22 ottobre 2024
Per le Nazioni unite sono Stati dove avvengono torture, sparizioni, detenzioni e deportazioni forzate. Per il governo Meloni, sono Paesi sicuri, dove non solo si può essere rimpatriati, ma da cui non ci sono motivi per fuggire. Il 21 ottobre, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che aggiorna l’elenco dei “paesi di origine sicuri” dandogli forza di legge. Sono 19: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. I cittadini di questi paesi che arrivano in Italia in modo irregolare saranno soggetti alla procedura accelerata di frontiera, quella utilizzata per i 16 migranti portati nei centri in Albania, che riduce i tempi di valutazione della richiesta di protezione internazionale e permette il trattenimento, e potranno essere rimpatriati in caso di diniego.
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Il decreto punta a blindare il “modello Albania” dopo la decisione del tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento dei primi 12 richiedenti asilo portati settimana scorsa nel centro di trattenimenti di Gjader. Secondo il ministro della giustizia Carlo Nordio, “nel momento in cui l'elenco dei paesi sicuri è inserito in una legge (prima era inserito in un decreto interministeriale, che non ha forza di legge, ndr), il giudice non può disapplicare la legge”. In realtà, in Italia come in tutti i paesi dell’Unione europea i giudici sono tenuti a valutare se le norme nazionali rispettano il diritto comunitario, anche “disapplicando all’occorrenza, di propria iniziativa, qualsiasi disposizione contrastante”, come ha messo nero su bianco la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione sul caso Simmenthal del 1978.
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Rispetto alla lista precedente, rimangono fuori Camerun, Colombia e Nigeria. Il motivo è stato spiegato dal ministro Matteo Piantedosi, che ha sottolineato come quegli Stati “presentavano in alcune parti del territorio qualche problema che non li faceva considerare complessivamente e totalmente sicuri”. Secondo il governo la lista tiene conto “dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti”. In realtà, i rapporti delle organizzazioni internazionali e le schede paese che la Farnesina stessa aggiorna sul portale Viaggiare sicuri raccontano altro. A lavialibera abbiamo analizzato per voi i Paesi considerati sicuri: in alcuni, le violazioni dei diritti umani e delle minoranze sono all’ordine del giorno.
Secondo la direttiva UE 2013/32, “un paese è considerato paese di origine sicuro se, sulla base dello status giuridico, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che non ci sono generalmente e costantemente persecuzioni, né tortura o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale”.
Lo scorso 4 ottobre, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha precisato in una sentenza che queste condizioni “devono essere rispettate in tutto il territorio del paese terzo considerato affinché quest’ultimo possa essere designato come paese di origine sicuro” e che “gli Stati membri sono tenuti ad adattare il loro diritto nazionale in modo che il trattamento dei ricorsi in questione comporti un esame, da parte del giudice, di tutti gli elementi di fatto e di diritto che gli consentano di procedere ad una valutazione aggiornata del caso di specie”.
In Algeria, i migranti “vengono arrestati e detenuti arbitrariamente, subiscono torture e maltrattamenti, inclusi abusi sessuali, e abbandonati alla frontiera senza cibo né acqua in condizioni estreme”
Il paese nordafricano è sotto osservazione da anni per le restrizioni ai diritti civili e politici. Lo scorso dicembre, la relatrice speciale delle Nazioni unite per la situazione dei difensori dei diritti umani Mary Lawlor ha riscontrato durante una visita “quattro principali violazioni: persecuzioni giudiziarie, scioglimento di organizzazioni di difesa dei diritti umani, limitazioni della libertà di movimento, intimidazione e sorveglianza”. Allarma anche il trattamento delle persone migranti: lo scorso giugno, l’Organizzazione mondiale contro la tortura ha denunciato alle Nazioni unite “più di 7000 espulsioni verso il Niger tra marzo e aprile 2023”. I migranti “vengono arrestati e detenuti arbitrariamente, subiscono torture e maltrattamenti, inclusi abusi sessuali, e abbandonati alla frontiera senza cibo né acqua in condizioni estreme”. Lo stesso portale Viaggiare sicuri segnala “l’instabilità nella regione saheliana, la situazione di sicurezza in Libia e alla frontiera con la Tunisia, la persistenza del rischio terroristico e la presenza localizzata di gruppi organizzati dediti al traffico e il contrabbando (soprattutto nelle regioni meridionali e quelle limitrofe al confine con il Marocco)”.
