9 gennaio 2024
Oltre due anni di opacità. Mentre il ministro Gilberto Pichetto Fratin condivide su Instagram la partecipazione a meeting e conferenze, è impossibile sapere chi, all’interno del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, abbia incontrato dei “portatori di interesse” o, per dirla in altri termini, le lobby. Impossibile sapere se Pichetto Fratin, alla guida di un ministero cruciale per la lotta alla crisi climatica, abbia avuto interlocuzioni con rappresentanti di aziende, magari di industrie energetiche fossili, associazioni di categoria o anche di organizzazioni della società civile. Idem per viceministri e dirigenti. Tutto questo perché da oltre due anni sul sito del ministero non viene aggiornata l’agenda degli incontri con i portatori di interesse, strumento che aumenta la trasparenza della politica.
Ambiente ed energia, la carica delle lobby italiane
Introdotta con il codice della trasparenza (il decreto legislativo n. 33 del 2013), l’agenda deve riportare “le informazioni necessarie per far conoscere ai cittadini i soggetti incontrati, le modalità e le finalità degli incontri” con tutta una serie di dettagli. Serve a sapere se qualcuno può incidere sulle decisioni, a limitare l'opacità in cui si muovono i lobbisti. E così nel 2018 il ministero dell’Ambiente, in quel periodo guidato da Sergio Costa, generale dei carabinieri forestali scelto come tecnico dal governo Conte I e ora deputato del Movimento 5 Stelle, ha adottato un regolamento per aumentare la trasparenza dei suoi uffici. Tra gli strumenti introdotti c’era anche l’agenda, con la pubblicazione settimanale, nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito, di tutti gli incontri svolti tra il ministro, i sottosegretari e i dirigenti apicali con i portatori di interessi, intesi come “soggetti giuridici, pubblici o privati, anche partecipati dallo Stato, di consorzi, di associazioni di categoria, di associazioni di protezione ambientale, di associazioni anche non riconosciute, di fondazioni, di comitati di cittadini, nonché coloro che professionalmente li rappresentano o svolgono nell’interesse di questi funzioni di consulenza”.
In seguito, il Piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza 2020-2022 ha esteso l’obbligo di trasparenza a tutti i dirigenti ministeriali. Il piano prevedeva regole precise: l’aggiornamento settimanale dell’agenda per gli incontri di ministro, sottosegretari, titolari di incarichi di vertice, consiglieri di ministro e sottosegretari; ogni due settimane oppure ogni mese, invece, per altri dirigenti.
Le lobby dell'industria fossile sono l'elefante nella stanza
Da tempo sul sito compare una scritta: “L’obbligo di pubblicazione è temporaneamente sospeso – si legge –, essendo in corso delle interlocuzioni con il Garante per la protezione dei dati personali per la definizione di nuove regole per la disciplina dell’Agenda Trasparente”. L’autorità per la privacy aveva sottolineato come l’agenda contenesse non soltanto le informazioni dei “titolari di incarico di indirizzo politico”, ma anche quelle di dirigenti apicali e intermedi, impiegati e “centinaia di soggetti ‘portatori di interesse’ partecipanti ai numerosissimi incontri e riunioni di lavoro”. In questo modo “anche una semplice riunione di lavoro o una videoconferenza fra diverse amministrazioni diviene oggetto di un obbligo di pubblicazione online”.
Gli ultimi dati disponibili risalgono al maggio 2021, quando al ministero (in quel periodo chiamato ministero per la Transizione ecologica, Mite) c’era Roberto Cingolani. Consultando la sua agenda possiamo sapere, ad esempio, che poco dopo aver assunto l’incarico, ha avuto “incontri conoscitivi” coi rappresentanti di Confindustria, di imprese energetiche come Enel, Eni, Snam o la società petrolifera Lukoil; aziende dell'automotive quali Stellantis, Toyota, Volkswagen, Bmw; il colosso dell'acciaio Arcelor Mittal che gestisce l'Ilva di Taranto; società di navigazione come Costa crociere ed Msc, solo per citare alcune imprese, e associazioni come Legambiente, Wwf e Greenpeace.
Nell’ultimo periodo del mandato di Cingolani l’agenda non è più stata aggiornata e The Good Lobby aveva denunciato pubblicamente l’oscuramento dei dati. In quell’occasione il Mite aveva dato conto delle interlocuzioni in corso. Da allora la cittadinanza non può conoscere se i lobbisti hanno potuto presentare, e con quale frequenza, le loro istanze a Pichetto Fratin, la sua vice Vannia Gava e compagnia.
Gli uffici stampa del Garante della protezione dei dati e della privacy e del ministero affermano che le interlocuzioni sono ancora in corso, a quasi tre anni dallo stop. Il responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, Pietro Cucumile, avrebbe presentato un regolamento semplificato, andato in visione all’ufficio di gabinetto del ministro, ma le agende del 2022 e del 2023 sono rimaste bianche.
Commissario siccità, la trasparenza resta a secco
Così, se gli incontri con i lobbisti rimangono segreti, per seguire gli appuntamenti del ministro Pichetto Fratin bisogna affidarsi ai social network. Dal 6 novembre è possibile seguire su Instagram l’agenda il format “La mia settimana” tra assemblee, inaugurazioni e incontri internazionali, come la Cop28. In quell’occasione, il ministro ha partecipato a incontri con lo scopo, ad esempio, di “creare una piattaforma per discutere il ruolo dell’acqua nell’incrementare la resilienza climatica, la pace sostenibile e lo sviluppo nel Sahel”. In ogni caso, mentre nella plenaria di Dubai si discuteva il testo unico che poi sarebbe stato approvato, Pichetto Fratin era già in volo per l’Italia. Commentando il risultato, il ministro riconosceva un’intesa su obiettivi comuni con il “ruolo chiave riconosciuto a nucleare, biocarburanti e idrogeno”.
In questi giorni Pichetto Fratin è a Riad, in Arabia Saudita. Prima ha incontrato le imprese italiane in Arabia e oggi parteciperà al “Future minerals forum”. Durante la tavola rotonda ministeriale si stanno riunendo più di 60 nazioni, rappresentate dai rispettivi governi e delegazioni responsabili delle strategie sui minerali e sui metalli per “creare valore nel settore nelle regioni dell’Africa e dell’Asia occidentale e centrale”. Con chi, nello specifico, non è dato sapere.
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