22 agosto 2024
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Per limitare i rischi che ragazze e ragazzi corrono nel consumo di alcol e sostanze le amministrazioni cittadine sviluppano da anni progetti di sensibilizzazione e informazione dedicati ai contesti del divertimento notturno e ai grandi eventi.
Il divertimento e i consumi correlati coinvolgono un discreto numero di attori nel contesto urbano, oltre ai giovani naturalmente, I quali nella lettura del fenomeno passano però in secondo piano. Parliamo di forze di polizia impegnate in controlli e sicurezza, operatori dei servizi sociali dedicati alla sensibilizzazione e all’intervento in ottica di riduzione del danno, gestori e personale dei locali che somministrano alcol e relativi steward per il controllo degli spazi. Anche gli abitanti dei quartieri in cui i giovani trascorrono le notti hanno un loro ruolo. E tutti dovrebbero collaborare per garantire un divertimento sano o, quantomeno, il più sicuro possibile.
Quando questo non accade è utile sviluppare progetti che aprano una strada in questo senso e contribuiscano a costruire il dialogo che manca.
Tuttavia, troppo spesso chi lavora “a progetto” perde di vista lo scopo ultimo del piano: generare comportamenti che proseguano oltre la sua scadenza, per sempre o per lo meno finché serve. La frenesia dei programmi conduce a concentrarsi sulla realizzazione delle attività. Nel frattempo, a dominare le comunicazioni è l’ansia di “portare a termine”.
A partire dalla cooperazione internazionale la riflessione è stata ampia: a cosa serve investire milioni di euro in attività che cessano alla partenza dei cooperanti o in infrastrutture che nessuno utilizzerà una volta portate a termine?
Chi si occupa di prevenzione di comportamenti a rischio, e lo fa incontrando i giovani, per i quali la dimensione del rischio costituisce un tratto fondamentale della costruzione identitaria, sa che questa è la categoria più effimera e allo stesso tempo più irriducibile con cui avere a che fare. Effimera, perché già Lorenzo de’ Medici lamentava “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!”, eppure irriducibile perché la scomparsa della gioventù significa necessariamente la fine della società.
Ci saranno sempre giovani e ogni generazione si metterà a rischio in maniera diversa e con rinnovato vigore. Eppure, i progetti finalizzati a fornire loro informazioni, accompagnamento, aiuto in alcuni casi, con l’obiettivo di supportare la loro autonomia e consapevolezza nel prendere le decisioni, avranno sempre un termine.
Ci saranno sempre giovani e ogni generazione si metterà a rischio in maniera diversa e con rinnovato vigore
Di recente è terminato il progetto Safe Direction, promosso dal Dipartimento per le politiche antidroga con capofila il Comune di Torino – Corpo di polizia municipale e il Dipartimento Servizi sociali, socio sanitari e abitativi. L’Università della Strada del Gruppo Abele è stata coinvolta, insieme a Terra Mia Onlus, Cooperativa Sociale Alice, Associazione Aliseo Onlus, CNCA Piemonte-Liguria, Gruppo Arco Scs e Cooperativa Sociale Frassati Scs Onlus, per la realizzazione sul territorio che, tra le svariate azioni previste, ne comprendeva una denominata “Quante ne sai?”.
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La domanda era rivolta alla popolazione giovanile che frequenta i locali serali e notturni di alcuni quartieri di Torino. Attraverso un quiz caratterizzato da una serie di quesiti posti a volte in modo ambiguo e pensati per creare un rapporto attraverso una modalità giocosa e facendo perno sullo spirito competitivo dei gruppi, i giovani venivano “sfidati” a rispondere alle domande in modo corretto e il più velocemente possibile.
In Safe Direction sono state poste ai giovani frequentatori dei locali serali e notturni di Torino domande a volte ambigue, pensate per creare un rapporto attraverso una modalità giocosa e facendo perno sullo spirito competitivo dei gruppi
L’ambiguità di alcune domande e alcune risposte aveva lo scopo di favorire il confronto con le educatrici, secondo una delle dinamiche basilari della Limitazione dei rischi. Più che informativo, lo scopo dell’intervento era relazionale: smontare luoghi comuni sul consumo di alcol può essere utile, ma ben più utile è mettere in atto una connessione, passare il messaggio che esistono servizi “di prossimità”, che escono da uffici e ambulatori per avvicinarsi ai giovani e sono a disposizione nel momento del bisogno.
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Seppure la Asl di Torino offra servizi continuativi rivolti ai frequentatori della notte, come il Progetto itinerante notturno (Pin), anch’esso partner di Safe Direction, tempo poche settimane e l’attività di “Quante ne sai?” si sarebbe conclusa. Altri attori avrebbero continuato a frequentare la notte torinese, attori esperti e, soprattutto, a contatto in modo continuativo con la popolazione giovanile: i gestori dei locali.
