Il funerale di un migrante al confine tra Bielorussia e Polonia. Credits: Ansa
Il funerale di un migrante al confine tra Bielorussia e Polonia. Credits: Ansa

Ue e migranti, Benifei: "Grave errore cedere alle pressioni di Polonia, Lettonia e Lituania"

Bypassando il parlamento, la Commissione europea presenta misure straordinarie per la situazione al confine tra Bielorussia, Polonia, Lettonia e Lituania: renderanno più difficile esercitare il diritto d'asilo e agevoleranno i rimpatri. "Spropositate", dice Brando Benifei, eurodeputato S&D. Intanto, nei boschi si continua a morire

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoRedattrice lavialibera

9 dicembre 2021

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Bypassando il parlamento, la Commissione europea propone una serie di misure straordinarie per far fronte alla situazione al confine tra la Bielorussia, Polonia, Lettonia e Lituania. Misure che – denunciano le associazioni per la tutela dei diritti umani – renderanno più difficile esercitare il diritto d'asilo e agevoleranno i rimpatri. "Un grave errore", denuncia Brando Benifei, eurodeputato nel gruppo dei Socialisti e Democratici. Benifei è da poco tornato da un viaggio al confine tra Polonia e Bielorussia e parla di un "terrore diffuso". Sono ancora centinaia i migranti intrappolati nella foresta, in condizioni sempre più estreme. La conta dei morti conosciuti è salita a 20 con il decesso di un ragazzo nigeriano comunicato ieri, ma per molti si tratta di una stima al ribasso. "Non solo le organizzazioni non governative, anche gli abitanti delle cittadine di frontiera si rendono conto che è necessario aiutare queste persone, ma subiscono una pressione enorme – dice Benifei –. Vengono intimorite e perseguitate. Ogni azione umanitaria è stata criminalizzata". 


La nostra cronaca dal confine tra Polonia e Bielorussia


Lo stato di emergenza che a partire da ottobre ha impedito a giornalisti e associazioni di accedere al lembo di terra a tre chilometri dalla frontiera non è più in vigore da qualche giorno, ma l'adozione di nuove restrizioni ha cambiato poco: la zona continua a essere militarizzata ed è vietato l'ingresso senza la supervisione delle autorità. Politiche che fino a ora l'Unione ha avallato non prendendo una posizione netta né contro la criminalizzazione della solidarietà né contro i respingimenti che il governo di Varsavia ha legalizzato approvando un emendamento alla legge sugli stranieri: i migranti vengono mandati indietro, senza che sia presa in considerazione la loro volontà di chiedere protezione internazionale. Una pratica che viola la Convenzione di ginevra ma che di fatto è adottata da molti Stati alle porte d'Europa.

Brando Benifei. Fonte: wikimedia
Brando Benifei. Fonte: wikimedia
La Commissione europea adotterà misure di emergenza: tempi più lunghi per registrare le domande d'asilo. Rimpatri più semplici e veloci

Il primo dicembre la Commissione ha fatto un ulteriore passo in questa direzione presentando misure d'emergenza che, dopo l'approvazione del Consiglio attesa a giorni, rimarranno in vigore per sei mesi. Il Parlamento non potrà opporsi: sarà solo consultato. Polonia, Lettonia e Lituania potranno scegliere di registrare le domande di asilo solo in determinati luoghi fisici collocati in prossimità della frontiera e con tempi più lunghi: quattro settimane, anziché gli attuali 3-10 giorni previsti. Procedure "più semplici e veloci" sono, invece, previste per i rimpatri. Un pacchetto che, commenta Gianfranco Schiavone, dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, "sembra essere indirizzato a creare una procedura di frontiera speciale che ha l'obiettivo di raggirare il diritto d'asilo attraverso un esame sommario delle domande, il cui esito è scontato fin dall'inizio".

