27 aprile 2022
Il 1982, il 1992 e il 2022 sono tre date a cavallo di due secoli per ricordare il quarantesimo anniversario degli assassini politico-mafiosi della seconda guerra di mafia, tra i quali quello di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. È del 1982 l’approvazione della legge Rognoni - La Torre, con la quale per la prima volta dopo 122 anni dall’Unità d’Italia, viene introdotto nel Codice penale il reato di associazione di stampo mafioso, con la confisca ai mafiosi dei beni proventi di reato, che consentono a un piccolo gruppo di giovani magistrati di nuova cultura giuridica l’istruzione dello storico maxiprocesso. Nel 1992, subito dopo l’approvazione in Cassazione delle condanne comminate in quel processo, la mafia si vendica e uccide Falcone e Borsellino, innescando la reazione dello Stato e della società che culminerà con la sconfitta storica della mafia. In quello stesso anno prende avvio il processo Mani pulite, che svela il ruolo della corruzione nel sistema di potere politico italiano e la fine della Prima Repubblica.
Beni confiscati, dopo lo stallo Roma accelera sul riutilizzo
Il 2022, dopo due anni di pandemia e l'inizio dell'aggressione russa in Ucraina, è l'anno delle ricorrenze. Quella concernente Pio La Torre e Rosario Di Salvo culminerà nella celebrazione del 30 aprile nel Cortile Maqueda del Palazzo reale, sede dell’Ars della quale Pio fu deputato. A corollario, tante iniziative organizzate dal Centro studi La Torre: il Progetto educativo antimafia annuale nelle scuole italiane, seguito da oltre centomila studenti delle secondarie di secondo grado, delle università e delle case circondariali; la manifestazione unitaria per la pace a Comiso, a quarant’anni da quella storica a cui partecipò La Torre; il convegno internazionale, in collaborazione con l’Università di Palermo, dal titolo “Quarant’anni di legislazione antimafia, dalla legge Rognoni-La Torre a oggi”; il lavaggio della lapide sul luogo dell’assassinio in via Li Muli, da parte delle scuole palermitane che l’hanno adottata; la pulitura, ad opera degli studenti della casa circondariale, della targa del Centro didattico dell’Ucciardone intitolata a La Torre, che vi fu recluso negli anni cinquanta, diciasette mesi prima di essere assolto per avere guidato una manifestazione di contadini. Il 30 aprile la relazione sarà curata dalla rappresentanza studentesca, che simbolicamente raccoglierà il testimone generazionale dell’antimafia contro le nuove mafie. Queste, come ci insegna la storia, approfittano di ogni crisi sociale, economica, politica per penetrare nel tessuto della società e della politica. Rendere consapevoli le giovani generazioni riguardo la capacità camaleontica delle mafie, a livello nazionale e internazionale, di minacciare la legalità, lo sviluppo e la democrazia è il compito prioritario di tutte le forze democratiche.
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L’impegno concreto antimafia della politica e delle istituzioni, come ci insegnano i Pio La Torre della storia, presuppone la scissione di ogni rapporto di indifferenza, di collusione tra politica, mafia e corruzione. Questo sarà possibile se gli strumenti di prevenzione antimafia saranno rafforzati e resi celeri, non alleggeriti; se all’internazionalizzazione delle mafie seguirà l’internazionalizzazione delle norme di contrasto antimafia, a cominciare dalla confisca dei beni all’estero e al potenziamento della Procura antimafia europea; se i beni confiscati saranno restituiti rapidamente all’uso sociale e produttivo e reinvestiti nel potenziamento tecnico dei Comuni, delle forze dell’ordine e della giustizia. Tutto ciò presuppone che l’antimafia sia prioritaria nell’agenda politica dei governi e della politica e non evocata solo nelle ricorrenze. Antimafia significa, come ci insegnano le sue vittime innocenti, lotta per un nuovo modello di sviluppo secondo giustizia sociale, rispetto dei diritti umani, legalità, democrazia e pace. Condizioni fondamentali per la libertà dei singoli e dei popoli.
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