Liceo Tasso, gli studenti scuotono il "sonnambulismo" italiano

Da oltre due mesi gli studenti del Coordinamento Autonomo Romano provano a far sentire la loro voce. Una scossa al sonnambulismo italiano registrato dal Censis. Ad oggi, però, nessuno nota questo aspetto positivo. L'attenzione di media e opinionisti si è concentrata sul ruolo dei genitori, dei presidi, e sulla posizione del ministro Valditara. Mentre alle richieste vengono opposte solo soluzioni repressive.

Elena Ciccarello

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

Francesco Rossi

Francesco RossiGiornalista e consulente lavialibera

22 gennaio 2024

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Non accenna a placarsi l’onda lunga dell’indignazione suscitata dalla batteria di occupazioni di scuole superiori che ha caratterizzato l’autunno romano (una quindicina nel giro di tre settimane, tra fine novembre e inizio dicembre). A mutare, semmai, sono solo i contorni delle reprimende veicolate a mezzo stampa, grazie a lettere aperte, comunicati, raccolte di firme, interviste, rubriche. Così, di volta in volta, la polemica si è spostata sui ragazzi che  protestano solo per saltare le lezioni, sui genitori che sono troppo protettivi, sui docenti compiacenti che non si fanno rispettare. Una caccia alle responsabilità che trasforma tutto in un insignificante braccio di ferro, in una contrapposizione rigida che spinge all'angolo i fatti più rilevanti. I ragazzi si fanno sentire, non sono dei "sonnambuli", come il Censis ha definito gli italiani nel suo ultimo rapporto, ma nessuno vuole notarlo. Il ministro Giuseppe Valditara si è fatto vivo solo per elogiare le punizioni minacciate da alcuni dirigenti scolastici contro gli occupanti, ma non ha mai dato seguito alle richieste di confronto. 

D’altra parte, che la distanza tra le parti sia abissale lo dimostrano le parole utilizzate per raccontare queste occupazioni. Per l’Associazione Nazionale Presidi, come specificato in un comunicato del dicembre 2023, si tratta di “azioni dissennate” che portano spesso “devastazione e distruzione”, di un “rito stanco e inconcludente” frutto di “assoluta incoerenza”. Per gli studenti, invece, le occupazioni sono “parte di un percorso politico finalizzato a manifestare un nostro disagio e a proporre un cambiamento radicale del sistema scolastico e degli indirizzi delle politiche sociali”, come si legge in un testo diramato sui social dal Collettivo Politico del Liceo Torquato Tasso. Difficile immaginare di ricomporre una frattura tra due estremi così distanti. Ed infatti, in queste settimane, grandi assenti sono state le riflessioni sui temi proposti dai ragazzi.

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Le tappe della mobilitazione

Emblematico di questa incomunicabilità è proprio il caso del Liceo classico Torquato Tasso, su cui più di altri si sono accesi i riflettori. Lo storico istituto romano, che vanta ex studenti del calibro di Ettore Majorana, Vittorio Gassman e Giulio Andreotti, è stato occupato la notte tra il 4 e il 5 dicembre scorsi, insieme ad altre 9 scuole capitoline (Morgagni, Mamiani, Manara, Righi, Archimede, Aristofane, Colonna e Virgilio), a seguito di un’azione gestita dal Collettivo Politico Tasso, in accordo con il Coordinamento autonomo romano. Un blitz non certo inaspettato. “Alla decisione di occupare”, spiegano dal Collettivo, “siamo arrivati dopo un mese di discussione e ben quattro riunioni, durate almeno 3 ore ciascuna e a cui hanno partecipato fino ad oltre 200 persone”. Nello stesso periodo, all’ipotesi di occupazione hanno provato ad opporsi alcuni genitori, facendo circolare una raccolta firme sulla piattaforma Change.org e chiedendo preventivamente al Preside di evitare punizioni generalizzate. Iniziative che non hanno però fermato la protesta.

Condotta e sospensione, stretta per gli studenti

Le ragioni dell’occupazione si possono leggere nel comunicato ufficiale diffuso la mattina del 5 dicembre e ancora oggi disponibile sulla pagina Instagram del Collettivo: “vogliamo esprimere il nostro dissenso e le nostre critiche nei confronti della società contemporanea, portando avanti la nostra protesta anche nel luogo da cui parte la nostra formazione”. E così, per circa una settimana, all’interno della struttura, sono stati organizzati dibattiti e laboratori su temi come popoli in rivolta, transfemminismo, ambientalismo e grandi opere, immigrazione. Poi, l’11 dicembre, gli studenti del Collettivo hanno ufficialmente disoccupato il liceo, dichiarando soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa ma anche volontà di continuare le agitazioni fino ad ottenere dei tavoli di confronto con il Ministero dell’istruzione e del merito, con l’Ufficio scolastico regionale e con la Città metropolitana di Roma. Occasioni di dialogo che, però, ad oggi non si sono mai concretizzate (fatta eccezione per la collaborazione con Città metropolitana, che è in costruzione).

