, aprendolo persino alle scorrerie di clan storici ed egemoni in altre province e regioni", con cui convivono e da cui imparano.
La provincia di Barletta, Andria e Trani è depredata da mafie autoctone, baresi e foggiane. Non solo: ha un'importanza strategica anche per la 'ndrangheta e la camorra
La procura ricorda il ruolo che nella geografia criminale ha avuto la figura di Salvatore Annacondia che fino all'inizio degli anni '90 è stato a capo di una potente e agguerrita organizzazione criminale, ponendosi come interlocutore autorevole non solo delle altre mafie pugliesi ma anche della 'ndrangheta. Nel processo Dolmen di fine anni Novanta furono accertati i collegamenti tra Annacondia e – in Puglia – i clan Piarulli-Ferraro di Foggia, la criminalità organizzata barese, la sacra Corona Unita, i fratelli Modeo a Taranto. Fuori dalla Puglia: la 'ndrangheta calabrese e la mafia siciliana di Nitto Santapaola.
Questo particolare ruolo di congiunzione tra diverse mafie sembra caratterizzare le organizzazioni della Bat ancora oggi. Alcune indagini suggeriscono i rapporti della criminalità locale con quella di Catanzaro, le squadre cerignolane e quelle foggiane. Sodalizi che nei fatti si traducono in affari illeciti: dal traffico di stupefacenti alle rapine con modalità paramilitari, grazie a squadre organizzate dotate di auto veloci e armi di assalto che derubano furgoni portavalori o usati per il trasporto di tabacchi. Inoltre, secondo la magistratura, diversi pregiudicati locali farebbero da collante tra la 'ndrangheta e le mafie foggiane. Mentre i legami con la criminalità campana sono ormai storici.
La procura sottolinea la "situazione che stanno vivendo le aree rurali dell'Alta Murgia" dove allevatori e coltivatori subiscono raid nelle aziende per rubare legna da ardere, mezzi, attrezzature e prodotti agricoli. Eppure, in pochi sono disposti a denunciare e a collaborare, a tal punto che "penetrare la robusta barriera di silenzio quando non di omertà non è semplice".
"Diamo voce al riscatto foggiano", afferma Luigi Ciotti
Stessa difficoltà si riscontra anche per quel che riguarda la corruzione. "I delitti contro la pubblica amministrazione – si legge nel documento – vengono accertati con difficoltà, perché spesso commessi all’interno di comunità medio piccole nelle quali la denuncia o l’atteggiamento collaborativo con le istituzioni è agevolmente individuato e stigmatizzato, così da essere demonizzato, producendo infine omertà". Anche se un peso, ammette il magistrato, l'hanno avuto pure gli scandali che hanno travolto dei componenti della magistratura locale, seppur non più in servizio a Trani.
Scandali che hanno "consegnato al giudizio della collettività una immagine della giustizia sporcata dalla stessa trama corruttiva" e hanno determinato "un indebolimento della azione di contrasto della magistratura", generando "sconcerto, se non smarrimento, in chi vorrebbe fare affidamento proprio sulla magistratura".
Ecco perché Ciotti fa un appello anche a cittadini e associazioni, ricordando che il loro ruolo è importante: "Nessuno è necessario, insostituibile, ma non possiamo lasciare che qualcuno agisca al posto nostro – prosegue –. Cedere la nostra responsabilità vuol dire cedere la nostra libertà e la nostra dignità. Significa permettere al male di esistere. La lotta alle mafie richiama il nostro ruolo di cittadini, tutti siamo chiamati a scelte coraggiose. Il problema più grave non sono quelli che compiono il male, ma anche quanti guardano e lasciano fare".
Per denunciare, però, bisogna "dare la possibilità a tutti di essere persone libere – ha precisato Ciotti questa mattina a Bari –. Lotta alla mafia non è solo repressione, lotta alla mafia vuol dire cultura, educazione, lavoro. Dobbiamo ancora continuare a lottare per il nostro paese perché chi non ha lavoro non è libero, chi è povero non è libero, chi perde il lavoro non è libero".
"Il problema più grave non sono quelli che compiono il male, ma anche quanti guardano e lasciano fare" Luigi Ciotti
La procura si chiede "come sia stato possibile una così profonda sottovalutazione dei fenomeni criminali della Bat, perdurante ancora oggi". La situazione è stata a tal punto sottostimata che a lungo sono mancati reparti investigativi dedicati esclusivamente al territorio. Solo a luglio del 2021 sono stati istituiti nel territorio della Bat la Questura, il Comando Provinciale dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza.
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Non si può però dire che sia mancata del tutto l'attenzione. Nel 2018 la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella sua relazione conclusiva datata 2018 riportava che la provincia di Barletta, Andria, e Trani è "caratterizzata dalla presenza di organizzazioni malavitose aventi una spiccata autonomia operativa nonostante l'influenza esercitata dai sodalizi dei territori confinanti".
La relazione però inglobava nella valutazione della provincia di Bari e in quella della provincia di Foggia anche l'analisi del territorio del circondario di Trani e della Bat. Secondo la procura, si tratta di una parte del problema e occorre un cambio di prospettiva che consideri la criminalità organizzata della Bat a sé stante, perché "un’azione predatoria così ampia e sistematica non può che avere un contesto strutturato a monte ed una fortissima organizzazione a valle".
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