23 febbraio 2022
Nucleare di ultima generazione, idrogeno e termovalorizzatori: su questo punta il consiglio regionale del Piemonte per contrastare la crisi ecoclimatica e per la riduzione delle emissioni. Dopo dieci ore di seduta aperta, il 22 febbraio sono passati solamente i tre punti all’ordine del giorno proposti da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Respinte, invece, tutte le proposte dell’opposizione. Fuori da Palazzo Lascaris, gli attivisti delle associazioni ambientaliste e di Extinction rebellion hanno seguito in streaming la diretta. All’intervento di Ruggero Reina, che per otto giorni è rimasto in sciopero della fame (e che abbiamo intervistato qui) per chiedere un confronto con le istituzioni, ha risposto l’assessore Marnati: “Va bene protestare, è giusto, siete giovani, non dico di non farlo (...) ma bisogna essere costruttivi perché il momento della consapevolezza lo abbiamo già superato”.
"Zero omissioni": il numero de lavialibera sul cambiamento climatico
La delusione delle associazioni e dei movimenti ambientalisti è molta. Di tutti gli atti sul tavolo, gli unici accolti vogliono in indirizzare il governo verso una nuova politica energetica nazionale, attraverso un “modello graduale e non ideologico di transizione ecologica”. Per la maggioranza di centrodestra che guida il Piemonte, da un lato si tratterebbe di un modo per salvaguardare i posti di lavoro, soprattutto nel settore dell’automotive (ambito molto sentito in una città come Torino, a lungo "company town" della Fiat), dall’altro permetterebbe di accedere ai fondi comunitari per il periodo 2021/2027. Un incentivo arriva anche per l'estrazione di gas naturale italiano. Una linea in controtendenza rispetto agli interventi degli esperti e degli scienziati, come i professori universitari Claudio Cassardo e Alberto Poggio e il climatologo Luca Mercalli, chiamati a sintetizzare la situazione durante il dibattito.
"Cina e India sono i veri responsabili delle emissioni" Alberto Preioni - Capogruppo Lega
L'industria fossile, l'elefante nella stanza
Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali verdi, è contrariato dall’ennesima occasione persa: “Altro che green-washing: se volevano rendersi i nemici numeri uno dell’ambiente della Pianura Padana ci sono riusciti. Sanno di essere forze di contrasto alla salvaguardia del pianeta ed evidentemente se ne compiacciono. La cosa grave è che così condannano anche il Piemonte ad essere la maglia nera della transizione ecologica dell’economia”. Alberto Preioni, capogruppo della Lega, invece, sposta l’attenzione sui grandi Paesi asiatici, come India e Cina, tacciati di essere i veri responsabili delle emissioni climalteranti.
"Non ci fidiamo di voi" Le proteste di Extinction rebellion contro i silenzi del governo
Si rimette così a Roma la responsabilità di guidare la transizione ecologica ed energetica, aumentando la produzione da fonti alternative, senza considerare le rinnovabili. Legambiente ribatte: “È stata indicata la via più sbagliata, accusando gli ambientalisti di ideologismo. Nella realtà, l’approvazione dei tre ordini del giorno è macchiata da bassissime ragioni di bandiera e appartenenza politica”. A farne le spese, il pianeta.
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