La cura della salute di ragazze e ragazzi, ancor prima che dei clienti, deve necessariamente essere un patrimonio collettivo e condiviso, ma è vitale che tutte e tutti si riconoscano in un ruolo di cura, gestori compresi. In questo caso affinché il progetto sopravvivesse a sé stesso, si è deciso di puntare proprio su di loro.
La cura della salute di ragazze e ragazzi, ancor prima che dei clienti, deve essere un patrimonio collettivo e condiviso, ma è necessario che tutte e tutti si riconoscano in un ruolo di cura, gestori compresi
Nel 2001, a poco più di 10 anni dalla riunificazione che si era compiuta di giorno quanto di notte, a Berlino nasceva la Clubcommission.
Lungo tutti gli anni ’90, dall’Europa e dal mondo, orde di giovani raggiungevano la capitale tedesca attratti dalla scena techno e dalla vita notturna che le ruotava attorno. Quello notturno è un modo diverso di vivere la città, con esigenze e problematiche specifiche in merito a servizi, sicurezza, salute, trasporti, un mondo spesso letto attraverso la lente del giudizio.
La morale produttiva capitalista è piuttosto ambigua verso il concetto di leisure: da un lato l’industria del divertimento è una colonna portante del sistema produzione/consumo, con fatturati in costante crescita; dall’altro i fruitori dell’industria del divertimento sono letti attraverso la lente del giudizio, come se i loro consumi fossero meno legittimi rispetto a quelli di chi vive di giorno, come se i loro diritti passassero in secondo piano, a scapito del sonno dei giusti, ossia i cittadini considerati realmente produttivi.
Quello notturno è un modo diverso di vivere la città, con esigenze e problematiche specifiche in merito a servizi, sicurezza, salute, trasporti, un mondo spesso letto attraverso la lente del giudizio
La qualità della vita notturna diventa il tema principe di discussione in una città con centinaia di club che ospitano ogni notte decine di migliaia di persone, serve un soggetto politico capace di rivendicare il diritto alla vita notturna nella sua interezza. A Berlino sono stati i gestori dei club che hanno deciso di interpretare questo ruolo, unendosi nella Clubcommission e presentandosi come soggetto collettivo capace di trattare con i rappresentanti politici cittadini.
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Anche a Torino nel 2008 accadde qualcosa del genere, ma l’ambizioso Torino Sistema Solare non fu in grado di superare il suo big bang. Sempre nel Nord Europa, ad Amsterdam, nel 2012 è stata introdotta la figura del nachtburgemeester, il sindaco della notte (poi diffusasi in diverse città del mondo), una figura espressamente incaricata di creare un raccordo per coloro che vivono la notte, riconoscendo legittimità e rappresentanza a coloro che ballano come a coloro che dormono. Nel marzo del 2024 la scena techno di Berlino è stata iscritta nella lista del patrimonio immateriale universale Unesco.
Nel 2023 venti locali serali e notturni di Torino sono stati coinvolti nel progetto Safe Direction e ne hanno ospitato parte delle attività, alcuni con maggior convinzione, altri limitandosi a tollerarle. Alcuni gestori erano già impegnati come animatori della vita culturale cittadina, altri hanno sperimentato nel corso degli anni varie iniziative finalizzate a facilitare la frequentazione della notte: dall'impegno verso il potenziamento dei trasporti alla gestione degli schiamazzi nelle zone del divertimento.
Serve un soggetto politico capace di rivendicare il diritto alla vita notturna nella sua interezza
La scelta di puntare sui gestori dei locali, ossia sui soggetti meno transitori della vita notturna, ha fatto emergere da un lato il loro fastidio nel percepirsi come oggetto di accanimento sanzionatorio, ma anche la loro volontà di farsi parte attiva nella gestione della vita notturna di cui sono parte integrante. Per lavorare al meglio anche nella tutela dei loro giovani clienti i gestori chiedono esplicitamente un dialogo costruttivo con l'amministrazione cittadina, come avviene in tanti altri contesti. Condividere le responsabilità è l'unica strada per uscire dall'impasse che vede i giovani che di notte si divertono bersaglio del giudizio degli adulti che di giorno lavorano e fare in modo che , anche nella percezione collettiva, gestori, amministrazione e forze di polizia non risultino come meri applicatori di regolamenti non aderenti alla realtà. Realtà in cui la vita notturna esiste, indipendentemente dalla volontà di accettarla e gestirla.
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