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Solo nell’ultimo anno, il comitato contro la tortura era inquietato per la mancanza “di responsabilità per il suo presunto uso sistematico di tortura e maltrattamenti da parte di agenti di polizia, guardie carcerarie e di altri membri delle forze di sicurezza, che ha contribuito a creare un clima di impunità”
Uccisioni arbitrarie, violazioni dei diritti umani, processi iniqui. Il 3 aprile 2024, 13 relatori speciali hanno denunciato esecuzioni capitali perpetrate dal governo del Cairo sui suoi cittadini. Una preoccupazione già chiara da tempo, come dimostra la stretta alla libertà di espressione e di protesta contro il governo. Solo nell’ultimo anno, il comitato contro la tortura era inquietato per la mancanza “di responsabilità per il suo presunto uso sistematico di tortura e maltrattamenti da parte di agenti di polizia, guardie carcerarie e di altri membri delle forze di sicurezza, che ha contribuito a creare un clima di impunità”. Anche sul sito Viaggiare sicuri le raccomandazioni per i turisti mettono in chiaro: ci sono rischi di detenzione o di altre misure coercitive “connesse alla partecipazione ad attività politiche o anche soltanto a discussioni potenzialmente ricollegabili al contesto politico interno, come dimostra l’omicidio di Giulio Regeni”. Attenzione anche per il rischio terrorismo, con la raccomandazione di non spostarsi in zone che non sono le grandi città o le aree turistiche.
Tra le violazioni segnalate dall'Onu in Tunisia ci sono retate, arresti arbitrari, deportazioni verso la frontiera con l’Algeria, violenze sessuali.
La Tunisia, con cui il governo Meloni ha instaurato un rapporto privilegiato per il “contrasto all’immigrazione clandestina”, attraversa un’involuzione autoritaria da luglio del 2021, quando il presidente Kais Saied ha sciolto il governo, sospeso il parlamento e iniziato una purga della magistratura che continua anche oggi. Lo scorso 15 ottobre, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha esortato le autorità a “preservare i processi democratici e le libertà fondamentali” dopo una campagna presidenziale, vinta senza sorprese da Saied, segnata dalla “repressione dell’opposizione, degli attivisti e dei giornalisti”, anche attraverso detenzioni arbitrarie. Continua inoltre l’ondata di violenza verso i migranti subsahariani, come hanno denunciato otto relatori speciali Onu lo scorso 14 ottobre. Tra le violazioni, retate di arresti arbitrari, deportazioni verso la frontiera con l’Algeria, violenze sessuali. “Siamo preoccupati dal fatto che, nonostante queste gravi accuse, la Tunisia continui a essere considerata un luogo sicuro e che la cooperazione prevista dal memorandum con l’Unione europea prosegua, mettendo gravemente a rischio i diritti umani”. Viaggiare sicuri sconsiglia inoltre di avvicinarsi alle zone di frontiera con la Libia, con l’Algeria, all’area di Tataouine e in alcune aree di Tunisi e di Kasserine.
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Tra il 16 luglio e l’11 agosto sarebbero state uccise 600 persone, 250 delle quali nella nuova ondata di proteste tra il 5 e il 6 agosto
Il paese asiatico ha vissuto un’estate drammatica. A giugno, in risposta alle proteste pacifiche degli studenti, le forze di sicurezza avrebbero fatto uso “non necessario e sproporzionato della forza”. A metterlo nero su bianco è un report del’Ohchr pubblicato ad agosto che ha elencato anche le violazioni ai diritti umani a danno della popolazione: esecuzioni extragiudiziali, arresti e detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti si sarebbero aggiunte a un clima di oppressione della libertà e di riunione pacifica che ha portato, il 5 agosto scorso, alle dimissioni del governo e all’insediamento di un governo civile ad interim. Ora una commissione indipendente dovrebbe far luce sui crimini commessi, tra cui l’attacco alle minoranze, tra cui quella Hindu . Secondo quanto riportato dalla fonte Onu, tra il 16 luglio e l’11 agosto sarebbero state uccise 600 persone, 250 delle quali nella nuova ondata di proteste tra il 5 e il 6 agosto. Intanto, le forti piogge e le frane hanno peggiorato le condizioni di vita all’esterno e all’interno del campo profughi di Cox’s Bazar. Anche su Viaggiare informati, si avverte: “meglio evitare le aree interessate da manifestazioni e assembramenti, mentre preclusa è la zona di Chittagong Hill Tracts, dove continuano le tensioni tra gruppi etnici, con la presenza di bande e trafficanti di armi e droga.