Manganelli e sanzioni contro gli studenti

Ci sono stati, invece, scontri molto duri con la polizia, durante la manifestazione convocata dal Comitato Autonomo Romano il 22 dicembre scorso in piazza del Pantheon. Un presidio trasformato in corteo, durante il quale gli studenti hanno provato a forzare i cordoni di sicurezza di Montecitorio per consegnare simbolicamente una lettera di rivendicazioni al parlamento. Tentativo soffocato da una pesante carica delle forze dell’ordine. 

Non sono mancate le minacce di gravose sanzioni disciplinari, con l’inevitabile corollario di polemiche. Paolo Pedullà, dirigente scolastico del Tasso, ha immediatamente condannato in modo netto e duro l’occupazione,  richiedendo anche lo sgombero forzato (ipotesi a cui il prefetto ha scelto di non dare seguito). Il preside ha poi annunciato il pugno duro che avrebbe proposto ai consigli di classe per i 170 studenti autodenunciatisi: 5 in condotta nelle pagelle di fine trimestre (già applicato), 10 giorni di sospensione, l’obbligo di leggere e relazionare il saggio Imparare la democrazia di Gustavo Zagrebelsky, lo svolgimento di lavori socialmente utili nel pomeriggio. “Ha scelto la via dell’umiliazione pubblica”, sostiene Davide Taraschi, alunno del quinto anno e membro del Collettivo, “solo per ottenere qualche parola di sostegno da Valditara e Salvini”. parole che sono effettivamente arrivate dal ministero di viale Trastevere. “La scuola costituzionale e dunque democratica”, ha detto Valditara commentando la notizia delle sanzioni “è quella che insegna a rispettare le regole e a coniugare libertà con responsabilità”. Di tutt’altro avviso, ovviamente, i 170 studenti a rischio provvedimenti. “Ci aspettavamo delle conseguenze”, affermano, “ma queste sono sanzioni punitive e non educative”. 

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Una generazione che non dorme

Al di là della loro opportunità e della loro portata educativa, ciò che si osserva è che il dibattito sulle sanzioni ha completamente monopolizzato la discussione. Mentre sono completamente scomparse dall’orizzonte le ragioni delle agitazioni studentesche. “Ciò che ha attirato l'attenzione della stampa, del ministro e dell’opinione pubblica”, si legge in un comunicato diffuso il 15 gennaio dal Collettivo politico Tasso, “non sono state le nostre richieste e il nostro dissenso, come speravamo, bensì il modo in cui è stato represso”. Per questo motivo, il 19 gennaio, di fronte alla sede del liceo di via Sicilia, gli studenti hanno inscenato un sit in silenzioso, con il desiderio di rimettere al centro della scena la piattaforma di proposte politiche del Coordinamento autonomo romano. Una piattaforma in cui si parla di lotta al patriarcato e all’autoritarismo, di transfemminismo e di identità di genere, di salute mentale e scuola inclusiva. Riconoscendo all’istituzione scolastica un ruolo chiave e insostituibile per la loro formazione umana, gli studenti dei collettivi capitolini chiedono di poterla modellare a immagine e somiglianza di una società che desiderano più aperta e sensibile. Chiedono, ad esempio, che l'educazione alla sessualità e all’affettività non sia affidata, come proposto da Valditara, a gruppi di discussione facoltativi, ma venga introdotta come materia curriculare fin dalla prima infanzia, per renderla strumento efficace contro violenze e discriminazioni.

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Si battono, inoltre, per la presenza, all’interno degli istituti, di uno sportello di supporto psicologico e di spazi autogestiti che permettano l’esercizio della libertà di espressione. Non mancano poi le critiche di autoritarismo, razzismo e securitarismo rivolte ai provvedimenti più noti del primo anno e mezzo di Governo Meloni: ddl Cutro, ddl Caivano, ddl sicurezza. Il bersaglio principale, però, è il Ministero dell’Istruzione e del merito e in particolare le proposte di riforma su voto di condotta e istituti tecnici e professionali. Nel primo caso, gli attivisti dei collettivi, denunciano la volontà di utilizzare il 5 in condotta come strumento di repressione del dissenso. Per quanto riguarda la formazione tecnica e professionale, invece, contestano il tentativo di aziendalizzare sempre di più il percorso scolastico, a scapito di una reale formazione e dello sviluppo del pensiero critico. 

Nel complesso, quello portato avanti dai giovani del Coordinamento autonomo romano è un mosaico di rivendicazioni sulle quali si può essere più o meno d’accordo ma che denotano passione e studio. Dietro i documenti resi pubblici ci sono incontri settimanali, ore di discussioni e esperienze vissute sulla propria pelle. La fotografia che se ne ricava è quella di una generazione tutt’altro che disimpegnata e indifferente. Una generazione che non si accontenta, che pone domande e cerca risposte, mentre alcuni adulti preferiscono che torni a dormire.

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