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Onorevole Benifei, quali responsabilità ha l'Europa nella morte di 20 persone?
Non riuscire ad avere un'azione congiunta dei governi Ue per attivare forme banali di solidarietà, facendosi ognuno carico della propria quota di responsabilità. Sarebbe necessario anche attivare una rete di città solidali nei nostri Paesi per alleggerire il peso nelle zone di confine, nonostante non si tratti di un’emergenza ma di un flusso fisiologico e gestibile. Al 16 novembre, sono state 7698 le persone arrivate in Europa dalla Bielorussia nel 2021: 4222 in Lituania, 3062 in Polonia e 414 in Lettonia. Numeri ridicoli se confrontati con quelli a cui siamo abituati nel Mediterraneo. Non c'è dubbio si tratti di una minaccia ibrida e di un ricatto da parte di Lukashenko. Ma se il presidente bielorusso usa le persone come oggetti, l'Europa non può e non deve fare altrettanto. Invece la situazione fa comodo anche alla Polonia.

Al 16 novembre, sono state 7698 le persone arrivate in Europa dalla Bielorussia nel 2021: 4222 in Lituania, 3062 in Polonia e 414 in Lettonia

In che modo?
Distrae da altri problemi. Come lo scontro in corso con l’Ue rispetto allo stato di diritto e alla condizione femminile. Un’arma di distrazione di massa sulla pelle delle persone.

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Come giudica il pacchetto presentato dalla Commissione?
È un gravissimo errore. Un cedimento alle pressioni dei governi di Polonia, Lituania e Lettonia. Si tratta di misure sproporzionate. Abbiamo chiesto di poter discutere la proposta in Parlamento, ma ci è stato negato. La Commissione ha previsto che il Parlamento venga solo consultato, di fatto bypassandolo, per evitare una probabile bocciatura del pacchetto. Il gruppo dei Socialisti e democratici continuerà a contrastare le misure, utilizzando gli altri strumenti a disposizione.

Cioè?
Far leva sul bilancio. Bloccare i fondi destinati alle frontiere in quell'area, in modo che i Paesi in questione non riescano in pratica a portare avanti le proprie politiche. Da qualche tempo abbiamo anche l'opportunità di vincolare l'accesso ai fondi Ue previsti per la ripresa post Covid al rispetto dello stato di diritto. Anche la Corte di Giustizia, con le conclusioni espresse dall’avvocato generale Campos Sánchez-Bordona, l'ha giudicato uno strumento valido e non va cancellato, come invece hanno chiesto Polonia e Ungheria.

L'Unione europea deve cambiare approccio alle migrazioni, a partire dal linguaggio

Interessante è anche il linguaggio adottato dalla Commissione in un report indirizzato al parlamento sulla situazione al confine orientale. L'utilizzo dei migranti come forma di "minaccia ibrida" da parte di altri Stati viene descritta come una delle sfide più complesse che l'Unione europea e i suoi Stati membri devono affrontare. Che ne pensa?
L’Unione europea deve cambiare radicalmente il proprio approccio alle migrazioni, anche a partire dal linguaggio. Ma per farlo vanno convinte le popolazioni dei nostri Paesi, che poi incidono sui nostri governi. Ecco perché c'è bisogno di un grande lavoro di comunicazione simbolica: smettere con la disumanizzazione di queste persone è fondamentale.

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Crede che il nuovo Patto su migrazione e asilo vada nella giusta direzione?
No, la proposta è interamente concentrata sulla condivisione dei rimpatri piuttosto che sulla condivisione della solidarietà: un approccio impossibile da condividere. Un arretramento rispetto alla revisione del regolamento di Dublino rigettata nella precedente legislatura, che risponde a un'idea di "fortezza Europa". La soluzione va cercata nel superamento del principio del Paese di primo ingresso previsto dal regolamento (secondo cui lo Stato responsabile a esaminare le domande d'asilo è quello in cui il migrante, fermato dalle forze dell’ordine, è costretto a lasciare per la prima volta le proprie impronte digitali che vengono poi inserite nella banca dati europea, ndr). Il Parlamento europeo è già su queste posizioni, ma è scollato rispetto ai governi nazionali ancora legati a un approccio securitario. Spero nei cambiamenti politici all'interno del Consiglio e che la Germania guidata da Scholz sia di supporto. Angela Merkel non ha mai dato una mano concreta per arrivare a una soluzione europea.

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