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Profilazione razziale e uso eccessivo della forza da parte della polizia marocchina e altre autorità nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, come anche arresti arbitrari, detenzione e deportazione forzata dal nord al sud sono alcune delle attività preoccupanti che sottolineano gli osservatori Onu
Nonostante goda di una maggiore stabilità politica rispetto ai vicini, il Regno registra serie violazioni dei diritti umani, specialmente ai danni dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana. Lo scorso dicembre, il Comitato Onu per l’eliminazione delle discriminazioni razziali ha espresso “preoccupazione per le accuse di profilazione razziale e uso eccessivo della forza da parte della polizia marocchina e altre autorità nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, come anche arresti arbitrari, detenzione e deportazione forzata dal nord al sud”. Ad aprile 2023, una simile denuncia era arrivata dal Comitato sui lavoratori migranti, che si era detto “profondamente preoccupato per le segnalazioni di trattamenti discriminatori nei confronti di lavoratori migranti subsahariani, con arresti ed espulsioni verso i paesi d’origine o alla frontiera”. Le zone di confine con Algeria e Mauritania risultano poco sicure anche per Viaggiare sicuri, che sconsiglia di viaggiare in quelle aree.
Diversi altri Stati europei hanno adottato liste di paesi sicuri ai fini del rimpatrio: la Germania ne conta 10, la Francia 13, la Grecia 16, 20 il Regno unito, che ha provato a fare con il Ruanda ciò che l'Italia sta testando in Albania. Il nuovo patto Ue asilo e immigrazione, che è stato approvato lo scorso aprile dal Parlamento europeo e verrà applicato a partire da giugno del 2026, estende a tutto il territorio dell'Unione la pratica delle procedure accellerate di frontiera e il respingimento verso i paesi considerati sicuri per i migranti la cui domanda d'asilo dovesse essere respinta.
Ma la Commissione Von der Leyen sta valutando di fare un passo in più: in una lettera indirizzata ai leader europei lo scorso 14 ottobre, la presidente ha scritto che "dobbiamo continuare a esplorare possibili strade per lo sviluppo di centri per il rimpatrio ("return hubs") fuori dall'Unione, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l'avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania, saremo in grado di trarre lezioni da questa esperienza". Con una promessa: "Ci siamo già impegnati a rivedere, entro il prossimo anno, il concetto di paesi terzi sicuri".
Le situazioni descritte fino a qui sono le più eclatanti. Anche per quanto riguarda gli altri Stati, in maniera minore, è possibile assistere a discriminazioni e marginalizzazioni di minoranze etniche o delle persone Lgbt+. In Georgia, il 17 settembre scorso, il Governo ha fatto passare la nuova Legge sulla famiglia e la protezione dei minori. Secondo gli esperti del Consiglio per i diritti umani, “proibisce il pari godimento dei diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, trans e altre persone di genere diverso (LGBT) e di coloro che difendono i loro diritti umani”. Di fatto, ostacola i diritti come quello alla libertà di riunione ed espressione pacifica, all’istruzione, alla salute e al lavoro. Anche in Serbia e in Bosnia, gli esperti hanno espresso preoccupazione per la discriminazione dei membri della comunità Rom. In Macedonia del Nord, è preoccupante la situazione di sovraffolamento delle carceri, mentre in Montenegro è sotto osservazione la disparità di genere, una delle più alte in Europa. In Perù, il sito Viaggiare sicuri raccomanda “estrema cautela”, visto “l’incremento della criminalità organizzata e della presenza di movimenti narcoterroristi”. Paesi sicuri secondo il Governo Meloni, che così cerca di aggirare le norme europee e polarizzare l’opinione pubblica, sulla pelle dei migranti.
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