Foto di Nick Tsybenko/Unsplash
Foto di Nick Tsybenko/Unsplash

Quell'assurda convinzione che "la guerra è pace"

Cinque questioni urgenti rivolte ai decisori politici, che si ostinano a foraggiare l'acquisto di armi con denaro che potrebbe risolvere molti dei problemi nel mondo. In Italia, ci si chiede se il centrosinistra e la nuova segreteria Pd intendano costruire una visione diversa rispetto a quella neoatlantista seguita fino a oggi

Giuseppe De Marzo

Giuseppe De MarzoPoltiche sociali di Libera e coordinatore della Rete dei numeri pari

28 febbraio 2023

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"La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza". Erano gli slogan del famoso ministero della Verità, l’ente pubblico preposto alla censura nel celebre romanzo di George Orwell 1984
I nostri governanti, in Italia come in Europa, hanno abbracciato la prima di queste verità: la guerra è pace. E vogliono convincerci con tutte le loro forze ad accettare questo stato rovesciato di cose. Non ci può essere spazio per un pensiero diverso, pena l’aggressione e la ridicolizzazione bipartisan su pubblica piazza. Del resto, “se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera”, aggiunge Orwell. Perché non basta mantenere il potere, bisogna manipolare la mente dei cittadini, pretendendo di imporre nuove verità che cancellino qualsiasi lettura diversa della realtà.

Guerra alla Terra: l'impatto dei conflitti sulla natura

Ma a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina la realtà ci dice altro. La guerra non è pace, perché in Ucraina si continua a morire, mentre il conflitto si allarga minacciando con una possibile escalation nucleare tutta l’umanità. Quello che più colpisce in un conflitto iniziato a bassa intensità nel 2014 ed esploso con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa lo scorso febbraio, è il costante impegno della politica italiana ed europea al fianco della guerra. Non c’è traccia di iniziative politiche che possano tutelare gli interessi di tutti gli attori coinvolti, a partire dalla popolazione ucraina che ha subito una violazione ingiustificabile per uno Stato sovrano. Nessuna riflessione sul ruolo svolto dalla Nato e la sua minacciosa aggressività denunciata con forza dal Papa, tra i pochi ad aver avuto il coraggio di dire le cose come stanno. 

Nessuna riflessione sul ruolo svolto dalla Nato e la sua minacciosa aggressività denunciata con forza dal Papa, tra i pochi ad aver avuto il coraggio di dire le cose come stanno

Ci vogliono preparare alla guerra, perché così si ottiene la pace. Ce lo ricordano tutti i giorni i principali media che “il pacifismo non sempre equivale alla pace” e che dobbiamo impegnarci nella guerra, sostenendola con tutti i nostri mezzi militari disponibili. E se non sono sufficienti ne produciamo di più, perché la guerra è pace. Più armi, più caccia, più carri armati, più bombe, più energia. L’obiettivo è la sconfitta militare della seconda potenza nucleare al mondo. Una follia portata avanti in assenza di opposizione grazie alla straordinaria capacità di ingannare e manipolare gli altri. Perché dobbiamo convincerci tutti e tutte che la guerra è pace. 

La pace a tutti i costi

Se però ci fermiamo anche un istante a riflettere su quello che sta succedendo e che potrebbe succedere, è chiaro a tutti che insistere su questa strada ci porta alla catastrofe. Le domande e le inquietudini sollevate dalla guerra e dalle sue conseguenze sono, infatti, ancora senza risposta, mentre la parola diplomazia è tristemente sparita dal vocabolario della politica. La guerra utilizzata come strada per risolvere i conflitti determina la fine della nostra idea di civiltà nata come risposta all’orrore del conflitto mondiale. Il diritto internazionale, ridotto a legge del più forte. 

Fin dove ci volete trascinare? 

Lo avevamo scritto un anno fa che le guerre si preparano investendo in armi e tagliando le spese per i diritti sociali e la giustizia ecologica. Questo dicono i numeri. La spesa mondiale per l’acquisto di armi da anni è in continuo e costante aumento. Secondo i dati dell’Istituto di studi sulla pace di Stoccolma (Sipri), sono più di 2mila i miliardi di dollari spesi lo scorso anno e continueranno a crescere. Con tutti questi soldi potremmo far scomparire i principali problemi che abbiamo nel mondo e che a lungo andare scatenano le guerre.

Più spese militari, meno diritti sociali e giustizia ecologica

E invece il confronto tra quanto investiamo per la guerra e quanto per istruzione, salute, lotta alla povertà, difesa della nostra casa comune e della biodiversità è imbarazzante. Giorno dopo giorno diventiamo sempre più impoveriti, diseguali, malati, ignoranti, però siamo straordinariamente armati. Per fare cosa? La guerra che porta la pace, si capisce. Ma un’economia militarizzata, escludente e tossica con un paese profondamente diseguale non portano alla pace ma alla fine della Repubblica ed alla guerra mondiale. Se vogliamo la pace abbiamo bisogno di investire nella giustizia sociale, ambientale ed ecologica.

Chi vuole investire in equità sociale e sostenibilità ambientale? 

I fondi del Pnrr nel nostro paese vengono invece investiti per armi, combustibili fossili e mega impianti, amplificando la guerra ed accelerando la crisi sociale ed ecologica. Non creano posti di lavoro, né sicurezza sociale. Così come non consentono di adattarci e mitigare gli effetti del collasso climatico. 

L’Europa militarizzata è sempre più dipendente dagli Stati Uniti? 

Anche su questo la politica nel nostro paese non dà risposte. O anzi si, confermando l’ancoraggio alla fallimentare linea di una governance europea che sta dal di dentro distruggendo il progetto politico di una Europa unita in nome della pace e della giustizia sociale ed ambientale.   

L’Italia è in guerra? 

Dopo il suo viaggio a Kiev, la presidente Giorgia Meloni non ha escluso l’invio di caccia al governo ucraino. Il vero punto dirimente sulle diverse visioni del mondo in politica rimane la guerra. Negli ultimi anni il Pd è stato parte fondamentale della costruzione di un neoatlantismo sempre più pericoloso che ha avuto in Biden e Draghi i suoi principali interpreti. Costruire le condizioni necessarie per arrivare alla pace obbliga invece a prendere nettamente le distanze da una visione del mondo che ci ha portato ad una crisi interna e globale pericolosissima

Può il nuovo Pd di Elly Schlein costruire una visione diversa? 

La buona notizia è che nonostante il bombardamento mediatico e l’assenza di un’opposizione politica capace di dare voce ad una visione diversa del mondo, la maggioranza dei cittadini e delle cittadine è contraria alla guerra e chiede un ruolo diverso al nostro Paese. A cominciare dallo stop all’invio di armi: perché con quelle non si raggiunge la pace.

L'ambiente va nella Costituzione, ma il Pnrr va in un'altra direzione

In questo momento così complicato come cittadini e reti sociali, non possiamo permetterci di rimanere inermi o tantomeno silenti, come ci vorrebbero. Senza le nostre voci, i nostri corpi, le nostre iniziative e proposte non ci sarebbe alternativa alla guerra e alla catastrofe socio ambientale. Non ci sarebbe futuro per l’umanità. Ecco perché abbiamo bisogno di tutte le mani e di tutti i cuori possibili per prenderci cura della giustizia, della libertà e della pace nella nostra Casa Comune. Per questo sono state tutte molto importanti le 100 Piazze per la pace in Italia e in altre parti d’Europa, organizzate da associazioni, sindacati e movimenti. È l’unica strada per dare voce alla maggioranza dei cittadini che chiede pace e giustizia.  

Negli ultimi anni il Pd è stato parte fondamentale della costruzione di un neoatlantismo sempre più pericoloso, che ha avuto in Biden e Draghi i suoi principali interpreti

Gli analisti prevedono un conflitto lungo e di logoramento, con rischi concreti di escalation nucleare globale. Noi siamo convinti che debbano prevalere le esigenze dell’umanità su quelle della geopolitica, che in questo momento tiene in ostaggio il mondo. Immediato cessate il fuoco, negoziato e conferenza di pace devono essere gli obiettivi della politica. Ma non basta. La complessità e l’intreccio delle crisi ci mostrano una necessità urgente: abbiamo bisogno di un nuovo ordine internazionale. Chi si impegna per la pace dovrà lavorare d’ora in avanti anche in questa direzione. C’è bisogno di tutti e tutte.

 
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